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Prendi tre ingredienti comuni: pasta, pecorino e pepe, mettili insieme e gusta. Sembra facile, ma non lo รจ: come spesso accade l’apparente semplicitร di una ricetta rivela molte insidie. Tanto che per molti รจ un piatto da tre soli ingredienti e mille segreti. In questo caso, a rendere straordinario il primo piatto capitolino, che nella azzeccata sintesi dialettale si chiama cacio e pepe, รจ l’equilibrio. Di sapori, di aromi, di sale, di testura, di componenti morbide e ruvide. Una ricetta che vive di mode: la rinascita in veste ruffiana, complice una sontuosa cremina che avvolge la pasta, e il recente ritorno a una variante piรน asciutta e granulosa, addirittura secca. Tra i due estremi ci sono moltissimi gradi in cui ognuno pone la propria preferenza. Cosรฌ anche per le molte sfumature aromatiche che il pepe puรฒ aggiungere, o la sapiditร del formaggio. Dicevamo: รจ una questione di equilibri, e di manico. Ma qualche piccolo consiglio puรฒ di sicuro aiutare, cosรฌ (come giร per amatriciana e carbonara) abbiamo chiesto ai maggiori interpreti di questo piatto i loro tocchi segreti. Ne abbiamo collezionati 10.
L’insegna รจ di quelle storiche, diventate un punto di riferimento anche fuori dal quartiere e dal GRA proprio per la famosa cacio e pepe, mantecata al tavolo. Che la famiglia Trivelloni ha contribuito a far conoscere un po’ ovunque, insieme all’ormai leggendaria burbera bonomia di Felice. Gli anni sono passati, ma l’insegna รจ sempre uno dei punti fermi romani, insieme alla sua verace proposta che inanella, uno dietro l’altro, tutti i classici cittadini, rispettando in buona parte anche il calendario capitolino che vuole minestra il lunedรฌ, gnocchi il giovedรฌ, baccalร il venerdรฌ e via a seguire. Oggi ai fornelli c’รจ Emiliana Rossetti, che detiene i segreti di questa cucina fatta di pietanze robuste e golose. A partire proprio dalla cacio e pepe, per la quale lei suggerisce โ nella versione casalinga โ di fare prima una bella crema in un’insalatiera, per riuscire a bilanciare il tutto con calma. Poi quando si aggiunge la pasta continuare a mescolare ed eventualmente correggere il tiro. In base a cosa? Gusto personale, ovviamente e poi โun po’ d’occhioโ. Neofiti avvisati: la fortuna potrebbe essere dalla vostra parte, ma per l’esperienza รจ il vero asso nella manica.
Da Felice โ Roma โ via Mastro Giorgio, 29 โ 06 5746800 – www.feliceatestaccio.com
1- Il pecorino. Ci vuole un buon pecorino romano, massimo 24 mesi di stagionatura, altrimenti รจ troppo forte.
2 โ Il sale. Cominciare a cuocere i tonnarelli nell’acqua non salata, prende la quantitร di acqua necessaria a metร cottura o giรน di lรฌ, quando la pasta ha giร rilasciato il suo amido, e solo dopo aggiunge il sale. In questo modo si evita che il condimento diventi troppo salato, โed รจ piรน semplice aggiustareโ.
Se qualcuno pensa che sia impossibile mangiare una cucina autentica nel centro di Roma, non รจ mai andato al Grappolo d’Oro, vero presidio di una genuinitร in cui i grandi classici capitolini si accompagnano a qualche variazione sul tema, sempre saporita e di grande soddisfazione. A segnare la strada la materia prima, la semplicitร , il gusto. E poi la capacitร di tenere la barra dritta, anno dopo anno, senza cedere a nessuna delle facili lusinghe del caso, ma assicurando sempre una costanza ammirevole. Un porto sicuro, insomma, tra i mari non sempre rassicuranti della ristorazione capitolina. Tra i punti fermi ci sono i tonnarelli cacio e pepe, per molti imbattibili. Nella versione – come si suol dire – sabbiata. Ovvero ruvida, con il pecorino che non si trasforma in crema, ma rimane polveroso, appena ammorbidito con l’acqua di cottura della pasta โse rimane secco, significa che hai sbagliato stagionaturaโ spiega Antonello Magliari. Lui impiega un Deroma selezionato da Vincenzo Mancino di Proloco (lo stesso che lui usa per l’amatriciana), di una stagionatura compresa tra i 6/7 mesi e l’anno. Uno dei tre ingredienti fondamentali per questo che รจ โun piatto forte, da pastore, che si fa velocementeโ. Insieme alla pasta, in questo caso tonnarello fresco fatto in casa, c’รจ il pepe, lui ne usa uno nero macinato fresco โรจ importante che non sia polverizzato ma si senta un po’ sotto i dentiโ. Unica concessione, un tocco di pepe di Sichuan, โche dร un sentore agrumatoโ.
Grappolo d’Oro โ Roma โ piazza della Cancelleria, 80 โ 06 6897080 – www.hosteriagrappolodoro.it
1 โ L’equilibrio. Il gioco tra i tre elementi รจ il segreto di questo piatto. Non solo nel gusto, ma anche nella struttura. โPartiamo dal sale: non lo carichi nell’acqua, ma ci deve essere, altrimenti c’รจ un contrasto strano tra il condimento che รจ deciso e la pasta sciapa, che ti mette fuori fuoco il piattoโ. Poi serve una pasta importante, non uno spaghettino o una linguina ma uno grosso, come uno spaghettone, un tonnarello, perchรฉ si deve sentire il gusto ma anche lo spessore che crei un equilibrio tra la grandezza della pasta e la struttura del condimento che qui al Grappolo d’Oro si fa alla maniera antica: โNon รจ un sugo che scivola in bocca, ma una cosa rusticaโ spiega โsi deve vedere la grana del formaggio grattato attaccato alla pasta, anche se morbido, e una volta finita la pasta, il piatto deve rimanere pulito, senza crema, al massimo un po’ di pecorino. Altrimenti รจ un’altra cosaโ.
2 โ La temperatura. โQuando la unisci al pecorino, l’acqua di cottura della pasta non deve essere bollente, altrimenti il formaggio si scioglie. Invece bisogna solo creare un po’ di umiditร โ. Basta prendere un cucchiaio o due di acqua della pasta mentre questa cuoce e metterlo in una bastardella perchรฉ si stemperi perdendo qualche grado, โcrei un po’ di emulsione iniziale poi ci metti la pasta poi continui aggiungendo il resto fino ad arrivare al risultatoโ.
L’osteria Ponte milvio Roma Piatti tipici della cucina romana. tonnarelli cacio e pepe ยฉ Francesco Vignali
Dietro questa insegna ormai consolidata in una zona molto frequentata di Roma โ quadrante Nord โ ci sono i fratelli Ogliotti: Lucaย ai fornelli e Andrea in sala. Insieme hanno costruito un locale che sa ammiccare alle tendenze (nella forma piรน che nella sostanza) senza mai perdere una concretezza fatta di ricette tipiche, esecuzioni impeccabili, materie prime scelte con attenzione. Insomma, un locale che ha saputo nel tempo ritagliarsi il suo spazio a suon di proposte gustose e precise. Senza mai strafare, senza avere fretta, senza mai sbagliare. A partire da una cucina di tradizione interpretata con fedeltร ma senza vincoli, se non quelli del gusto e del piacere del piatto. Cosรฌ la cacio e pepe di casa Ogliotti รจ cremosona, piaciona, tutta giocata sulla seduzione di un condimento avvolgente: la crema data dal pecorino lavorato con l’acqua della pasta e โun buon pepe tostato e macinato al momentoโ.
Lo’Steria โ Roma – via Prati della Farnesina, 61 โ 06 33218749
1 โ Grattugiare il pecorino. Parlando di ingredienti, nel pecorino รจ determinante non solo la qualitร ma anche la stagionatura, che Luca preferisce non oltre i 7-8 mesi per un risultato cremoso al punto giusto: โse troppo stagionato poi fa difficoltร a sciogliersi con acqua di cotturaโ. A rafforzare il concetto, grattugia separatamente la parte piรน esterna e il cuore del formaggio โ piรน umido – usando quest’ultimo per mantecare (la famosa cremetta) mentre l’esterno, piรน asciutto, lo aggiunge in chiusura del piatto.
2 โ La pasta fresca. โLa pasta fresca rilascia piรน amido nell’acquaโ. Lui usa i tonnarelli home made, e fa tutto al momento: โscolo la pasta con un po’ di acqua di cottura e man mano aggiungo pecorino e acqua, bilanciando tuttoโ. Ma prima di cominciare, aspetta qualche secondo perchรฉ scenda un pochino di temperatura โcosรฌ si lavora meglioโ.
Il Borgo di Maccarese รจ un angolo di paradiso, non solo per il garbo con cui รจ stato allestito questo spazio antico a ridosso del Castello ma anche per la qualitร delle insegne che ospita, la Cantina del Castello (spin off vinoso de La Baia di Fregene), Maccarรจ by Stefano Callegari, lo spagnolo Pika Pika e l’Osteria di Maccarese, dove Stefano Gismundi (ex Osteria del Borgo di Cesano) mette a segno una proposta che gioca con la rusticitร ma nasconde prodotti straordinari. Classici romani e laziali, carni alla griglia, ricette semplici, attenzioni e cura a profusione, anche per un primo come la cacio e pepe, che vuole morbida, non asciutta e non eccessivamente cremosa: โun piatto che nella sua semplicitร รจ tra i piรน difficili, come lo spaghetto al pomodoro o l’aglio olio e peperoncinoโ fa, e aggiunge: โdi segreti ce ne sono tantiโ. Il primo, insieme alla scelta della materia prima, รจ la cura. La cacio e pepe richiede attenzione โaltrimenti il pecorino filaโ; bisogna dedicargli tempo e durante il servizio, che qui fila su ritmi sostenuti, non รจ cosa da poco: significa tirare il freno a mano.
Osteria di Maccarese โ Maccarese โ via dei Pastori, 26a โ 06 30328324 – https://osteria-di-maccarese-borgo-san-giorgio.business.site
1 – La pasta secca. Serve l’amido che rilascia la pasta in cottura, quindi รจ necessario usare una pasta di qualitร โuna trafilata a bronzo, con una essiccazione particolare, uso lo spaghettone Gentileโ
2 โ Il pepe. Usa un pepe nero di Sarawak lavorato entro 24 ore dalla raccolta โmolto equilibrato, giusto per questo piatto, lo schiaccio e poi lo tosto a secco in un padellino antiaderenteโ. Infine lo aggiunge alla pasta
Visionario, rustico, anticipatore, sorprendente: Salvatore Tassa รจ a buon diritto tra i cuochi – pardon cuciniere, come ama definirsi โ che hanno segnato il corso della cucina degli ultimi decenni. Come pochi ha infatti saputo sintetizzare territorio, tradizioni, avanguardia, lavoro intellettuale e lavoro manuale, fuoco, aria, acqua. Alla base di tutto c’รจ il talento puro, un istinto per la cucina che ha saputo arricchire di cultura alta e sapere contadino, che ha lasciato a briglia sciolta e inscatolato nelle sue molte vite. Tassa รจ un outsider che viaggia su un doppio binario, la trattoria (Nu Bistrot) e il ristorante gastronomico (Colline Ciociare), ma senza mai perdere l’attitudine alla riflessione sulla cucina. Come quella volta che ha riportato in auge la cacio e pepe shepherd’s edition: mescolata, condita e mangiata direttamente nel tovagliolo, cosรฌ secca e ruvida da reclamare una buona dose di vino in accompagno, rimandando cosรฌ al mittente ogni accenno di crema – โla cremina รจ come una multinazionale: omologa tutto, e alla cacio e pepe non piace l’omologazioneโ.
Colline Ciociare โ Acuto (FR) โ via Prenestina, 27 โ 0775 56049 – www.collineciociare.it
1 โ Il pecorino. โNon deve fondere, quando si scioglie perde tutta la fragranzaโ. Quindi scolare bene la pasta in modo che non porti con sรฉ l’acqua, โprendendola con un forchettone dalla pentola e metterla ben scolata su un piatto caldo, aggiungere un po’ di pepe e grattugiare il pecorinoโ. Una buona pasta con una grana ruvida li trattiene senza farli sciogliere โcacio e pepe vestono la pasta come una camicia aromaticaโ. Il piatto รจ pronto cosรฌ: โSollevi la pasta cosรฌ che il formaggio vada anche un po’ sotto, ma senza mescolarla o girarla, poi se serve, dai un’altra grattugiata di pecorino e aggiungi altro pepeโ.
2 โ La tostatura del pepe.ย โร ancora piรน importante del pecorinoโ, dice: non deve dare solo piccantezza ma anche aromi. Per questo serve un pepe di qualitร , ma serve anche fare in modo che quegli aromi si esprimano al massimo. Per farlo lo tosta a secco coperto โaltrimenti salta dalla padellaโ; quando si cominciano sentire i profumi รจ pronto, si lascia raffreddare un attimo poi si pesta.
a cura di Antonella De Santis
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