La quinta edizione del Festival del Giornalismo Alimentare andrà in scena a Torino, dal 20 al 22 febbraio, presso il centro congressi del Lingotto. Anno dopo anno, la manifestazione promossa da Massimiliano Borgia per offrire un momento di confronto e crescita ai professionisti dell’informazione alimentare consolida e diversifica il suo programma di lavoro. Partendo sempre dallo stesso presupposto: cosa significa, oggi, fare giornalismo alimentare? E quali sono gli obiettivi da perseguire? Imparzialità, chiarezza e utilità della comunicazione sono le linee guida che il settore condivide con la sfera del giornalismo tout court. E il fatto di trattare temi di interesse per la collettività – al pari di altri segmenti erroneamente ritenuti più meritevoli di godere di un approccio deontologico all’informazione – rende il giornalismo alimentare ancor più strategico. Sul palco torinese, dunque, si intrecciano numerosi argomenti “caldi”, e molti professionisti chiamati a intervenire per offrire il proprio punto di vista.
Sono 170 i relatori attesi nella tre giorni torinese – giornalisti, foodblogger, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori – e 35 gli incontri in programma. Anticipata da una campagna di sensibilizzazione antispreco (con tanto di petizione online per promuovere l’utilizzo della food bag al ristorante), l’edizione 2020 del Festival sarà aperta, nella mattinata di giovedì 20 febbraio, da un dibattito sulle etichette nutrizionali, con la partecipazione di nutrizionisti ed esperti di sicurezza alimentare, per dirimere quella che negli ultimi mesi si è configurata come una vera battaglia di pareri contrapposti giocata tra i confini europei. Ma nel corso della prima giornata, la scaletta degli appuntamenti, divisi tra due sale, affronterà pure il tema del turismo enogastronomico all’alba degli anni Venti, il rapporto tra cibo e salute, la necessità di comunicare le filiere per alzare il livello di attenzione sulla sicurezza alimentare.
Nel pomeriggio, da seguire l’incontro sui crimini alimentari, tra agromafie, frodi e contraffazioni, alla presenza di Gian Carlo Caselli (presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità in agricoltura), Maria Josè Fava di Libera, Roberto Moncalvo (presidente Coldiretti Piemonte) e Gianluca Sabatino di Europol. E ancora tavoli sui rischi del food delivery (è sicuro il cibo che arriva in bicicletta?), sull’etica del lavoro nella ristorazione, sul giornalismo d’inchiesta nel mondo alimentare. E anche un dibattito sul ruolo e lo stato dell’arte della critica enogastronomica che coinvolge direttamente il Gambero Rosso, con Antonella De Santis nel panel moderato da Chiara Cavalleris, insieme a Marco Trabucco, Valerio Massimo Visintin, Davide Terenzio Pinto. Venerdì i lavori proseguono con approfondimenti sulle buone pratiche produttive, sullo spreco alimentare (con la prima firmataria della legge antispreco italiana, Maria Chiara Gadda), sulla dieta mediterranea, sulla comunicazione del cibo made in Italy nel mondo. Spazio anche al dibattito sul cibo come veicolo di inclusione sociale, e al tema della sostenibilità alimentare. Il 22 febbraio chiude il programma con una mattinata dedicata agli orizzonti possibili per la sugar tax e la plastic tax.
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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.
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