Abbinamenti. Insalata di pollo contro tutti

6 Giu 2014, 10:45 | a cura di Giulia Sampognaro
Un mix di sapori, fresco e adatto alla stagione, ma con cosa si abbina? Calici freschi, sapidi, con poca struttura. Ecco la nostra prova di wine pairing.
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Per tutti è “insalata di pollo”, ma di fatto è un contenitore di ingredienti variegati e variopinti, alla mercè dei gusti di chi la prepara. Abbiamo scelto una versione fatta di pochi e semplici ingredienti: petto di pollo cotto alla piastra, pomodorini Pachino, sedano di Sperlonga, insalata, cubetti di pane tostato, maionese e a crudo Lorenzo n° 5 Nocellara del Belice denocciolata Barbera. Un piatto primaverile, nell’aspetto e nel gusto, in cui le diverse componenti sono fondamentali per decidere quale calice abbinare: la scelta di rucola, radicchio, uova, carote o anche frutta modificherebbe completamente il piatto e di conseguenza il vino da scegliere. Il suggerimento è, come sempre, di divertirsi a provare.

Apertura coi fiocchi in compagnia dell’Oltrepò Pavese 2008 Gran Cuvée storica 1870 Brut Giorgi, un metodo classico - dal sorso setoso di pera mista a frutti rossi, vaniglia e salvia - che svolge bene il suo lavoro, sgrassando la bocca e non solo: le bollicine di Pinot Nero regalano un bel frutto rosso e un pizzico di dolcezza acida nel finale.
Meno bene il Pinot Grigio Friuli Grave 2012 di Vigneti Le Monde, un Pinot grigio in purezza, macerato a freddo per 48 ore per un colore giallo ambrato con delicati riflessi ramati che si propone con una personalità troppo forte per il piatto, con la frutta bianca che eccede. Non va neanche il Terlano Pinot bianco 2012 Niedermayr che trova l’aggancio sbagliato con le verdure scatenando una sensazione metallica e amarognola.

Si cambia marcia con il Trebbiano Spoletino 2012 diPerticaia: si fa primavera per il palato con questo corpo caldo e avvolgente, che fanno un bellissimo contrasto con le note fresche e frizzanti dei fiori. Grande vino l’Angimbè 2011 di Cusumano, ma che purtroppo nell’incontro non soddisfa l’esigente palato: Insolia e Chardonnay incappano nel sedano pigiando l’acceleratore della dolcezza anziché quello dell’acidità e soprattutto la nota alcolica risultante dall’incontro obnubila il ventaglio di sapori sia del piatto che del calice.

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Arriva una ventata di mare con il Colli di Luni Vermentino Costa Marina 2012 di Ottaviano Lambruschi: un Vermentino ricco di iodio, macchia mediterranea, cedro, alloro e basilico ma che crea un abbinamento troppo ‘salato’ con l’insalata. Rimaniamo in Liguria con il U Baccan Pigato Riviera ligure di Ponente 2011 diBruna, che centra in pieno le nostre richieste: una nota salata che fa da appoggio a tutto il resto, una spinta data dagli agrumi, con il limone che fa da capofila, erbe aromatiche, frutta a polpa gialla, e una freschezza che inonda il palato e ottima acidità nel finale di bocca. L’effetto è estremamente gustoso, saporito, fresco e pulito. Dalla Marche arriva il San Paolo Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva 2010 di Pievalta che ottiene il giusto aggancio con il sedano, regalando una sensazione quasi mentolata.

Non troviamo argomenti di discussione invece con il Oltrepò Pavese Riesling Apogeo di Cà di Frara, troppo vegetale e con il residuo zuccherino che disturba nel finale. C’è meno acidità ma funziona ugualmente l’abbinamento con Müller Thurgau Sofì 2012 di Franz Haas, che coglie la nota aromatica, fatta di erbe e fiori bianchi.
Una gran bella sorpresa il Musumeci Etna bianco Superiore 2012 Tenuta di Fessina, non particolarmente strutturato ma che proprio per questo motivo si incastra alla perfezione con un piatto senza grandi pretese: coinvolgente la profumata acidità, fatta di zagara e agrumi, un vino evocativo in perfetto equilibrio con il piatto.

Ad alto tasso alcolico il matrimonio, a quanto pare non molto riuscito, con il Lagrein 2012 di Muri-Gries, certamente fresco e succoso, ma anche troppo corposo per la nostra minuta insalata. Facciamo un ultimo tentativo, che già sulla carta fa storcere il naso: un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Teroldego vinificati separatamente e poi affinati insieme in barriques, un vino firmato Cavit che anche alla vista ha poco a che fare con il piatto, figuriamoci all’olfatto e al gusto. Sembra proprio che con l’insalata serva un vino altrettanto ‘leggero’. Niente calici corposi dunque: non andiamo in cerca di grandi profumi, che andrebbero solo ad appesantire un piatto che necessita solo di spinta, bensì di acidità e sapidità.

a cura di Giulia Sampognaro

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