; esploso portando la popolazione dai 1500 abitanti del 1950 agli attuali 1.6 milioni di abitanti di cui 2/3 stranieri.
Il posto dei bambini senza scarpe (qui c'era solo sabbia), senza strade, senza telefoni, senza corrente e quasi senz'acqua è diventato un economic powerhouse, che con il 10% del petrolio mondiale è in grado di influenzare l'economia globale.
I cambiamenti sopravvenuti nella vita dei suoi abitanti sono tali, inutile dire, da far girare la testa.
Nel 1962 non c'erano né medici né infermieri e adesso anche i falchi hanno il loro ospedale, tra l'altro famosissimo nel mondo arabo.
Pensando all'era del dopo petrolio Abu Dhabi si sta proponendo come una destinazione turistica.
A parte il Ferrari Theme Park che si annuncia più glamorous di qualsiasi altro parco a tema nel mondo (l'inaugurazione è prevista fra sei mesi), qui c'è già una pista di Formula 1 funzionante e attrezzature sportive per gare da sci, di pattinaggio sul ghiaccio, per tornei di golf, corse di cavalli e competizioni di motorboat.
Inoltre, per gli amanti della cultura, sarà presto pronto un Guggenheim Museum e un Louvre mentre ha già spalancato le sue porte la New York University.
Con alberghi lussuosissimi, spiagge pulite, nessuna criminalità (così almeno garantiscono) hanno le carte in regola per attirare turisti in cerca di esperienze irripetibili, gastronomia inclusa.
Peccato che questa nulla abbia a che vedere con Abu Dhabi e con la sua cultura originaria.
Fino a pochi anni fa la dieta era basata su yogurt datteri e riso e nessuno avrebbe desiderato di più. Oggi Abu Dhabi la cultura la importa da altri pescando prelibatezze culturali e gastronomiche in tutto il mondo.
A febbraio, per il secondo anno consecutivo, si è svolto il mega evento Gourmet Abu Dhabi.
Nel deserto è arrivato un parterre di chef da quattro continenti.
Il pubblico ha potuto seguire gratis le loro dimostrazioni. Tutti i giorni per due settimane ne era prevista almeno una. Le cene costavano sui 200 euro con vini in abbinamento. A frequentare le lezioni e le cene solo il pubblico straniero.
Tutto questo avveniva dentro agli alberghi internazionali. Solo qui infatti c'è licenza per servire gli alcolici.
Due i cuochi italiani che hanno partecipato: Alfonso Iaccarino e Andrea Berton. Tra gli altri Alain Passard, Regis Marcon, Claude Bosi, Charlie Trotter, David Thompson, Vineet Bhatia, Masayasu Yonemura, Heinz Winkler, Dieter Kaufmann.
Ma c'erano anche i prooduttori di vino tra cui l'italiano Pio Boffa che ha presentato i vini della sua azienda Pio Cesare.
La maggior parte degli chef hanno portato con sé tutte le materie prime dai Paesi di provenienza, pesce incluso. L'unico ad approvvigionarsi in loco, il tedesco Kaufmann che ha fatto sei portate di foie gras. L'ha comprato ad Abu Dhabi.
Linda Davidson
19/02/2010