Gli italiani snobbano lo Champagne

10 Nov 2009, 19:03 | a cura di

Possiede un’allure unica al mondo ed è perfetto per le grandi occasioni, ma lo Champagne viene “snobbato” dal 75% degli eno-appassionati del Belpaese, che per i loro brindisi preferiscono le bollicine made in Italy: gli spumanti nazionali vincono grazie al loro rapporto qualità/prezzo, alla grande varietà d

i tipologie offerte e alla più facile reperibilità sul territorio.

 

Questi i risultati del sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, in collaborazione con il Forum degli Spumanti d’Italia (www.forumspumantiditalia.it).

 

L’inchiesta, che ha coinvolto 1.224 “enonauti” (amanti di vino & web), voleva indagare sui gusti e le preferenze degli eno-appassionati in tema di bollicine, per stabilire scherzosamente il vincitore dell’eterna sfida tra noi e i cugini d’Oltralpe.

 

Una competizione che vede primeggiare gli spumanti italiani: il 75% di chi ha risposto beve infatti più spesso bollicine made in Italy, contro il 9% che sceglie più frequentemente bollicine francesi.

 

Il 16% degli eno-appassionati dichiara invece di bere spumanti italiani e francesi con la stessa frequenza. Ma quali sono i punti di forza dei rispettivi schieramenti?

 

Le bollicine italiane vincono decisamente per il loro rapporto qualità/prezzo (48% delle risposte). Il 21% le sceglie invece perché predilige il made in Italy, il 18% perché offrono una grande varietà di tipologie e il 13% perché le giudica migliori dal punto di vista qualitativo.

 

Chi invece opta per lo Champagne lo fa innanzitutto perché lo ritiene di qualità superiore (68% delle risposte). Il 12% sceglie francese per l’ampia gamma di varietà, l’11% per il rapporto qualità/prezzo ed il 9% per una decisa attrazione per il made in France.

Se a conti fatti nel bicchiere versano soprattutto spumanti italiani, gli eno-appassionati rendono un doveroso tributo ai francesi in termini di storia, tradizione secolare e prestigio.

 

I grandi Champagne vantano un passato blasonato difficilmente uguagliabile, e costituiscono il vero e unico modello di riferimento a livello internazionale, anche dal punto di vista del marketing e della comunicazione.

 

Nell’immaginario collettivo bere ed offrire Champagne rappresenta ancora uno status symbol, una scelta di classe, eleganza e stile.

 

Ma le risposte degli enonauti confermano che gli spumati italiani si difendono bene: hanno dalla loro parte una enorme varietà di tipologie - dalla morbidezza elegante del Franciacorta al prestigio dei migliori spumanti trentini, dall’immediata piacevolezza del Prosecco alla dolcezza e classicità dell’Asti, fino alle tante etichette dell’Oltrepò Pavese -  tutte caratterizzate da una crescente ricerca qualitativa e da un buon rapporto qualità/prezzo.

 

Tra le nostre bollicine si possono trovare facilmente - sottolineano gli enonauti - sia etichette da grandi occasioni, sia bottiglie più easy e meno impegnative. Alla richiesta di indicare uno spumante italiano che possa essere paragonato allo Champagne per tipologia, produzione e valore, gli enonauti mettono al primo posto quelli prodotti in Franciacorta (48% delle risposte), seguiti da quelli del Trentino (38%). In percentuale decisamente minore altri territori.

Ma la Franciacorta fa la parte del leone anche in termini di notorietà ed immagine: tra i territori a vocazione spumantistica che per primi vengono in mente agli eno-appassionati riscuote infatti il 34% delle preferenze.

 

A seguire tra le zone più note c’è il Trentino (27%) e Conegliano e Valdobbiadene, patria del Prosecco (19%). Poi vengono Oltrepò Pavese (10%), Asti (6%) e Piemonte (4%).

 

Ma il sondaggio conferma anche la tendenza a “destagionalizzare” il consumo degli spumanti, non più relegati alle feste comandate, ma bevuti lungo tutto l’arco dell’anno, complice anche il rito dell’aperitivo, momento in cui le bollicine rappresentano una delle scelte più gettonate.

 

Ecco infine l’identikit degli enonauti di www.winenews.it: prevalentemente maschi (79%), il 52% di loro ha un’età compresa fra i 30 e i 45 anni; hanno un elevato titolo di studio (l’85% ha conseguito il diploma di scuola media superiore o la laurea), godono di un buono/ottimo livello socio-economico (imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, agente di commercio, architetto, commerciante…).

 

9/11/2009

 

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