Coronavirus

I Ristori del Decreto Natale sono finalmente arrivati. Ma sono sufficienti?

I fondi previsti dal Decreto Natale sono arrivati nei conti correnti dei ristoratori. Ma i malumori non cessano. Si tratta di cifre cosรฌ basse che non riescono a mettere in sicurezza le attivitร  di somministrazione. E il settore rischia il collasso.

  • 12 Gennaio, 2021

La salute (pubblica e privata) prima di tutto, si dirร , a buona ragione. Ma a fronte di questo รจ indispensabile non distruggere il tessuto economico, un intero settore che โ€“ da solo โ€“ occupa oltre un milione e trecentomila persone. Sembrerebbe saperlo bene il Governo che โ€“ nel corso di questi lunghi mesi di stop e limitazioni – ha predisposto ripetuti interventi economici a favore di bar, ristoranti e di quelle attivitร  che sono state obbligate alla chiusura per la pandemia. Arrivando a mettere in campo, nel Decreto Natale, dei fondi extra specificatamente per il settore della somministrazione, oltre a un bonus cuochi inserito nella Legge di Bilancio.

Il Decreto Natale e i contributi a fondo perduto per la ristorazione

Li annunciava il premier Conte, il 18 dicembre scorso, parlando di: โ€œimmediate misure di ristoroโ€, contributi a fondo perduto da stanziare in tempi record per compensare le perdite di ristoranti e bar causate dalle chiusure nel periodo cruciale per le attivitร  ristorative, quello delle feste di fine anno, (tra l’altro imposte sul filo di lana quando giร  in molti avevano predisposto acquisti e affrontato nuove spese per le previste aperture festive). Una misura quantificata in 645 milioni (e il 100% di quando giร  ricevuto sulla base del Decreto Rilancio, dunque un raddoppio di quegli aiuti) quasi completamente emessi a favore a chi ne ha diritto, stando alle dichiarazioni rilasciate dall’Agenzia delle Entrate e rilanciate via social dal Ministro Di Maio che un paio di giorni fa su Facebook comunicava con soddisfazione bonifici per 628 milioni di euro (quindi in definitiva 17 milioni in meno rispetto a quanto annunciato), โ€œche nei prossimi giorni arriveranno ai titolari di bar, ristoranti e pasticcerie che hanno subito le restrizioni a causa del Covid nel mese di dicembreโ€ e dal ministro Gualtieri, che ringraziava l’Agenzia delle Entrate โ€œper l’eccellente lavoroโ€: l’invio di tutti i bonifici automatici previsti dal decreto Natale, che fanno salire a oltre 10 miliardi di euro il totale dei contributi erogati e a 3,3 milioni i bonifici accreditati in automatico.

La risposta delle associazioni di categoria

Fino a ieri, quella soddisfazione non trovava riscontro da parte degli operatori del settore, la maggior parte dei quali non aveva ancora visto alcunchรฉ, tanto da indurre Roberto Calugi, Direttore Generale di Fipe-Confcommercio (la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi), a dipingere un quadro cupo: โ€œOgni giorno riceviamo decine di chiamate da parte di ristoratori e imprenditori che lamentano ritardi nellโ€™erogazione dei ristori promessi dal governo. Quelli di Natale non si sono ancora visti, ma in moltissimi casi non sono stati corrisposti nemmeno quelli di novembreโ€. Succedeva qualche giorno fa, quando โ€“ in un afflato di possibilismo โ€“ aggiungeva:

โ€œPrendiamo atto delle dichiarazioni del Ministro Di Maio e della Vice Ministro Castelli, ci auguriamo che si trasformino al piรน presto in versamenti sui conti correntiโ€. Ebbene, questi versamenti sono oggi comparsi su molti (tutti?) dei conti correnti. Ovviamente i malumori non sono del tutto svaniti, e non solo perchรฉ โ€“ in una situazione come questa – anche un giorno in piรน puรฒ essere critico, ma anche perchรฉ ancora una volta l’entitร  di questi รจ del tutto insufficiente. Spesso si tratta di cifre che non coprono neanche i costi dell’affitto o dei dipendenti. Senza considerare i prossimi appuntamenti che gli imprenditori devono affrontare.

Dopo i ristori nuove chiusure?

Mentre si preannunciano nuove strette e si ipotizza la proroga dello stato di emergenza in scadenza a fine gennaio, gli Ambasciatori del Gusto bussano di nuovo alla porta del premier โ€“ dopo la richiesta di una strategia condivisa per la riapertura in sicurezza dei ristoranti โ€“ per richiamare l’attenzione sulla โ€œcondizione drammatica in cui versa lโ€™intero mondo della ristorazioneโ€ e sulla necessitร  di una risposta immediata sul tema ristori e tassazione. Perchรฉ mentre si preannuncia un semaforo rosso per la ripresa delle attivitร , senza alcuna previsione di quando sarร  possibile riaccendere i motori, โ€œun semaforo continua a restare verde ed รจ quello dei costi fissi e di gestione che si accumulano: dagli affitti alle utenze fino ai dipendenti e alle tasse. Puntuali come ogni anno iniziano ad arrivare le cartelle esattorialiโ€. L’esasperazione รจ ai livelli massimi, e se da una parte c’รจ anche chi minaccia la disobbedienza civile dall’altra gli Ambasciatori fanno la loro parte, chiedendo al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri di โ€œessere interpellati per mettere a punto una visione a medio e lungo termine e una strategia che sia finalmente costruttivaโ€. Richiesta che ancora non ha ricevuto risposta. Come senza risposta sono rimaste fino a ora molte richieste di cassa integrazione. Dopo quasi un anno di chiusure, la tenuta del settore รจ piรน che mai a rischio.

Ristori. La risposta degli imprenditori

Gli imprenditori confermano: a Franco Franciosi, per il suo Mammarรฒssa ad Avezzano i fondi sono arrivati, sia quelli della prima ondata (poco piรน di 3000 euro), e ora questi della seconda. โ€œIl fatto che si chiamino ristori fa un po’ ridere perchรฉ sono come una goccia nellโ€™oceano. Non si ristora mica cosรฌ! Una spolverata di cacao non puoi chiamarla Tiramisรนโ€. Scherza, cercando di prendendola con spirito, ma lo scenario รจ critico per tutti, pur con le dovute differenze di caso in caso: grandi o e piccoli centri, locali di proprietร  o in affitto, attivitร  a gestione familiare o con molti dipendenti. Ne sa qualcosa Marco Pucciotti: 10 locali solo a Roma (piรน altri a Londra e in Francia dove ci racconta di locali chiusi ma sostegni maggiori), oltre 100 dipendenti e una situazione che giorno dopo giorni si fa piรน critica. Solo oggi โ€“ 12 gennaio โ€“ le sue insegne capitoline, con tre diversi codici Ateco, hanno ricevuto i ristori annunciati nel Decreto Natale. Non solo: niente fondo โ€œmade in Italyโ€, e neanche la cassa integrazione di novembre. Dei suoi oltre 100 dipendenti, il 25% รจ in casa integrazione al 100%, metร  tra il 50 e il 25 mentre il restante 25% sono stati reintegrati. Senza contare che gli ultimi nati, tra i suoi locali (Eufrosino e A Rota), hanno alzato per la prima volta la serranda a gennaio 2020, quindi rientrano in quellโ€™autentico assurdo paradosso normativo che taglia fuori le nuove attivitร , proprio quelle che hanno sulle spalle piรน debiti e capitali investiti, perchรฉ i ristori sono calcolati in base alla perdita rispetto all’anno precedente. โ€œImprese esodateโ€ le definisce la Fipe, e stima in circa 3mila le attivitร  โ€œche non hanno potuto fare raffronto con il fatturato di aprile 2019 in quanto inattive per varie ragioniโ€ (ristrutturazione, trasferimento di sede, ecc). “Siamo in una situazione difficile” fa Pietro Vergano (Consorzio e Banco, a Torino) “sono arrivati i ristori di aprile e quelli di novembre, nulla di Natale. Abbiamo esaurito i soldi e la pazienza” conclude.

โ€œSiamo consapevoli che la situazione che stiamo vivendo sia davvero difficile da affrontare, le nuove misure restrittive rischiano di mettere in ginocchio il nostro settore. Le conseguenze si faranno sentire a cascata su tuttaย la filiera dei piccoli produttori di materie primeย che sono la linfa del nostro settore. Oggi siamo davvero preoccupati, non solo per lโ€™impatto economico a cui andiamo incontro ma soprattutto perchรฉ con questi nuovi provvedimenti รจ la cultura gastronomica italiana – vanto del nostro Paese riconosciuta in tutto il mondo โ€“ a rischiare di scomparireโ€.ย Stefania Moroni, nuova generazione alla guida del Luogo di Aimo e Nadia insieme a Fabio Pisani e Alessandro Negrini, oggi anche di Vรฒce e di Aimo e Nadia BistRo, racconta di una situazione molto grave, peggiorata rispetto a un mese e mezzo fa. Oggi, i tre locali, contano circa 50 dipendenti, molti meno rispetto a quelli che potevano essere un anno fa: โ€œalcuni contratti non sono stati rinnovati, altri hanno deciso di lasciare Milano e tornare a casa,ย magari a vivere con i genitori o in un piccolo centro in cui i costi sono piรน contenuti e le possibilitร  di impiego diverseโ€:ย 

I ristori sono pochi? โ€œDifficile dire ora se sono pochi o sono troppi, รจ tutto troppo complesso, si potrebbe dire con il senno di poiโ€ย e valutare il peso di questi fondi sulle economie del futuro. โ€œSicuramente รจ un aiuto indispensabile in questo momento ma non ci consente di guardare ai progetti futuri con serenitร  e lungimiranzaโ€ rifletteย โ€œi ristori seppur fondamentali in questo momento cosรฌ difficile sono solo un supporto temporaneo che non puรฒ sostituire la normale attivitร  economicaโ€.

Quale รจ l’entitร  dei ristori?

โ€œTra il 10 e il 20% della differenza con il mese di aprile 2019, in base allo scaglione di fatturatoโ€ spiega Andrea Graziano che per i suoi Fud Bottega Sicula (Catania, Palermo e Milano) ha ricevuto questa mattina i ristori. โ€œIl 100% di quelli di aprile, e la metร  rispetto a novembreโ€ precisa Pucciotti. Una cifra calcolata per 15 giorni di chiusure e restrizioni natalizie, verrebbe da pensare. Peccato che 15 giorni festivi valgono piรน di un mese qualunque nelle casse di un ristorante. โ€œAprile per molti รจ un mese come un altroโ€ continua โ€œdicembre ha il triplo del fatturatoโ€, fino al 20% del fatturato annuo stima la Fipe che aggiunge come nel quarto trimestre 2020, le perdite hanno superato i 14 miliardi di euro, con un meno 57,1% dei ricavi (peggio ancora di quello che era successo nel II trimestre, quello del primo lockdown). Senza considerare che a dicembre ci sono le tredicesime da pagare, anche per chi รจ in cassa integrazione. Alcuni si trovano a dover scegliere tra pagare queste o l’affitto. E dopo tre mesi in cui, nella migliore delle ipotesi (quella della zona gialla), i locali viaggiano con il motore al minimo, perchรฉ per un ristorante lavorare solo il pranzo infrasettimanale con gran parte delle persone in smart working, equivale a non lavorare quasi per niente.

Ristori. Come si calcolano?

Nella prima fase, il 10, 15 o il 20% della differenza di fatturato e dei corrispettivi tra aprile 2020 e aprile 2019. La percentuale รจ calcolata in base a ricavi e compensi delle attivitร  nel 2019: rispettivamente sopra il milione di euro, tra 400mila e il milione, e fino a 400mila euro. Sotto a questa cifra si parla di 1000 euro per le persone fisiche e 2000 per gli altri soggetti.ย Nella seconda fase, il risultato del calcolo della prima viene moltiplicato per una percentuale che va da 50% aรฒ 400%, (secondo i codici Ateco), con un importo massimo di 150mila euro.

Le prossime mosse

Il prossimo Dpcm, che entrerร  in vigore dal 16 gennaio dovrebbe prorogare le norme attuali, con alcune delle ulteriori limitazioni introdotte per il periodo natalizio (e per i giorni successivi, caratterizzati da aperture e chiusure a singhiozzo),ย come il divieto di spostamenti tra regioni, l’estensione del week end in arancione anche nelle zone gialle, cui si aggiungerebbe divieto anche dell’asporto dopo le 18, mentre decade l’ipotesi di una stretta ancora piรน severa (dopo l’abbassamento della soglia del codice Rt per il passaggio nelle varie zone) che implicava il passaggio in automatico in zona rossa se l’incidenza settimanale dei casi รจ superiore a 250 ogni 100mila abitanti. Mentre si prospetta un peggioramento dei contagi, si affaccia l’ipotesi โ€“ per ora solo tale – di zone bianche nelle aree con Rt sotto lo 0,5 e un tasso di incidenza di 50 casi alla settimana ogni 100mila abitanti, in questo caso dovrebbero scomparire tutte le restrizioni.

a cura di Antonella De Santis

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