La carne di maiale italiana arriva in Cina. Storico accordo per la filiera suinicola

29 Mar 2019, 17:00 | a cura di
Dopo 15 anni di trattative, il Ministero della Salute stipula un protocollo d'intesa con la Cina per importare nel Paese carne di maiale congelata. Finora la filiera suinicola italiana poteva importare solo prosciutto crudo e prodotti cotti. Ora si aprono nuove opportunità.

Carne di maiale italiana in Cina

È cominciato all'inizio di febbraio l'anno del Maiale, l'ultimo segno zodiacale dell'oroscopo cinese, che scandisce l'andamento ciclico del calendario tradizionale all'ombra della Grande Muraglia. E stando agli ultimi protocolli siglati in occasione dell'incontro tra Italia e delegazione cinese a Villa Madama, il 2019 della Cina potrebbe rivelarsi per davvero l'anno del maiale. Meglio, della carne suina. Nelle ultime settimane, per l'urgenza di arginare un'epidemia di peste suina africana - che ha ridotto del 15% il numero di scrofe d'allevamento nel Paese, determinando un aumento significativo del prezzo della carne di maiale, prodotto largamente consumato dalla popolazione - la Cina si è mossa per semplificare e aumentare il volume delle importazioni di carne suina dall'estero. Facendo registrare, per esempio, un grande acquisto sul mercato statunitense, nonostante tra i due Paesi viga una guerra commerciale che ha innalzato le tariffe di oltre il 60%. Ma il patto ratificato con il nostro Paese prescinde da questa contingenza, e sancisce il lieto fine per un affaire ultradecennale, per l'importazione di carne di maiale in Cina.

L'accordo Italia-Cina per l'export di carne di maiale

Con l'Italia, infatti, la Cina ha appena stretto un accordo sull'import di carne di maiale ben duraturo e articolato. Il protocollo, firmato dal ministro della Salute Giulia Grillo con l'ambasciatore cinese Li Ruiyu per stabilire l'accordo tra Ministero e Amministrazione Generale delle dogane cinese, prevede per l'Italia la possibilità di esportare in Cina carne di suino congelata, con la promessa di fornire anche tutte le informazioni e le procedure che regolano la macellazione dei maiali e la lavorazione della carne (dalla sezione allo stoccaggio, al congelamento) nel nostro Paese, così che la filiera sia totalmente tracciabile al momento dell'esportazione. Per la serie, meglio prevenire che curare: il livello di allerta per la peste suina, infatti, giustifica le rassicurazioni richieste all'Italia, che dovrà fornire relazioni annuali sulla situazione epidemica dei suini e certificati veterinari per l'esportazione. Pechino, dal canto suo, si riserva la possibilità di effettuare controlli e ispezioni in loco, inviando i propri esperti in Italia. Inoltre, gli stabilimenti di produzione non registrati non potranno esportare in Cina, e la carne dovrà provenire da suini nati, allevati e macellati nel nostro Paese. Prescrizioni altrettanto severe regoleranno il trasporto e l'etichettatura (redatta in cinese) della merce.

Un successo per il made in Italy

Misure determinate nel dettaglio per superare oltre 15 anni di trattative, e accolte con soddisfazione dal comparto, che parla di “uno straordinario risultato per il nostro Paese”, per dirla con le parole di Nicola Levoni, presidente di Assica, l'Associazione Industriali della carne e dei salumi. Ma perché il raggiungimento di questo traguardo è tanto importante? Finora la filiera suinicola italiana poteva importare in Cina solo prosciutto crudo e prodotti cotti. Ora, invece, un mercato dalle grande potenzialità com'è quello cinese potrà acquistare tutti i prodotti derivati dal maiale. E il risultato è tanto più positivo dati alla mano: tra il 2005 e il 2016, nei Paesi occidentali si è verificata una stagnazione del consumo di carne suina, mentre la domanda è aumentata in Paesi come la Russia, il Vietnam, la Corea del Sud, nonostante la media procapite più significativa sia comunque appannaggio dell'Europa. Ma la Cina è il primo Paese non europeo nella classifica del consumo procapite di carne suina, con 39 chili all'anno, e assorbe oltre il 20% dell'export per il prodotto specifico dell'Ue, nonostante finora abbia importato solo il 7% del suo fabbisogno complessivo. Proprio la prossima estate, a luglio 2019, Pechino ospiterà l'appuntamento annuale con le Pig Conference 2019, prendendo idealmente il testimone dall'Italia, che l'ha ospitata a Reggio Emilia nel 2018.

E in Cina arrivano anche le arance

L'accordo si inserisce nelle operazioni che hanno portato a stipulare con la Cina una serie di intese, “per un valore complessivo di 2,5 miliardi di euro”, sostiene il ministro Di Maio. E anche gli agricoltori del Sud Italia hanno qualcosa da festeggiare: da oggi le arance italiane potranno volare per raggiungere la Cina, dove finora l'export era vincolato al trasporto in treno o via mare. Un'opportunità per abbattere i costi e ridurre i tempi di spedizione, a vantaggio della freschezza del prodotto.

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