Stefano Antonucci non ha mai fatto mistero del fatto che i propri vini devono esser improntati a una piacevolezza immediata. Vini che devono avere l'ardire di farti innamorare al primo assaggio e nelle versioni più importarti continuare a farlo per anni seguendo anche una naturale propensione alla complessità donata dallo scorrere del tempo. Per far questo si affida a un rodato team di professionisti tra cui i fratelli Daniele e Roberto Rotatori, l'enologo consulente Pierluigi Lorenzetti e l'agronomo Antonio Verdolini. In cantina vi sono le migliori tecnologie. Gli assaggi in bianco mostrano un'ottima prova del Tardivo ma non Tardo 21, seducente nella sua morbidezza al palato dopo un naso variegato, del sempre affidabile Stefano Antonucci 21, dal tocco appena fumé ma con tanta vitalità nel sorso, di un Le Vaglie 22 dotato di una piacevolissima beva agrumata e del Lina 21, passito raffinato e persistente. Il Moss Blanc 20 è un po' legnoso ma trama e forza promettono grande longevità.