Ordini bloccati o rimandati, ristorazione ferma, consumi in stallo. Per settimane lโItalia del vino รจ rimasta col fiato sospeso, aspettando che i terribili scenari solo immaginati o percepiti, prendessero forma nei numeri delle prime rilevazioni export nei Paesi extra Ue. Adesso si ha una certezza: la pandemia ha sรฌ modificato il quadro degli scambi vitivinicoli, ma la partita รจ ancora tutta da giocare. E soprattutto lโItalia aveva iniziato con il piede giusto. Condizione che le ha consentito di arrivare al lockdown in vantaggio rispetto ai competitor.
Infatti, come era facilmente intuibile e come oggi certifica lโOsservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, marzo ha fatto un poโ da spartiacque nel commercio vitivinicolo, con il Belpaese protagonista nellโavvio di partita (gennaio-febbraio), ma in ritirata nel terzo mese dellโanno. Nel complesso, le elaborazioni, svolte su base doganale, segnano un andamento globale a due facce tra i top buyer mondiali. Vediamo nel dettaglio.
Il trimestre in quello che รจ il primo mercato di destinazione per il vino italiano a valore, si รจ chiuso in terreno positivo a 477 milioni di euro (+16,8% sul trimestre 2019) e 88 milioni di litri (+2,6%) e con un prezzo medio di 5,42 euro (+13,9%). Chiaramente lโexploit si รจ concentrato nei primi due mesi dellโanno (+41% a gennaio e +39% a febbraio a valore rispetto agli stessi periodi del 2019), quando sul vino italiano incombeva la minaccia dazi che ha portato gli States a fare scorta di prodotto. E questo vantaggio ha attutito lโinversione di tendenza di marzo (-17,4% a valore), in seguito allโemergenza Covid-19. Ma resta da farsi una domanda: siamo sicuri che, con o senza Coronavirus, una volta svanita la minaccia dazi aggiuntivi, il decremento non sarebbe sopraggiunto comunque?
Come sottolinea il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: โSono due fattori esogeni, come i dazi e la pandemia, ad aver prima favorito e poi penalizzato la crescita delle nostre esportazioni di vino. Basti pensare come negli Stati Uniti si sia passati da un incremento record a valore del 40% del primo bimestre a una contrazione del 17,4% a marzoโ.
In ogni caso, lโandamento italiano in Usa รจ stato sopra la media degli altri Paesi: complessivamente le importazioni statunitensi del trimestre si sono chiuse a +10,9% a valore. Anche nel confronto con il nostro diretto concorrente, il Belpaese ne esce bene: la Francia nel solo mese di marzo รจ andata giรน del 33,3% (quasi il doppio dellโItalia) rispetto allo stesso mese del 2019, dopo una crescita del +58,4% a gennaio e del +31,5% a febbraio.
Se si guarda ai singoli canali, cosรฌ come รจ avvenuto nel mercato italiano, anche in Usa il lockdown ha favorito gli acquisti nellโoff-trade (e, di conseguenza, dei vini di fascia medio-bassa). Canale in cui lโItalia si inserisce bene, considerato che, per quanto riguarda i vini di importazione, detiene la seconda quota piรน rilevante per vini fermi a volume (26%), dopo solo allโAustralia (30%) e prima di Cile (10%) e Francia (7%).
โNel 2019, le vendite di vini fermi italiani nellโoff-trade (gdo e liquor store) statunitense hanno raggiunto i 94 milioni di litri, che rappresentano solo il 40% delle importazioni totali della tipologiaโ rivela il responsabile dellโOsservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor Denis Pantini che si chiede: โChe fine farร lโaltro 60% di vino fermo italiano? E soprattutto: lโon-trade sarร in grado di ripartire con i ritmi precedenti? Da qui la necessitร , specie per la fascia premium che รจ maggiormente penalizzata, di lavorare su un mix di canali che vedano protagonisti anche quelli dellโe-commerce, in forte crescita non solo negli Usaโ.
Ad Oriente, gli occhi erano tutti puntati sulla Cina, eterna scommessa per il vino italiano e punto di partenza per lโemergenza Covid-19. Un Paese che non aveva di certo brillato nel 2019 in quanto a importazioni di vino (complice la precedente scorta di prodotti). E il trend negativo sembra non essersi interrotto neppure nel primo trimestre del 2020, quando la pandemia ha investito in pieno e per primo il Paese del Dragone: il decremento delle importazioni ha sfiorato a valore il 20% rispetto al pari periodo 2019, ma lโItalia โ sempre in terreno negativo โ ha comunque contenuto le perdite: -13,5% a valore; -14% a volume. Ne esce molto peggio la Francia, che ha chiuso il trimestre a -37,2%. Un piccolo vantaggio da cui ripartire. Ne รจ convinto il direttore di Veronafiere: โNei prossimi mesiโ ha detto โlโimpatto della pandemia sui mercati internazionali sarร ancora piรน evidente, ma ci piace pensare che questo autunno lโItalia sarร la prima a ripartire proprio in Cina, laddove รจ iniziato con effetto domino il lockdown sullโon-trade del vinoโ. Ed รจ proprio da lรฌ che, infatti, ripartirร Vinitaly, con la prima edizione del Wine to Asia di Shenzhen (9-11 novembre) e con gli altri eventi di Vinitaly Hong Kong (5-7 novembre), e Chengdu.
Per Canada, Giappone le importazioni complessive del trimestre si son mantenute in terreno positivo dopo gli exploit del 2019, mentre sono in rosso quelle dalla Svizzera (-10,8%). Se si guarda solo alle importazioni dallโItalia, a valore gli unici segni negativi, oltre alla Cina, riguardano la Norvegia (-1,1%) e il Brasile (-8%), rispettivamente a 24,3 milioni di euro e poco piรน di 7 milioni di euro. Buoni, ma senza troppe sorprese, i risultati in Canada (81,1 milioni di euro; +2,4%) e in Giappone (39,6 milioni di euro; +2,1%), pressochรฉ stazionari in Svizzera (89,7 milioni di euro; +0,4%).
Tra i mercati produttori, รจ la Francia che sembra accusare il colpo Covid-19 piรน degli altri Paesi. Soprattutto a causa dellโaffermarsi dellโoff-trade, terreno in cui lโItalia si trova a concorrere soprattutto con i vini australiani, cileni e statunitensi. Per i cugini dโOltralpe, nel trimestre, si registra, inoltre, una virata in negativo in Giappone, ma anche delle forti perdita in Svizzera (-24,6%) e in Cina (-37,2%). Paese, questโultimo, dove il mese di marzo ha visto una caduta del 33,3% rispetto allo stesso mese del 2019, a fronte del -17,4% dellโItalia. Unica nota positiva, lโandamento degli sparkling negli Usa dove, nei primi tre mesi dellโanno, il timore dei dazi al 100% ha fatto lievitare le importazioni di Champagne a +93%. Ma cosa succederร nei prossimi mesi?
Se cโรจ un trend riscontrabile in quasi tutti i mercati extra Ue, รจ il calo del prezzo medio. Sono, infatti, i vini di qualitร superiore che sembrano accusare maggiormente la variazione negativa di marzo: in Svizzera il lockdown della ristorazione ha infatti portato a una contrazione del prezzo medio allโimport del 14,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, negli Stati Uniti un calo del 10,5%, nella Cina del 9,5%, in Norvegia dellโ11,5%. Lโandamento riguarda anche lโItalia che nel trimestre 2020 ha visto scendere, rispetto allo stesso periodo del 2019, i prezzi in Svizzera (-0,3%), Giappone (-4,1%), Norvegia (-7%) e Corea del Sud (-2,2%).
a cura di Loredana Sottile
Articolo uscito sul numero di Tre Bicchieri del 7 maggio
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