Il sogno del Bocuse d'Or e le ragioni di risultati incerti
“Il sogno? Superare quel quarto posto conquistato nell’ormai lontano 2001 con il piatto di pesce firmato da Paolo Lopriore… non è possibile che l’Italia il paese nel quale il cibo ha valore culturale e turistico come in nessun altro luogo al mondo non sia mia riuscita a vincere il Bocuse d’Or, il problema è che il primo a credere in questo che è il più importante concorso culinario al mondo, l’Olimpiade della cucina, dovrebbe essere lo Stato, lo dovrebbe sostenere come fa con i grandi eventi sportivi, il meccanismo è lo stesso, c’è una preparazione che dura tre anni… Si è mai chiesta perché nazioni come l’Islanda e l’Ungheria, paesi senza storia gastronomica rispetto al nostro siano riusciti a vincere? Perché dietro c’era lo Stato in tutto e per tutto, così diventa più facile anche trovare sponsor”, a lanciare il grido di dolore è Luciano Tona, ex direttore di ALMA, ora direttore dell’Accademia Bocuse d’Or Italia e nel 2001 coach di Lopriore.
Lo sfogo l’abbiamo raccolto oggi prima del via della conferenza stampa di presentazione ufficiale della finale italiana del premio internazionale, svoltasi al Mercato Centrale di Roma. Quando gli è toccato prendere la parola sul palco per presentare, assieme al presidente dell’Accademia Enrico Crippa, lo chef di Piazza Duomo e miglior cuoco al mondo per l’Academie Internationale de la Gastronomie (che gli ha assegnato quest’anno all’unanimità il Grand Prix de l’Art de la Cuisine), i quattro chef (Paolo Griffa, Giuseppe Raciti, Roberta Zulian, Martino Ruggieri) che il 1 ottobre si contenderanno ad Alba il posto per la finale europea, gli occhi gli brillavano “dopo quello che ho sentito, questo potrebbe essere davvero l’anno buono, è vero io sono un’ottimista a vita, però da oggi ci spero un po’ di più…”.
Paolo Griffa, Giuseppe Raciti, Martino Ruggieri, Roberta Zulian. I quatto finalisti itaiani del Bocuse d'Or
Opportunità e istituzioni in campo per il Bocuse d'Or
Certamente a fargli vedere il futuro più roseo ha contribuito la presenza dell’assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte, Antonella Parigi che ha sottolineato la grande opportunità che ha quest’anno l’Italia come paese ospitante della finale europea: tocca a noi indicare gli ingredienti principali che i concorrenti dovranno utilizzare per il concorso: fra i papabili per ora ci sono riso, gorgonzola e carne fassona. Un’ulteriore occasione per promuovere le eccellenze italiane.
Ancor più stimolante, in questo senso, l’intervento del Vice Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Andrea Olivero, che ha visto nel concorso una grande opportunità per la valorizzazione in generale del cibo come patrimonio culturale e parte integrante dell’offerta turistica del nostro paese, lasciando aperta più di una possibilità all’interessamento delle istituzioni, a partire dal Ministro Martina e dal Ministro Franceschini che, tra l’altro, a giugno, ha proclamato il 2018 anno del cibo italiano.
Le prossime tappe
Il sostegno al candidato italiano che il 11 e 12 giugno 2018 a Torino, nell'ambito di Gourmet Expoforum, sfiderà gli altri 19 cuochi di altrettante nazioni, per conquistare un posto alla finale mondiale del Bocuse d’Or di Lione a gennaio 2019, potrebbe essere il primo atto con li quale le istituzioni “certificano” il valore della cucina come patrimonio nazionale. I cuochi da parte loro, facendo squadra (Crippa durante la conferma stampa ha più volte sottolineato l’importanza del sostegno di tutti i colleghi invitati a mettere a disposizione le loro esperienze internazionali per dar man forte ai candidati, e la presenza di Anthony Genovese, Francesco Apreda e Cristina Bowerman, dà già un’idea dei calibri in campo) e non trascurando alcun particolare a cominciare dal fatto di aver costruito un box identico a quello nel quale si lavorerà a Lione: “l’Accademia è nata per prendere a braccetto il candidato e sostenerlo in tutto: preparazione culturale, design del piatto, stress fisico e mentale… il Bocuse d’Or è un concorso che può cambiare la vita ma richiede dedizione totale ed enormi investimenti ma è un’occasione unica per il cuoco e per l’Italia”, ha concluso sempre Crippa. Più chiaro di così.
a cura di Laura Mantovano