Uno dietro l'altro, con ritmo sostenuto, si moltiplicano gli Eataly in Italia e nel mondo. Progetti simili ma non identici che spesso sconfinano oltre la formula ormai consolidata del marchio di Farinetti e sperimentano format su misura in quanto a territorio e opportunità. Già si era partiti con l'hamburgheria di Eataly, un progetto collaterale di ristorazione veloce che conta già tre sedi. Ma non basta, perché ora Farinetti cambia le carte in tavola e questa volta invece di puntare alla città si sposta in campagna.
E proprio Eataly in campagna si chiama il nuovo spazio appena inaugurato che segna l'incontro ravvicinato tra il colosso del buon cibo e la realtà agricola immersa nel verde di San Damiano d’Asti. A sancire una connessione diretta tra il cibo, il suo luogo di produzione, di vendita e consumo. Un progetto dalla forte matrice didattica, in cui osservare, conoscere, avvicinare, riscoprire la realtà contadina che è alla base di ogni approccio corretto con gli alimenti. Nella vecchia cascina appena ristrutturata si celebra dunque l'incontro tra le persone e le proprie radici, attraverso la conoscenza dell'origine di quel cibo che è tradizione, cultura, storia. 14 ettari tra orto, frutteto, campi coltivati, spazi aziendali, un laboratorio di produzione della pasta di Antignano, di sorbetti alla frutta, un'area nell'aia destinata all'essiccazione del grano, del mais e dell’erba. E poi vendita dei prodotti, il ristorante, le aule didattiche, i percorsi verdi. In perfetto stile Farinetti, e forse anche di più. Partendo dalla convinzione che in campagna ci si rigenera, si sta bene e si impara. E si fa anche business, aggiungiamo. Perché, c'è da dirlo, l'imprenditore piemontese non sembra conoscere incertezze in fatto di affari, come ha dimostrato a fine maggio, quando ha dichiarato che dei suoi Eataly almeno 7 o 8 sono stati aperti senza licenza, forzando la mano per smuovere la burocrazia e invitando poi le autorità locali all'inaugurazione. E allora ecco che il nuovo Eataly a Lavezzole, a San Damiano d’Asti, lancia una nuova sfida mentre sono in cantiere altri sette megastore: 4 in Italia (Bari, Firenze, Milano Smeraldo e Piacenza) e 3 all'estero (Istanbul, Dubai e Chicago). Mentre a giorni verrà siglato l'accordo che porterà Eataly anche a Forlì (ne abbiamo parlato in una notizia a parte), a Palazzo Talenti, e mentre Farinetti usa tutto il suo potere di convincimento per far partire di gran carriera il progetto EatalyWord.
Di che si tratta? Una sorta di parco tematico legato alla produzione di cibo, oltre che al suo consumo. Una Disneyworld del cibo come l'ha definita lo stesso Farinetti che dovrebbe occupare circa 100.000 metri quadrati (!) nell'area ora del Caab, il Centro Agro Alimentare di Bologna, il mercato ortofrutticolo che cambierà così destinazione d'uso ospitando stalle, acquari, campi, laboratori alimentari, negozi e ristoranti, per raccontare “come nasce il cibo” e percorrere tutta la filiera: dall'allevamento (e la coltivazione) al ristorante. Un'impresa che vuole coinvolgere circa 200 partner locali, tra ristoratori, produttori, artigiani, con l'obiettivo dichiarato di attrarre fino a 10 milioni di turisti l’anno e dunque diventare l'attrazione più visitata del paese. E intanto il patron Farinetti attende risposte positive sul più dolente dei tasti, i finanziamenti: è partita la caccia ai 50 milioni di euro necessari per far partire il progetto, una cifra da recuperare entro la fine dell'anno per riuscire nell'intento di inaugurare il primo novembre 2015, in coincidenza con l’Expo milanese che verterà proprio sui temi dell'alimentazione. Appare, al solito, molto sicuro, Farinetti: “Non posso immaginare che Coop, Unipol e industriali locali non siano interessati’’, lasciando intuire che alcuni discorsi siano già avviati.
immagine progetto EatalyWorld: Schicchi
a cura di Antonella De Santis