In viaggio. Il Sulcis Iglesiente, Carloforte e Sant'Antioco: la Sardegna tra mare e terra

4 Set 2014, 14:00 | a cura di Giuseppe Carrus
Le miniere nel Sulcis Iglesiente: da quelle geominerarie a quelle dei sapori. Veri giacimenti che trasmettono cultura e storia di un territorio tutto da esplorare. Dal pesce ai prodotti della terra, carni e formaggi eccezionali, passando per la birra, elemento immancabile in Sardegna con delle chicche da conoscere.
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È la statale 130 l’arteria principale che dal capoluogo sardo porta verso il Sud Ovest dell’isola. Se la si percorre tutta si arriva a Iglesias e da qui a Carbonia. Due città simbolo di un territorio, il Sulcis Iglesiente, una vasta area che abbraccia centinaia di chilometri di costa, le due isole San Pietro e Sant’Antioco e una zona interna che racchiude un fascino tutto da scoprire. Se anziché percorrere la statale si decidesse di prendere una delle tante strade provinciali o pedemontane ci accorgeremo subito qual è la natura del paesaggio che ci circonda: la macchia mediterranea riesce subito ad avvolgerci con i suoi colori, ma soprattutto con i suoi sentori. Il profumo di mirto è inconfondibile, così come quello del lentisco, del rosmarino, del corbezzolo e del ginepro. Arrivando nelle zone più costiere questi profumi si uniscono a quelli marine, salmastri, con i tratti dell’elicriso che ci parlano della flora mediterranea. In più, oltre che il naso, sono i nostri occhi a beneficiare di un paesaggio da sogno: giardini di ulivi si alternano a vigne secolari, alcune delle quali arrivano sino al mare; la roccia emerge sia sulle zone interne, a tratti si mimetizza col bosco, sia sulle spiagge e i golfi. Qui è più facile notare l’imponenza del territorio: i contrasti con la sabbia bianchissima e col mare blu sono mozzafiato, ed è impressionante vedere le scogliere cadere a picco e andare giù nei fondali profondi.

Ma la natura del Sulcis Iglesiente la si deve conoscere anche e soprattutto per qualcosa che arriva dal sottosuolo, da quei giacimenti grazie al quale la Sardegna può vantare di avere il primo parco geominerario riconosciuto dall’Unesco. È proprio qui che si sono concentrate le più importanti attività minerarie negli ultimi secoli. E ora queste terre offrono aspetti culturali interessanti, che abbracciano temi legati all’architettura e all’archeologia industriale, per non parlare di tutto il tessuto sociale che la civiltà mineraria ha lasciato in eredità. In queste zone l’attività di estrazione è praticata fin dai tempi dei Fenici, Romani, Pisani e Spagnoli, sebbene l’attività mineraria trovi il suo apice durante il fascismo, con l’apertura della miniera di Serbariu - chiusa nel 1964 e oggi polo di attrazione turistica - e la fondazione della città di Carbonia, dove ha sede il museo del carbone gestito dal Centro Italiano per la Cultura del Carbone (CICC). Anche Iglesias ospita un museo minerario dove è possibile rivivere tutte le attività di estrazione grazie alla presenza di imponenti resti industriali e alle visite guidate svolte proprio da ex minatori che raccontano in maniera coinvolgente le loro esperienze di vita, di fatica e di vissuto quotidiano. Un’altra tappa irrinunciabile è la miniera di Rosas a Narcao, attiva per 130 anni fino al 1980 e ora bene culturale: dal 2007 si è attuata una conversione che comprende un museo proprio negli edifici industriali, con la creazione di un percorso che attraversa anche il patrimonio naturale e faunistico della zona. Più a Nord, quasi al confine provinciale, c’è la miniera di estrazione del piombo e dello zinco, attiva fino al 1977, attorno al quale nacque il paese Buggerru. È qui che troviamo la galleria Henry, un traforo enorme che doveva permettere il passaggio della locomotiva a vapore, soppiantando il trasporto con i muli. È sorprendente come il condotto si inerpichi sul dorso di una falesia a strapiombo sul mare, attraverso piccoli cunicoli e sentieri scolpiti nella roccia. Per concludere l’itinerario è d’obbligo una visita a Porto Flavia, presso Masua. È stato realizzato nel 1924 e consiste in uno scavo sulla montagna di seicento metri che sfocia sul mare e prevede un complesso sistema di gallerie per far sì che i minerali potessero direttamente esser depositati nelle stive delle navi. Percorrere le gallerie oggi non significa solo vedere un lavoro ingegneristico unico per quei tempi, ma anche ammirare lo spettacolo naturale unico del golfo di Gonnesa: il Pan di Zucchero incastonato sul mare davanti a voi, i fondali profondi sotto e la visone infinita e vasta che arriva sino all’isola di San Pietro.

Ma un territorio così particolare per ambiente e sottosuolo non poteva non preservare dei veri e propri giacimenti anche dal punto di vista gastronomico. La natura di per sé offre una serie di prodotti dal carattere unico e la tradizione locale li ha utilizzati per secoli, creando all’interno piatti legati alla terra, al bosco, all’allevamento, e sulla costa ricettari tradizionali legati al mare e alla pesca. L’olio, il vino, i funghi e il miele sono i prodotti più diffusi e fanno da comune denominatore.
Nelle isole, a San Pietro e Sant’Antioco l’eredità tabarchina è ancora forte, si avverte il predominio del pesce e soprattutto del tonno, protagonista a Carloforte del popolare Girotonno, una manifestazione molto sentita da locali e turisti organizzata in occasione della mattanza per sancire la fine della pesca dei tonni, sempre più ricca di iniziative gastronomiche collaterali. Quella dell’isola di San Pietro è una delle tonnare più attive del mediterraneo e vede protagonista il pregiato tonno rosso Bluefin. La pesca definita “di corsa” prevede che agli inizi di maggio vengano calate le tonnare, un complesso sistema di reti grazie al quale si formano delle camere comunicanti in cui i tonni - che ripetono gli stessi percorsi ogni anno - entrano. Dopo circa un mese e mezzo i tonni vengono spinti in una camera retata unica, in cui per il poco spazio e per la poca acqua, si urtano e si feriscono tra di loro. Al segnale del “rais” - il capo della tonnara - i pescatori, chiamati tonnarotti, usano i crocchi ovvero degli uncini con cui pescano i tonni ormai stremati per il tentativo di conquistare la libertà. Sono migliaia i tonni pescati e rappresentano il fulcro della cucina della piccola isola e delle aree vicine.

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Altra specialità molto diffusa è il carciofo spinoso sardo, caratterizzato da un sapore molto intenso e da grosse spine su foglie tra il verde e il violaceo. Lo troviamo a Santadi, Masainas, Villarios e Giba dove si svolge in primavera una sagra a lui dedicata. Gli allevamenti sono per lo più ovini: è facile trovare nelle trattorie la carne di pecora e non mancano i formaggi pecorini proposti sia nella variante sarda che in quella romana. Meno diffuso e di ottima qualità, il formaggio caprino oltre a piccole chicche come la ricotta salata o la crema di formaggio. Non possiamo non fare un cenno legato all’arte delle panificazione, una cultura diffusa in tutta la Sardegna che fa si che l’isola venga riconosciuta come una vera e propria culla per la produzione di diversi pani tutti con una storia antica da raccontare. Sono tanti ancora i forni presenti nel territorio del Sulcis Iglesiente, alcuni dei quali a legna, dove arrivano ancora farine frutto di molitura tradizionale. Il Civraxiu - una grande pagnotta a lievitazione naturale da tagliare a fette - è il pane più diffuso, abbiamo poi Su Coccoi, una pasta di semola di grano duro che in alcune festività e ricorrenze importanti religiose viene decorato - sa pintadura de su pani - facendo emergere tutta l’importanza e la tradizione secolare della panificazione in Sardegna e nel Sud Ovest dell’isola.

Il passato e il presente della ristorazione del Sulcis Iglesiente sembrano muoversi in maniera parallela con quella che è la cucina di terra e di mare del territorio. Mentre nelle zone interne primeggiano le carni, i formaggi e delle preparazioni molto tradizionali, nelle due isole – San Pietro e Sant’Antioco – non solo troviamo una cultura più legata al mare, ma sembra emergere una spinta innovativa che riesce a coniugare le materie prime con l’estro e la creatività di una cucina moderna. Una linea di tendenza impersonata da Luigi Pomata, ultimo erede della famiglia Pomata che da generazioni è protagonista della ristorazione carlofortina. Luigi, che segue lo storico ristorante Da Nicolo, da alcuni anni ha anche scommesso in un locale con il suo nome a Cagliari: il successo non si è fatto attendere. Il tonno è il re incontrastato della sua cucina che viene servito in mille modi diversi: crudo, con delicate marinature, scottato, alla griglia o come condimento di paste importanti. Pensate che le linguine alla Nicolo - condite con tonno, capperi, olive e pecorino - sono in carta dal 1973. “È importante” spiega il giovane cuoco “che si scelga il taglio giusto del tonno in funzione del piatto che si vuole fare: non esistono solo i filetti, il tonno è il maiale del mare e non si butta via niente”.
Per scoprire l’inventiva e la fantasia di un altro giovane chef dobbiamo andare a Sant’Antioco, la cittadina principale dell’isola omonima tenuta attaccata alla Sardegna da un istmo di terra artificiale. Stiamo parlando di Achille Pinna, un grande appassionato di cucina e della terra in cui è nato e vissuto che ha avuto la fortuna di ereditare dalla famiglia grandi competenze ai fornelli, anche se lui ha girato per le cucine di mezzo mondo. Il suo ristorante, Da Achille, è all’interno dell’hotel Moderno. La sua proposta è tutta giocata su preparazioni delicate, solo in apparenza semplici, sicuramente essenziali: che riescono a far emergere tutto il meglio di una materia prima su cui non si scende a compromessi. Poche le proposte di terra, molte di più quelle di mare in cui si evidenzia una predilezione per il crudo e, anche qui, per l’immancabile tonno. E da Sant'Antioco non ripartite senza una visita al Birrificio Artigianale Rubiu, pub con annesso il laboratorio per la produzione di alcune eccellenti birre vendute in bottiglia anche in alcune enoteche isolane: nel pub si può provare una cucina semplice e un’ottima pizza, tra le migliori della Sardegna, in cui si predilige l’utilizzo di eccellenti ingredienti locali.

Per trovare la cucina delle radici antiche, fatta di terra e di carni, dobbiamo spostarci nell’entroterra sardo. A Giba troviamo l’Antica Locanda La Rosella, una trattoria storica che offre dei piatti assolutamente imperdibili se si vuole provare la cucina di territorio. A gestirlo è Stefania Angioini, mentre in cucina si destreggia abilmente da anni la mamma Lucia. Protagoniste le materie prime locali: melanzane in caponata, asparagi selvatici, cardi e carciofi, ma anche salumi e un’ottima ricotta di pecora: che vanno anche nei ravioli o nel mazzamurro (a base di pane raffermo). Le carni sono di pecora, capra e cinghiale. Se esagerate un po’, complice anche un buon bicchiere di Carignano, considerate che il locale dispone di alcune camere. Un’altra trattoria dove vale la pena fare una sosta è Letizia a Nuxis: una delle insegne più note del Sulcis Iglesiente, nata nel 1912 e con una grande tradizione legata ai funghi. Fatevi consigliare dal patron del locale e non sbaglierete, perché il menu varia a seconda della stagione e di quello che la natura offre. Ricco l'antipasto, anche per assaggi: funghi fritti serviti in piccoli cartocci, polenta e funghi, un'insolita insalata di ovoli e mela verde. Ma è nei primi soprattutto che troverete varietà di proposte: i porcini fanno la parte del leone nello gnocco ripieno condito con burro ed erba cipollina o nell'ottima e densa zuppa di ceci. Ma anche i secondi sono degni di nota, come la tagliata di manzo condita con rucola e pecorino locale e, anche qui, con gli immancabili funghi.

Parlando di Sulcis viene in mente il vino rosso, che qui è il Carignano: la varietà autoctona è la regina incontrastata del Sud Est dell'isola. Il carignano viene coltivato da secoli, ma sono proprio questi nostri gli anni in cui ha cominciato a vivere un successo senza precedenti. Il merito va sicuramente ai tanti viticoltori che hanno capito e sfruttato le potenzialità di un’uva che qui ha sempre trovato il suo habitat ideale. Molte delle vigne di Carignano nascono sulla sabbia ed è per questo che sono riuscite a sfuggire alla fillossera. È il motivo per cui il vero patrimonio del Carignano del Sulcis è basato soprattutto su impianti molto vecchi, allevati ad alberello e ideali per dare uva di qualità. Nel bicchiere questo si traduce in profumi intensi di piccoli frutti di bosco e di mirto, ma anche di macchia mediterranea e sottobosco. In bocca mostra tutto il suo carattere mediterraneo: morbidezza, buona balsamicità e tanta profondità. Per le sue caratteristiche e per la sua struttura è un vino che di certo non ha paura di invecchiare e con l’età aumentano i profumi terziari che virano verso sensazioni di tabacco, corteccia e tartufo. Lo sanno bene alla Cantina di Santadi, la grande cooperativa che da tempo ha scommesso sulle potenzialità del Carignano. Lo storico presidente Antonello Pilloni con tutto lo staff capitanato da Raffaele Cani ha lavorato sodo per far sì che il vino sulcitano potesse diventare un ambasciatore del vino sardo nel mondo. Ideale per il raggiungimento dell’obiettivo fu l’apporto del grande enologo Giacomo Tachis, chiamato dalla cantina come consulente. Tachis ha sempre creduto in questo territorio e in questo vitigno e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Risultati che hanno portato le altre cantine del comprensorio a intraprendere la stessa strada qualitativa.

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La Sardus Pater è la cooperativa di Sant’Antioco che riunisce circa 200 conferitori per una produzione che arriva alle 600mila bottiglie. Anche qui si punta tutto sul Carignano del Sulcis prodotto in più versioni, da quella più fresca che prevede l’uso del solo acciaio, alle Riserve, fino ad arrivare alla Superiore, che per disciplinare prevede solo l’utilizzo di vecchie vigne su piede franco. La produzione vanta anche altri vini prodotti da uve tradizionali tra cui l’ultimo nato AD 49, un Vermentino di Sardegna Spumante Metodo Classico. Il patrimonio che arriva dalle cooperative sulcitane non si esaurisce qui. L’isola di Sant’Antioco ha un’altra cantina sociale, quella di Calasetta, più piccola ma capace anch’essa di produrre dei veri e propri gioielli enologici. Fondata nei primi anni ’30 è rimasta fedele a una produzione di qualità volta ad esaltare al meglio le caratteristiche di un territorio unico. Tra le cantine private segnaliamo due realtà nate una decina di anni, molto diverse tra loro per grandezza e storia, ma anch’esse unite dall’ambizione di fare alta qualità. Una è Mesa, un’azienda fortemente voluta dal noto pubblicitario Gavino Sanna innamorato della sua isola, ma soprattutto del Sulcis. Validissima la gamma di vini prodotti in cui abbiamo Vermentino, Cannonau e, ovviamente, Carignano, che da qualche anno propone anche in versione passita. Caratteristica anche la struttura architettonica della cantina, dotata di impianti di vinificazione e sale degustazione, la cui facciata richiama il logo aziendale presente in ogni etichetta. Concludiamo con una bella realtà artigianale che ha già ampiamente dimostrato la propria filosofia di produzione: Cantina Giba-6Mura è l’azienda nata da alcuni amici diventati soci per passione verso il vino e il Carignano. La sua forza è rappresentata da bellissimi appezzamenti di vigneto con ottime esposizioni, alcuni dei quali vecchissimi. In cantina si cerca solo di fare emergere quelle che sono le caratteristiche migliori della varietà e del territorio: una vinificazione separata per masse e la maturazione in botti grandi sono solo le ultime fasi di un lavoro importantissimo svolto in vigna. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Tutte le 5 cantine fanno parte della Strada del Vino Carignano, un progetto che, vista anche l’unione e la coesione dei rappresentanti si è posta l’obiettivo di difendere e valorizzare l’intero territorio tramite eventi promozionali e itinerari turistici che hanno già avuto effetti apprezzabili.

gli indirizzi

SLT Sulcis Iglesiente | Ufficio Provinciale del Turismo | Carbonia | via Mazzini, 39 | tel. 0781.6726326 | www.sulcisiglesiente.eu

mangiare

Al Tonno di Corsa | Carloforte (CI) | via G. Marconi, 47 | tel. 0781.855106 | www.tonnodicorsa.it
Antica Locanda Rosella | Giba (CI) | via Principe di Piemonte, 135 | tel. 0781.964029 | www.locandarosella.it
Da Achille | Sant’Antioco (CI) | via Nazionale, 82 | tel. 0781.83105 | www.hotel-moderno-sant-antioco.it/
Da Nicolò | Carloforte (CI) | c.so C. Cavour, 32 | tel. 0781.854048 | www.danicolo.com/
Letizia | Nuxis (CA) |via San Pietro, 12/14 | tel. 0781.957021 | www.letiziaristorante.it
Sa Musciara | Portoscuso (CI) | lungomare C. Colombo | tel: 0781.507099 | www.ristorantesamusciara.it

comprare

Enoteca Nasacca | Carloforte (CI) | c.so Battellieri, 3 | tel. 0781.854 919
Rubiu Brew Pub | Sant’Antioco (CI) | via Bologna, snc | tel: 346.7234605| www.rubiubirra.it
Caseificio Allevatori Sulcitani | arbonia | loc. Sirai | Ctel. 0781.698294

bere

Cantina Giba-6Mura | via Is Pascais, 18 | Giba (CI) | tel. 0781 689718 | www.6mura.com
Cantina di Calasetta | Calasetta (CI) | via Roma, 134 | tel. 0781.88413 | http://www.cantinadicalasetta.it/
Cantina di Santadi | Santadi (CI) | via Cagliari, 68 | tel. 0781.950127 | www.cantinadisantadi.it
Mesa | Sant’Anna Arresi (CI) | loc. Su Baroni | tel. 0781.965057 | www.cantinamesa.it
Sardus Pater | Sant’Antioco (CI) | via Rinascita, 46 | tel. 0781.800274 | www.cantinesarduspater.it
Tanca Gioia | Carloforte (CI) | loc. Gioia | tel. 335.6359329 | www.u-tabarka.com

dormire

Antica Locanda La Rosella | Giba (CI) | via Principe di Piemonte, 135 | tel. 0781.964029 |www.locandarosella.it
Hotel Moderno | Sant’Antioco (CI) | via Nazionale, 82 | tel. 0781.83105 | www.hotel-moderno-sant-antioco.it/
Nichotel | Carloforte (CI) | via Garibaldi, 7 | tel. 0781.855674 | www.nichotel.it

a cura di Giuseppe Carrus

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