La Russia senza Parmigiano Reggiano? Effetto embargo e crisi rublo

27 Dic 2014, 13:52 | a cura di
In Russia ci si prepara al cenone di fine anno senza poter contare su Parmigiano Reggiano o altri prodotti tipici italiani. Ormai introvabili per l'embargo e, seppure disponibili, inavvicinabili per la crisi del rublo. Come stanno andando davvero le cose? Ecco la cronaca di una voce dall'interno.

PRODOTTI INTROVABILI
Pronto? mi scusi, ma formaggio italiano Parmigiano o Grana ne avete?”. Quante di queste telefonate stanno ricevendo in questi giorni, gli importatori e distributori di prodotti alimentari italiani? Tante, e ce lo confermano molti amici che operano nel settore, ma per tutti la risposta è la stessa: “Con le scorte dei nostri magazzini abbiamo fatto fronte alle richieste fino ad un paio di settimane fa … prima c’è stato l’assalto (soprattutto da parte dei ristoranti) alle forme intere, quelle da 36 kg , poi a quelle inferiori e per ultimo sono state spazzate anche le confezioni micro da 100 gr”.
Èquindi cominciata la caccia alle copie, che assomigliano più nel nome che nel gusto: i vari parmesan di Argentina e Uruguay, fino al Goius lituano (che non si sa come faccia ad arrivare, visto che anche questo Paese è nell’embargo), per non parlare del “Grana” di Mordovia o di un’improbabile “Parmigiano” sovietico.

VENTI DI CRISI DALLA RUSSIA
I venti di crisi mordono l’Europa (ma sarebbe più corretto scrivere che continuano a mordere), e ora cominciano a sentirsi soffiare forti sulla Russia, scuotendo violentemente il rublo. Gli importatori sono nel caos, perché non sanno più come calcolare i costi; il listino di una nota ditta che importa soprattutto dall’Italia e distribuisce in tutta la Federazione è cambiato tre volte in poco più di una settimana. Si fanno le previsioni più strampalate e fantasiose. Previsioni nerissime. Insomma il nostro amato Parmigiano non c’è più in Russia, ma anche se ci fosse, con questo euro che cavalca a quasi 100 il rublo, sarebbe acquistato a pesi di bilancina da gioiellieri!
E quindi ognuno si arrangia in base ai propri mezzi: chi può manda il corriere in Italia, che ritorna con valigia colma di 23 kg di delicatezze embargate, chi non può attende che si siano organizzate le produzioni autoctone. Che certo non tarderanno, dato che le dogane stanno segnalando un’impennata di importazioni di latte in polvere e olio di palma!

PASTA VINO E SPUMANTE
Ma non dobbiamo disperarci, la pasta italiana c’è ancora! Anzi, nonostante la crisi il settore conosce un lento ma inarrestabile progresso: 38 mil/€ nel 2011 ed un tendenziale 60 mil/€ nello sfortunato anno che sta per finire, con una quota di mercato (sull’importato) del 59% e consolidando il primo posto.
E brinderemo con vino e spumante italiano, altro settore italiano d’eccellenza : 199 mil/€ nel 2011 ed un tendenziale 205 mil/€ nell’annataccia che sta per finire, con una quota di mercato (sull’importato) del 28% e confermando un primo posto ormai consolidato. E non è finita. Anche l’olio extravergine d’oliva piano piano sta conquistando le tavole russe: 17 mil/€ nel 2011 ed un tendenziale 25,5 mil/€ nell’anno nero che annovera anche, quasi ce ne fosse bisogno, una produzione in Italia fortemente compromessa. Il nostro evo si attesta ad una quota di mercato (sull’importato) del 30% e conferma un ottimo secondo posto.

Ma visto che le feste sono il momento in cui sperare fa bene, abbiamo una supplica, più che un augurio, da fare a chi di dovere: per favore, fate l’impossibile affinché nei prossimi mesi non si debba essere costretti a scrivere, come per il parmigiano (ma anche gli altri splendidi formaggi italiani, i superbi salumi, le carni, il pesce e tutto il comparto ortofrutticolo), un de-profundis anche per quello che resta e che già deve fare i conti con una crisi valutaria ormai al caos.

a cura di Gianguido Breddo
console onorario d’Italia a Samara e appassionato di cibo e di vino.

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