A Milano arriva Blue Taste, il bistrot che allunga la vita

10 Ott 2023, 14:18 | a cura di
Blue Taste propone da mattina a sera piatti ispirati alle “Blue Zones”, le cinque zone del mondo dove gli abitanti sono più longevi. Con approccio no-waste e uso del sous-vide, alimenti freschi e stagionali e un massiccio uso di superfood.


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Metti “un gruppo eterogeneo di giovani manager” dell’hi-tech e un’idea nata qualche anno fa da un giornalista del National Geographic, quella delle Blue Zones, le cinque zone del mondo dove gli abitanti “non solo vivono più a lungo ma godono di un'elevata qualità di vita durante la vecchiaia”. Grazie, ça va sans dire, all’alimentazione. La somma dei due addendi risulta in un nuovo concept nato a Milano (e dove se no?) chiamato Blue Taste. Un luogo dove, dalla colazione all’aperitivo, si mangia sano, anzi sanissimo. Ora, dopo un’apertura in sordina in centro a Milano (in via Santa Sofia) e due store take away in franchising a Torino e Sofia (Bulgaria), Blue Taste punta su un locale più strutturato in zona ex Fiera (prendendo il posto di un altro concept “healthy”, quello di Rigoni di Asiago): 200 Mq con un dehors di 30 Mq per un totale di 90 coperti. Apertura dalle 8 alle 23, sette giorni su sette, dunque da colazione al pranzo all’aperitivo, all’immancabile brunch nel weekend.

Cinque zone sane, sanissime

Il nome deriva dalle Blue Zones, ovvero cinque zone individuate dall’esploratore e giornalista del National Geographic Dan Buettner in collaborazione con i demografi Gianni Pes e Michel Poulain, che sul Journal of Experimental Gerontology avevano identificato la Sardegna come la regione con la più alta concentrazione di centenari maschi, disegnando sulla mappa dei cerchi blu concentrici che evidenziavano alcuni villaggi di estrema longevità. L’area all'interno del cerchio è stata definita “la zona blu”. A questa prima se ne sono dunque aggiunte altre: Icaria (Grecia), Okinawa (Giappone), Nicoya (Costa Rica) e Loma Linda (California). Blue Taste, startup nata nel 2021 da un’idea di Marco Gallo e Alessandro Ceratti (entrambi manager di Google), Gianluca Mottola (manager di Facebook) e Francesco Gallo (architetto), ha non solo l’obiettivo di offrire piatti salutari ispirandosi alla tradizione delle suddette zone blu, ma anche – come del resto prevede il progetto originario di Buettner (Blue Zones), di “accompagnare i clienti ad abbracciare uno stile di vita sano e sostenibile”.

Nulla di nuovo in realtà: dieta ipocalorica ricca di vitamine e antiossidanti, proteine nobili e grassi “buoni”, cibi in grado di potenziare le capacità riparative del DNA e preservare la salute. A questo si aggiunge un approccio “zero waste” che minimizza gli sprechi alimentari, si lavora sfruttando la cottura sous-vide per preservare i principi nutritivi ma anche ridurre l’impatto energetico durante le preparazioni e ci si impegna a lavorare con fornitori italiani che sposano una filosofia sostenibile.

Cosa si mangia al Blue Taste

Nella fattispecie, cosa si può trovare da Blue Taste? Un’offerta che incontra i Millennials strizzando l’occhio alla GenZ, per dirla con il marketing. Impera la bowl, la ciotola che va a braccetto con il tavolo grezzo e i mattoni a vista nei format healthy di tutto il mondo. A colazione, yogurt greco o con açai, dalle note proprietà antiossidanti, macedonie di frutta, brioches dolci e salate, centrifughe (Detox, Antioxi e Vitaminic) e pancakes. Il pranzo è il momento di piatti, bowl e insalate create con ricette gourmet e bilanciate come il Salmone Teriyaki o il Polpo cotti a bassa temperatura, la Melanzana Glassata con Menta, la Feta al forno e tapas da condividere. Nel weekend un menù ad hoc è dedicato al brunch con centrifughe, pancakes, open toast (con frutta fresca e crema proteica al cioccolato o con salmone affumicato, mousse di caprino e crema di asparagi, uova poché con punte di asparagi o scrambled eggs con salmone e avocado).

Interessante, poi, la proposta dell’aperitivo con cinque cocktail, ognuno ispirato a una Blue Zone: il Cali Mule con tequila mule e sunsweet californiane, lo Skinny in Japan skinny bitch con vodka insaporita al wasabi, l’Ikaria Sour con gin sour, l’Espresso Nicoya con espresso Martini a base di rum ricoperto da spuma alla banana, l’Our Bloody ovvero un Bloody Mary al gin con acqua di pomodoro homemade e sale aromatizzato al sedano.

Se l’idea sarà longeva come le Blue zones, lo dirà la piazza meneghina.

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