Le prime avvisaglie della guerra si ebbero quando il ministro della Tradizione della Ciociaria lanciò la fatwa contro il ministro della Carne coltivata di Mediolanum, rivolgendosi al popolo del Frusinate, assiepato sotto le finestre: «Abbiamo avuto notizia di esperimenti ignobili per coltivare la pajata. Si è passato il segno. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori. Camice nere della tradizione, combattenti di terra, di mare e dell’aria! E’ l’ora delle decisioni irrevocabili». A Longobardia, intanto, si stavano preparando i militari, tutti imbacuccati in divise in cotone naturale e di un nuovo materiale iper resistente costruito in laboratorio, senza uso di pelle animale.
Punito per una carbonara sbagliata
In una cella di Mediolanum giaceva, ormai da 25 anni, Luca Cesari. Un vecchio con la barba bianca che un tempo era stato un apprezzato gastronomo. Si era macchiato di reati gravissimi, postando su un social dell’epoca un video in cui riproduceva una carbonara che asseriva essere tradizionale, ma che conteneva tra gli ingredienti aglio, groviera e pancetta. Un regio decreto di Mediolanum aveva stabilito quale dovesse essere la Carbonara tradizionale, con l’uso di ingredienti certificato nei secoli: il guanciale e il pecorino.
Anche la cottura, al chiodo e non al dente, fu oggetto di uno specifico comma con combinato disposto. Ma Cesari impudentemente aveva osato mettere in dubbio una legge dello stato, mistificando e portando il caos nelle tavole dei ciociari. Alcuni invocarono la tradizione per ripristinare la legge del taglione, costringendo Cesari a mangiare per tutta la vita sbobbe a base di aglio e groviera, nelle segrete in cui era stato gettato.
Lo stato-ombra piegato al salutismo
Altri dissero: «Cosa c’è di più tradizionale di una bella ghigliottina?». Ma nella tradizione secolare c’era anche l’instabilità dei governi e così il ministro della Pajata era succeduto a quello della Carbonara, che aveva ritenuto più utile concentrarsi sul suo piatto ministeriale e lanciare l’offensiva contro i longobardi. I quali da tempo ormai avevano costruito enormi bioreattori dove producevano strisce di fibra muscolare, che chiamavano Spajata Lab. Avevano lanciato nelle mense scolastiche il menu vegan con la Spajata, che si accompagnava al kombucha, la nuova bevanda nazionale di Longobardia.
In quelle lande il veganesimo era legge dello Stato e il salutismo un imperativo nazionale. La parmigiana poteva essere cotta solo al forno e mai fritta, il caffè specialty veniva servito senza zuccheri aggiunti (l’uso di saccarosio era punito con i lavori forzati), il Campari era proibito perché conteneva la cocciniglia animale. La guerra andò avanti per qualche mese, finché i combattenti se ne dimenticarono.
Non mangiare è reato
Cesari aveva cominciato uno sciopero della fame, ma quest’iniziativa mise d’accordo i governanti ciociari con i longobardi. Il cibo era considerato sacro nei due Stati e l’astensione era considerata reato, al pari dello sciopero, strumento considerato tradizionale in Ciociaria ma superato dalle ancor più tradizionali bastonate delle guardie. Cesari riuscì a concludere un manoscritto, che non è arrivato fino a noi, ma fu il suo documento di abiura ad aprirgli le porte della cella. Ne riportiamo qui un estratto.
«Io Cesari Luca, figlio tradizionale del Cesari Padre, dell'età mia d'anni 94, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di voi Emin.mi e Rev.mi Cardinali, in tutta la Republica Tradizionale contro l'eretica pravità, generali Inquisitori; avendo davanti gl'occhi miei li sacrosanti Vangeli tradizionali, quali tocco con le proprie mani, giuro che sempre ho creduto, credo adesso, e con l'aiuto di Dio crederò per l’avvenire nella Carbonara con Guanciale e Pecorino, e lascerò la falsa opinione che il gruviera sia centro de lo zabaione e che la pancetta sfrigoli come guanciale e che si muova oscenamente nel grasso. Abiuro, maledico e detesto li sudetti errori e eresie».