Sinner e quella pasta al pomodoro sbagliata che lo ha tradito in finale

21 Nov 2023, 18:49 | a cura di
Il racconto attraverso una metafora delle partite di Jannik Sinner durante l'ATP finals a Torino e la finale con Novak Djokovic. La ricetta del successo in vista della Coppa Davis

«Tutto fa parte di un percorso, come la prima volta che cucini la pasta al pomodoro: sbagli il sale. Poi metti i pomodori freschi e il basilico. Devi stare attento a non esagerare. Il piatto non è ancora perfetto, ma sta andando nella giusta direzione». A parlare non è uno chef, e neanche un giornalista enogastronomico, bensì uno che la sa lunga a proposito di servizio. Attenzione, però: non di sala! Questa cosa, infatti, l’ha detta Jannik Sinner dopo aver battuto Daniil Medvedev nella semifinale degli ATP finals di Torino, che si sono appena conclusi.

Jannik Sinner, spaghetti e racchette

Per fotografare il sempre più vivo desiderio degli sportivi professionisti di non mortificare troppo il palato, costretti come sono a varie restrizioni alimentari, potremmo corredare il pezzo con una foto che ritrae un bel piatto di spaghetti con sopra una racchetta da tennis, ma viaggeremmo sulla lunghezza d’onda (banalmente stereotipata) di quella copertina di Der Spiegel che, nel 1977, per raccontare uno dei tanti binomi vita-morte del nostro paese, aveva posato su quella pasta una pistola. Soprattutto, ci allontaneremmo dal cuore di quella metafora. Il papà di Jannik, infatti, fa lo chef, anzi, è il cuoco di un rifugio in Valfiscalina, cioè di un posto in cui non c’è tempo per gli svolazzi gastrofighettini: è da questo genere di pensiero sulla cucina che nasce quel paragone, come se fosse il modo più diretto e autentico per spiegare il suo graduale percorso di crescita, quello che l’ha portato dalla 37ma posizione ATP del 2020 all’attuale quarta.

Contro Medvedev un po’ di peperoncino

«Caro Jannik, la salatura del tuo spaghetto al pomodoro adesso va bene: dovrebbe scivolarti il barattolo del sale grosso nell’acqua bollente per sballare il piatto. Il tuo sguardo, in questi ATP finals 2023, era infatti quello di un giovane chef che è diventato uomo, dopo aver acquisito sicurezza nei fondamentali del piatto. In semifinale, però, contro uno che ti aveva quasi sempre battuto, da quella pasta hai tolto il basilico e aggiunto un peperoncino: non di quelli puntuti che subito bruciano e poi presto scompaiono, bensì uno di quelli erbacei che, oltre a essere più persistenti, conferiscono freschezza e una più ampia aromaticità, quella che ti ha permesso di scendere su quel campo tanto determinato, quanto leggero, con la voglia di gustare il più a lungo possibile una partita che avrebbe avuto tanti diversi sapori».

Quel minuto di troppo

«Nel tentativo di trovare un ingrediente nuovo, per non essere prevedibili davanti al Gualtiero Marchesi della racchetta, Novak Djokovic, in finale ti sei distratto, lasciando la pasta nell’acqua bollente un minuto di troppo: lo spaghetto ha rilasciato altro amido e quello ti ha appiccicato le scarpe a terra, e la pallina sulla racchetta, rendendoti difficili certi recuperi e certi colpi per te più che possibili. La tua freschezza si è un po’ ammollata, e (nel secondo set) invece di provare a ricuocere dell’altra pasta, ti sei inconsciamente accontentato di uno spaghetto non più (intimamente) tenace, cercando il buono dove il buono non c’era. Lo facciamo tutti noi, quando ci adagiamo su quanto raggiunto, anche se sappiamo che avremmo ancora molto da dare: in fondo eri (da quarto) il secondo del mondo».

Adesso basilico

«La pasta cucinata contro Medvedev andava benissimo, ma per combattere il déjà-vu della vittoria, quello che ammoscerebbe un qualunque degustatore di fronte all’ennesimo piatto sempre uguale, hai bisogno di combattere la stanchezza (del palato, come delle gambe) con qualcosa di meno aggressivo del peperoncino, rimettendo su quello spaghetto del basilico fresco, tanto, e aggiungendo pure qualche fogliolina di menta. È così che dovrai presentarti in campo giovedì 23 novembre, in Coppa Davis: gli olandesi sono forti, ma sono pure molto fisici, perciò dovrai affrontarli con l’eleganza delle erbe aromatiche, non con la potenza del peperoncino. Se il piatto dovesse funzionare, potrai ricucinarlo molte altre volte ancora, nel 2024, fino ad avvicinarti a quel modello di perfezione che però – nel tennis come in cucina – mai potrai raggiungere. La perfezione risiederà nel fatto che ci stai rendendo più belli, portando in giro per il mondo la tua immagine pulita e mai urlante, come quel piatto di spaghetti pomodoro e basilico. Persino semplice, sapendo che la vera complessità risiede nell’apparente semplicità».

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