Tโimmagini, se fosse sempre domenica. Lo diceva Vasco nellโ85, tempo di pranzo dai nonni, le lasagne e lโarrosto e i piattini da frutta, pezzo forte del ยซservizioยป. E lโamaro che annunciava lโinizio della Formula 1, bottiglie polverose nascoste nella vetrinetta, ricordi di viaggi altrui e bomboniere in argento. Al centro, sulla tovaglia buona macchiata di sugo, nascosto dalla cesta di frutta, il re della giornata: il vassoio di pastarelle.
Il cabaret, la guantiera: un incarto pomposo, il nastro dorato annodato con forza da spezzare con il coltello, la striscia di cartoncino a creare la cupola per non rovinare i pasticcini. Il bignรจ e il cannoncino di sfoglia, le glasse spesse e zuccherine, le code dโaragosta e il temibile diplomatico, che rimaneva sempre per ultimo, che piaceva solo al nonno, la gelatina sulle crostate di frutta e i babร mignon. La domenica italiana.
Pastarelle, nostalgia dell'Italia piรน dolce
Mignon moderni tutti mousse e gelatine non riusciranno mai a rimpiazzare il mitico cabaret di pastarelle, che in ogni regione si presenta con colori e sapori diversi, accomunati da quella carta vintage, la velina che si appiccica allo zucchero a velo, il senso dโattesa mentre si rivela il contenuto. Pastarelle grandi da dividere, retaggio anni โ80 che fa ancora capolino in alcune pasticcerie d'antan, tagliate a metร o sporzionate alla buona, oppure piccoli scrigni di bontร , soldatini dolci in fila composti, da mangiare in un sol boccone. Si va in negozio al mattino presto, altrimenti ci si mette in coda sporgendosi in avanti per sbirciare tra le delizie esposte, ripassando a memoria la preferita di ognuno, il diplomatico per nonno, il bignรจ allo zabaione per nonna, al cioccolato per zia.
Bignรจ allo zabaione e la paura del diplomatico
I classici, quelli no, non mancano mai. I bignรจ sono alla crema o alla nocciola, al cioccolato o allo zabaione, tuttโal piรน al caffรจ ma meglio non spingersi oltre: lasciamo pistacchio, caramello e frutti di bosco fuori dalla porta, almeno per una volta. Largo alla panna fresca, che sia tanta e ben visibile tra i due letti di pasta choux ricoperti di granella di zucchero, rigonfi e generosi.
Posto dโonore, in ogni caso, spetta al diplomatico: bistrattato, scartato da tutti ma sempre presente, granitico, incrollabile diplomatico. Un tortino di pasta sfoglia e pan di Spagna con crema pasticcera, spennellato di rosa dallโalchermes, liquore dรฉmodรฉ che ha fatto la nostra storia. Non importa che non piaccia a nessuno, non cโรจ domenica senza il diplomatico.
La guantiera e quell'incarto retrรฒ
Il mignolo infilato sotto il nastro color oro, la mano sinistra a reggere il bendidio, ยซchรฉ non si sa maiยป. E poi ยซmetti tutto in frigo, sono frescheยป, ci si affida alla pasticceria di quartiere, niente orpelli, nessun virtuosismo, un nome solido che rassicura chi compra e riceve, ยซah, queste sono buoneยป. Lโomaggio piรน gradito da qualsiasi padrone di casa.
A Napoli si chiama guantiera, questo vassoio dorato, perchรฉ un tempo era fatto in argento e veniva usato per riporre i guanti, al Sud i dolci si presentano come versione mini dei classici della tradizione, tra babร , sfogliatella, cassatine e cannoli, per il resto d'Italia sono paste ma per i romani il nome รจ uno solo: pastarelle. Lโunica opzione, il finale piรน degno di un pranzo in famiglia, l'ultima portata di una cittร che, forse, un vero dessert non l'ha mai avuto.
La piccola pasticceria del Medioevo
Il look nel tempo รจ cambiato, ma le pastarelle esistono da millenni. La piccola pasticceria รจ nata nel Medioevo grazie ai conventi, dove il pane veniva addolcito con il miele e trasformato in palline da vendere ai pellegrini di passaggio per raccogliere fondi da dare ai piรน bisognosi. La guantiera รจ citata anche da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi (ยซVennero subito gran guantiere colme di dolci, che furono presentati, prima alla sposina, e dopo ai parentiยป), durante i banchetti rinascimentali i pasticcini erano la norma, e la tradizione รจ andata avanti, evolvendosi fino ad arrivare ai mitici cabaret.
La poesia delle pastarelle avanzate
Nelle pasticcerie piรน giovani quei vassoi si sono trasformati oggi in scatole ricercate, di design, il logo minimal che ha sostituito le eleganti scritte in corsivo sottili, la grafica moderna, lโaspetto meno barocco. Nel cuore di ogni italiano, perรฒ, lโidea delle pastarelle รจ solo una, un desiderio da soddisfare nelle insegne storiche, baluardi di un passato recente che sembra giร cosรฌ remoto. Pastarelle di domenica, mangiate il giorno dopo, chรฉ qualcuna avanzava sempre, il posto dโonore in frigorifero per la merenda di inizio settimana che non mancava mai. Lunedรฌ che avevano allora il sapore di festa, un ultimo assaggio per prolungare il piacere del fine settimana, residui di una giornata speciale che facevano scivolare via la fatica del lavoro a ogni crostatina mandata giรน, anche se un poโ piรน molla e insapore. Il ricordo del pranzo che svanisce, l'attesa del prossimo, un appuntamento fisso, una promessa. Tโimmagini, se fosse sempre domenica?