Vegetariani e vegani al mare: contro la dittatura della cucina di pesce

29 Mar 2024, 14:47 | a cura di
Si potrebbe obiettare che si tratta di una scelta personale, ma perché in nessun altro luogo - città o montagna che sia - questa decisione pesa così tanto?

Primavera, tempo di passeggiate all’aria aperta, picnic e primi pranzi al mare sognando la stagione estiva. Cosa c’è di meglio di un calice di bollicine sorseggiato con i piedi nella sabbia? È quello che si chiedono anche tutte le persone vegetariane e vegane, a cui questo piacere è perlopiù negato. O almeno, concesso a metà.

Questo articolo è stato pubblicato nel mensile di aprile del Gambero Rosso

La mancanza di opzioni vegetali al mare

In qualsiasi ristorante si riesce ad avere qualcosa in più di una semplice pasta al pomodoro, nelle trattorie tradizionali le opzioni non mancano – pensiamo alla ribollita, la frittata di patate romana, la caponata e tutte quelle bontà che sono vegane di natura – ma mangiare dignitosamente al mare è quasi impossibile. Si parla sempre di abbandonare la carne, ma nessuno pensa al pesce, che è invece il vero nemico di ogni vegano, l’elemento che può rendere l’estate impossibile.

Pasta al sugo e verdure grigliate. È questa la proposta vegan friendly dei locali sul lungomare. Patatine fritte, per chi proprio volesse esagerare (un menu per bambini è più entusiasmante). Ma perché deve essere così complicato godersi una cena in spiaggia? In campagna, città, qualunque altro posto, questo non accade: nell’entroterra l’uso dei legumi è diffuso, sughi di verdure non sono rari, funghi ed erbe di montagna la fanno da padroni… perché sul mare dobbiamo sottostare alla dittatura della frittura di calamari?

spaghetti al pomodoro

Come accontentare i clienti vegani al mare

Basta davvero poco, per far felice un cliente vegano. Le zucchine usate insieme ai gamberi per condire gli gnocchi possono diventare protagoniste di una salsa plant-based, magari frullate con mandorle, menta e un buon olio per un pesto fresco e saporito, velocissimo da preparare. Due pomodori confit (secchi, se la pigrizia prende il sopravvento) e il gioco è fatto.

Una crema cacio e pepe per i vegetariani si fa in poco tempo, le melanzane (proposte sempre e solo come contorno alla griglia) risultano ancora più buone se passate in pastella e fritte per l’aperitivo (non chiediamo anche una salsa in accompagnamento, ma perlomeno non fateci abbuffare di bruschette al pomodoro mentre gli altri si gustano antipasti misti). Sulla piastra, oltre al filetto di tonno si possono cuocere burger vegetali (non diteci che non sapete dove trovarli: sono ovunque), fare un hummus non è poi complicato e, proprio a voler esagerare, le alghe sminuzzate sanno regalare un gran profumo (forse è tempo di ragionare seriamente sulla cucina di mare vegetale).

Che piaccia o meno, con l’alimentazione vegetale bisogna farci i conti. Chi sceglie di modificare la propria dieta è disposto a scendere a compromessi, ma finire per spendere 40 euro per una pasta al pomodoro e delle melanzane arrosto (se si paga “alla romana”) è mortificante. Si potrebbe obiettare che si tratta di una scelta personale... ma perché in nessun altro luogo, città o montagna che sia, questa decisione pesa così tanto?

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