Wurstel, hamburger e discount: caro ministro Lollobrigida, ecco perché non è vero che i poveri mangiano meglio dei ricchi

25 Ago 2023, 14:25 | a cura di
Figli di famiglie disagiate che non conoscono cibo che non sia wurstel, hamburger e pasta al pomodoro, aumento delle file alla Caritas, il 30% degli italiani va nei discount: ecco la realtà. Ecco perché non è vero, come dice il ministro Lollobrigida, che i poveri mangiano meglio dei ricchi

“I ragazzi che vengono alla nostra scuola non conoscono il cibo. Vivono in famiglie non particolarmente abbienti, frequentano questi corsi in cui possono formarsi gratuitamente, ricevono anche i libri gratuitamente. Soprattutto i ragazzi che vivono in città sono abituati a mangiare wurstel, hamburger a basso costo, petto di pollo e pasta acquistati ai discount e pomodori ai prezzi minimi che trovano… Al massimo si concedono il fast food ogni tanto. Fanno in parte eccezione, per la mia esperienza – ma ne vedo tanti – i ragazzi che vivono in famiglie maghrebine dove in genere le madri cucinano in maniera più sistematica e allora il cibo risulta più complesso e con una storia più radicata”. Il racconto è di Maurizio Camilli, cuoco a Torino alla Piazza dei Mestieri dove gestisce la formazione, il ristorante gourmet, la panetteria e la birreria con annesso birrificio. Una fondazione che punta all’inserimento nella società di persone svantaggiate attraverso la formazione e l’avviamento lavorativo: ogni anno circa 5.000 ragazzi passano dalle strutture di Torino, Milano, Catania per imparare un mestiere e trovare un lavoro. Ecco, sembra questa la migliore risposta al ministro Francesco Lollobrigida quando dice che in Italia i poveri spesso mangiano meglio dei ricchi.

Carrelli al disocunt

Carrelli al disocunt. Foto PhB/Unsplash. In apertura, foto di Toa Heftiba

Il 30% degli italiani fa spesa al discount

Forse il ministro-cognato (di Meloni) ha in mente una visione bucolica e idealizzata dell’antica realtà contadina in cui si consumavano prodotti della terra “seri”? Ma forse il ministro non sa quanta povertà e quanta fame ci fossero nelle nostre campagne ancora nel secondo dopoguerra: quando un’aringa appesa al centro del tavolo doveva bastare una settimana per strofinarci una fetta di polenta fredda da insaporire. E non sa, il ministro, neppure che quest’anno un italiano su tre sceglie di fare la spesa in un discount (sondaggio AstraRicerche aprile 2023). Nulla di male, per carità: ma certo non trovi il pollo allevato libero, non trovi la pasta artigianale da 6-7 euro al chilo, né i formaggi di malga e neppure quelli animali alimentati a erba.

alla mensa dei poveri

In fila alle mense Caritas: +12,5%

Il ministro, poi, non sa neppure – forse – che nel 2022 le persone che hanno chiesto aiuto a parrocchie o centri diocesani sono cresciute del 12,5%. Sono in maggioranza donne. Aumentano le persone che non arrivano a fine mese pur avendo un lavoro (rapporto Caritas 2023). Le persone aiutate dalla Caritas nel 2022 sono state 256 mila: il 51,9%, vive al Nord, il 27 nel Centro e il 21,1 al Sud. Quasi il 30% di queste persone è seguito dalla rete Caritas da più di cinque anni. Sono stati erogati 3,4 milioni di aiuti e interventi. E non sono solo stranieri: il 40% è fatto di italiani. E sono aumentate anche le persone senza fissa dimora. La povertà è trasversale. Anche chi ha un titolo di studio è a rischio povertà, ma resta alto il rapporto fra indigenza e bassa scolarizzazione. Il 48% di chi chiede aiuto è disoccupato e inoccupato, ma un quinto delle persone ha un lavoro. «Molti – dicono dalla Caritas – si rivolgono a noi nonostante abbiano un'occupazione che è spesso sottopagata e precaria. Oltre al salario, pesa il caro affitti e il caro bollette: si tratta di una povertà multidimensionale e questo non ci lascia intravedere un futuro molto roseo». Dati avvalorati – se ce nefosse bisogno – anche dal bilancio dell’Opera San Francesco: quest’anno a Milano, rispetto ai primi tre mesi del 2022, in via Kramer e in piazzale Velázquez sono aumentate del 40% le persone, italiane e straniere, in fila ogni giorno per un pasto. Ma si sa, in Italia i poveri, le persone meno abbienti, mangiano spesso meglio dei  ricchi.

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