Diciamolo subito. Sto con Anthony Genovese. Senza ombra di dubbio. E non perché – al di là di ogni considerazione o di ogni opinione sulla sua cucina – ritenga che il suo Pagliaccio meriti davvero una Terza stella Michelin. È una valutazione che evidentemente non ci compete in alcun modo (il Gambero la sua scelta l’ha già fatta nero su bianco assegnandogli Tre Forchette). Ma perché penso che sia corretto, persino igienico, che qualcuno nel mondo dell’alta cucina, con compostezza e precisione, abbia trovato la forza per uscire allo scoperto. E abbia deciso di parlare, di esprimere una propria insoddisfazione, un proprio punto di vista nei confronti di un giudizio ricevuto e non condiviso.
Intervista a Genovese: «Stanco e deluso dalla guida Michelin»
Dico questo, perché sono convinto che che esponendosi, dicendo con garbo e sensibilità che cosa pensa della valutazione appena ricevuta dalla guida più riconosciuta a livello internazionale, lo chef abbia compiuto un atto coraggioso (la misura di tale coraggio è data dalla quantità di suoi colleghi che pensano probabilmente cose ben peggiori, ma preferiscono non esprimerle, si sa mai) ma contemporaneamente abbia accettato in maniera composta le regole del gioco di cui fa parte. Un esercizio dignitoso e costruttivo. Un modo corretto di rapportarsi a quel sistema di potere – che cos’altro è quello delle guide? – che altrimenti continuerebbe a operare in maniera incontrollata. E, si sa, potere e controllo sono da sempre un binomio indissolubile e salvifico.
Nel fare questo Genovese ha di fatto celebrato il ruolo e la funzione della critica. Ruolo e funzione spesso equivocati, temuti, derisi, sofferti, ma quasi mai rispettati. E non è un caso che nell’intervista che abbiamo pubblicato, partendo da una considerazione tutto sommato banale e secondaria per il dibattito (Terza stella al Pagliaccio sì o no) abbiamo dato l’opportunità ai nostri lettori di andare ben oltre lo sfogo comprensibile di un grande professionista che legittimamente rivendica i suoi meriti, e di entrare nel merito delle scelte e delle questioni allargando il discorso sino a coinvolgere le responsabilità dell’amministrazione e della politica.