Berlino Film Festival 2016. Ancora cibo sul grande schermo con Aduriz e Redzepi

25 Gen 2016, 10:46 | a cura di

Si parla di abitudini alimentari, culture lontane, grandi chef e cucine contemporanee nelle sale del festival del cinema di Berlino, che ospita ancora una volta una sezione dedicata al cinema gastronomico. E si mangia anche, al Gropius Mirror Restaurant.  


Cibo al cinema. Dal neorealismo ad oggi

Un piatto di spaghetti, una trattoria popolare, la tavola della domenica. Ciak, si gira. Sequenze in bianco e nero dai grandi schermi che hanno fatto la storia del cinema italiano, quello recentemente a lutto per la scomparsa di Ettore Scola, vivido rappresentante di quella scuola neorealista che con le abitudini alimentari degli italiani, i loro vizi, la difficoltà a sbarcare il lunario, i pranzi in trattoria ebbe tanto a che fare. Che oggi il cibo giochi spesso un ruolo da protagonista al cinema non stupisce più nessuno. Che se ne parli in relazione all'ultima fatica di qualche chef o per portare all'attenzione dell'opinione pubblica urgenze legate a sostenibilità e consapevolezza alimentare, il tema continua a ispirare tanti registi, mentre il grande (come il piccolo) schermo fa gola a tanti “attori” di cucina, coloro che hanno dedicato la propria vita alla ristorazione e ora vogliono raccontarla agli altri. Con la complicità della macchina da presa.

Culinary Cinema al Berlinale

Non è un caso che quest'anno la sezione gastronomica del Berlinale (il Festival del Cinema di Berlino), giunta ormai al decimo appuntamento, continui a celebrare l'alta cucina contemporanea con un parterre di chef di tutto rispetto, da Andoni Luis Aduriz a Sven Elverfeld (recente tre stelle sul suolo tedesco). D'altronde sul tappetto rosso di Berlino in passato hanno sfilato proprio tutti, da Massimo Bottura a Gaston Acurio, dai fratelli Roca a Renè Redzepi.

Per l'edizione 2016 è stato scelto un tema piuttosto ambizioso, Make food, not war. Parola d'ordine: celebrare la buona tavola e la convivialità, affidando al cibo un messaggio di speranza quanto mai necessario. Il programma, dal 14 al 19 febbraio, prevede una dozzina di proiezioni (di cui tre premiere) che interpreteranno il tema proprio a partire dal valore simbolico del cibo, potente legante culturale che travalica le barriere del razzismo e della diffidenza, così come nelle intenzioni del direttore del festival Dieter Kosslick e del curatore della sezione Thomas Struck.

Il programma. Da Aduriz a Redzepi

Così la platea del Cinema Culinario potrà assistere in anteprima internazionale alla proiezione del docufilm Campo a Traves (l'epopea del Mugaritz di Andoni Luis Aduriz, nei Paesi Baschi) o apprezzare la miniserie Cooked, prodotta da Netflix in collaborazione con Michel Pollan, che solo qualche giorno più tardi sarà disponibile per gli abbonati della piattaforma on demand statunitense. Ma ci sarà spazio anche per Renè Redzepi, che torna al Berlinale per presentare il documentario sul Noma (My Perfect Storm) uscito nelle sale a dicembre, e per molti altri documentari che indagano il nostro rapporto con il cibo nella società contemporanea, dalla pellicola In Defense of food dell'americano Michael Schwarz alla produzione olandese Need for Meat.

Istantanee da culture lontane arrivano a Berlino con Wanton Mee (a proposito della scena gastronomica di Singapore) e con il cortometraggio How to build an igloo (protagonisti due Inuit e un igloo in costruzione).

Come sempre si parlerà di cibo anche in cucina: dopo la sfilata sul red carpet gli chef invitati a Berlino torneranno protagonisti ai fornelli del Gropius Mirror Restaurant, aperto ogni giorno fino a notte fonda. Mentre nel pomeriggio il ristorante ospiterà come di consueto gli appuntamenti del Tea Time, tra degustazioni, dibattiti e presentazioni di libri. E l'immancabile sezione street food sarà affidata alle cure del Markthalle Neun, in collaborazione con Slow Food International, già partner del Culinary Cinema.

 

a cura di Livia Montagnoli

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