Cavalli chiude lo storico Caffè Giacosa di Firenze. Quale futuro per il bar del Conte Negroni?

18 Lug 2017, 08:30 | a cura di

Fondato nel 1815, il Caffè Giacosa condivide la fama con il mito di fondazione di uno dei cocktail più celebri della miscelazione all’italiana: il Negroni. Nel locale di Via Tornabuoni, il Conte Negroni lo “inventò” nel 1920. Dal 2001 lo spazio era di Roberto Cavalli, che ora ha deciso di chiudere il bar e vendere marchio e locale. A chi? 


Caffè Giacosa. Un bar storico a Firenze

L'insegna ha conservato l'allure dei caffè dell'Ottocento, tra le attività storiche che in molte città d'Italia hanno resistito all'avvicendarsi delle mode, attraversando indenni quasi due secoli, a preservare la memoria di una società borghese che davanti al bancone si ritrovava per guardare e farsi vedere. Col locale fondato in via Tornabuoni nel 1815, in realtà, il Caffè Giacosa come fiorentini e turisti lo conoscono oggi condivide storia e marchio, ma non gli spazi, nel frattempo rinnovati per far posto alla boutique di Roberto Cavalli, aperta nel 2001. Proprio allo stilista, infatti, si deve la riapertura della storica attività all'inizio degli anni Duemila, quando Cavalli aveva rilevato il locale per farne il suo showroom in una delle vie dello shopping più blasonate di Firenze (a pochi metri da Palazzo Strozzi e piazza della Repubblica), senza però sacrificare la storia del luogo. Così, contestualmente ai lavori di ristrutturazione, il caffè aveva trovato spazio sul retro, con affaccio su via della Spada. E gli estimatori del bar che negli anni Venti aveva battezzato l'invenzione del cocktail Negroni avevano tirato un sospiro di sollievo.

Dall’invenzione del Negroni a Roberto Cavalli

Via Tornabuoni, all'epoca, era ritrovo abituale del Conte Camillo Negroni (l'insegna, all'inizio degli anni Venti ancora recitava Caffè Casoni, ma poco importa, perché poco dopo, proprio negli stessi spazi, sarebbe stata trasferita l'attività del Caffè Giacosa), che al barman di allora, un giorno, diede indicazioni precise per realizzare un drink mai sperimentato: non il solito Americano col seltz, ma un goccio di gin per modificare la ricetta che presto sarebbe diventata un “Americano alla moda del Conte Negroni”. Facendo rapidamente proseliti, e diventando uno dei cocktail da aperitivo più caratteristici e richiesti d'Italia, e del mondo (la storia la racconta con dovizia di particolari Luca Picchi, nel libro Sulle tracce del conte. La vera storia del cocktail Negroni, edito da Plan nel 2002). Dal 2001, dunque, era cominciata la nuova vita del Caffè Giacosa by Roberto Cavalli (voto di Due chicchi e Due Tazzine Gulla guida Bar d'Italia 2017 del Gambero Rosso): un buon Negroni d'ordinanza, caffè 100% Arabica, una buona scelta di lieviti e dolci della tradizione per la colazione, tramezzini e qualche sfizio salato. Accoglienza cortese che non tradiva la storia del luogo, e un piccolo dehors, per godere dello struscio del centro città. Fino all'annuncio di Gian Giacomo Ferraris, Ceo del gruppo Cavalli, qualche giorno fa: a settembre la boutique chiude i battenti, e contestualmente abbassa le saracinesche anche il Caffè, che anzi si prepara alla serrata già tra un paio di settimane, alla fine di luglio.

 

Il Caffè Giacosa chiude

Un fulmine a ciel sereno, che in casa Cavalli giustificano però con una strategia pianificata da tempo, come “epilogo del progetto di riorganizzazione, ristrutturazione e rilancio” per risalire la china di un trend negativo (fatturato e vendite in calo nel 2016) riprogrammando gli sforzi, principalmente a favore dell'estero e dell'espansione in Asia. E quindi dapprima tagliando 200 dipendenti, e poi spegnendo le vetrine di alcune boutique, Madrid, Vienna, Venezia. Fino a Firenze, l'unico spazio della maison toscana in città, che sarà operativo ancora per un paio di mesi, prima di chiudere definitivamente. Il bar, da parte sua, è un'attività che “non rientra nel core business” di Cavalli, e quindi dal 29 luglio i 14 dipendenti del Caffè Giacosa resteranno a casa.

 

Arriva Armani?

E del marchio storico, che ne sarà? Ferraris ha anticipato l'intenzione di cedere il marchio indipendentemente dal passaggio di consegne dei locali, che voci insistenti danno per acquistati da Armani (già presente in via Tornabuoni, nel nuovo spazio, 250 metri quadri in tutto, dovrebbe mantenere l'assetto boutique con somministrazione, ancora difficile intuire il format). Ma a tutela dell'insegna si è già mosso il Comune, sebbene la vicenda sia particolarmente intricata. L'assessore Bettarini, infatti, riferisce di un caso piuttosto peculiare: il Comune non dispone degli strumenti normativi per garantire la prosecuzione dell'attività proprio in virtù dei lavori di rinnovamento del 2001, che hanno spostato, anche se solo di pochi metri, il Caffè Giacosa dalla sua sede originale. Cade così ogni possibilità di vincolare lo spazio alla sua destinazione d'uso, e con essa la garanzia di mantenere in attività l'esercizio commerciale storico. Per il regolamento urbanistico, cioè, il Caffè Giacosa oggi è un'attività commerciale come tante, a differenza per esempio dei caffè storici di piazza della Repubblica. L'auspicio, ora, è che chi arriverà possa farsi custode del marchio (e magari anche riassumere il personale messo alla porta). Il nome di Armani circola con insistenza nelle ultime ore, ma la conferma ancora non c'è. Certo, dopo la recente apertura in Galleria a Bologna, l'occasione offerta da Cavalli potrebbe garantire una valida opportunità per aprire alla ristorazione gestita dalla maison anche sulla piazza fiorentina. Per esempio importando in città il brand Nobu? Chissà. Storia e fenomeni di tendenza a confronto: chi avrà la meglio?

 

Caffè Giacosa | Firenze | via della Spada, 10r

 

a cura di Livia Montagnoli

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