Si può resistere a tutto, tranne che a una bella scatola. La pensa così la giornalista e filologa Camilla Sernagiotto, che nel suo libro Senza Scadenza (Ultra Edizioni) passa in rassegna i più iconici packaging del made in Italy. Quella per le scatole è una vera passione, ereditata dalla nonna Bianca, «donna piena di grazia che ha trascorso l’esistenza a scovare tesori del passato».
10 packaging di cibo nostalgici
Come biasimarla, nessuno è immune al fascino nostalgico di un barattolo di Coccoina o di borotalco Felze Azzurra. Il cibo, naturalmente, nel mondo dei contenitori la fa padrone: con non poca fatica, abbiamo selezionato 10 dei packaging alimentari più belli raccontati dall’autrice, con tanto di aneddoti e interviste agli attuali proprietari delle aziende.
Amarelli
Simbolo della liquirizia italiana, Amarelli è apprezzata da Nord a Sud anche per le sue iconiche scatole. La fabbrica, oggi, ha anche un Museo della liquirizia, dove è possibile scoprire ogni dettaglio sull’affascinante storia della radice e della sua produzione. In origine le scatolette erano di latta, proprio come oggi, poi durante il fascismo vennero abbandonate in favore della carta, ma nel 1978 l’azienda decise di riportare in auge gli originali contenitori. A idearle per prima fu Giuseppina Amarelli, che seguiva l’azienda con il fratello: «Nel 1919 si inventò una piccola scatoletta in cui fece scrivere il nome del brand – Barone Amarelli – e anche l’identità territoriale: Rossano» racconta Pina Amarelli.
Angelo Parodi
La società che fa capo ad Angelo Parodi si chiama Icat Food, azienda che importa da tutto il mondo e distribuisce conserve ittiche in Italia. Nata dall’intuizione di Luadadio Teglio, che nella seconda metà dell’Ottocento a Genova decise di puntare sull’importazione del pesce salato, dagli anni ’90 la Icat ha acquisito il brand Angelo Parodi, e oggi è in mano alla presidente Giorgia Serrati Teglio e la vicepresidente Camilla Teglio. «Sappiamo che il packaging è molto amato, perciò lungi da noi variarlo! ha commentato l’azienda. Se lo facessimo, probabilmente i consumatori non riconoscerebbero il prodotto e ci sarebbe il rischio di perdere i clienti fedeli».
Aranciata Sanpellegrino
La punta di diamante della scuderia Sanpellegrino è l’Aranciata. La storia delle bibite comincia nel 1932 a Milano, grazie al commendator Ezio Granelli, allora proprietario dell’azienda, che durante la fiera Campionaria di Milano decise di offrire ai suoi ospiti una bevanda dissetante preparata sul momento a base di acqua minerale, succo d’arancia e un pizzico di zucchero. «L’iconica bottiglietta ha subito un restyling nel 2019, ma non si discosta minimamente da quel sapore d’antan che connota l’Aranciata italiana per eccellenza. La nostra priorità» spiega Camilla Cancellieri, Senior Brand Manager International Brands Group Sanpellegrino «è quella di mantenere chiari e visibili i codici visivi dell’identità alla marca».
Biscottificio Mattei
Le latte sono molto belle, il sacchetto blu inconfondibile, ma è la cappelliera il contenitore più originale e distintivo del biscottificio fondato da Antonio Mattei nel 1858 a Prato. Dal 1862 il sacchetto è blu, come il colore dello stemma di casa Savoia che da poco aveva unificato l’Italia, mentre per le prime cappellerie bisogna attendere fine Ottocento. Tra le più antiche ancora conservate c’è quella di cartone fasciato avorio che riporta sul coperchio l’intestazione “ditta Antonio Mattei successore Egisto Ciampolini Prato Toscana via Ricasoli 320 Antica Fabbrica dei rinomati Cantucci Biscotti Mantovane Pasta Regina e altri dolci".
Fabbri 1905
In principio fu una piccola distilleria, ma fin da subito il nome di Fabbri divenne un riferimento nel settore della gelateria e pasticceria. Oggi è una multinazionale guidata dalla quarta generazione. Le famose amarene, inventate nel 1915 da Rachele, moglie del fondatore Gennaro Fabbri, inizialmente erano vendute in damigiane. Fu poi il famoso vaso bianco e blu, creato dal ceramista Riccardo Gatti di Faenza, a decretare il successo del prodotto. Un contenitore divenuto popolare in tutto il mondo: storica è stata la sentenza del luglio 2020 che ha visto il Tribunale dl Popolo di Shangai riconoscere come inimitabile anche in Cina il vaso.
Krumiri Rossi
Tra le latte di biscotti italiani più belle di sempre, il barattolo di Krumiri Rossi è un’icona in Piemonte e in tutta la Penisola. La svolta da pasticceria locale a realtà di fama internazionale avviene nel 1953, quando Ercole Portinaro prende in mano le redini dell’azienda insieme a suo figlio Romolo, con l’intenzione di ampliarla. Secondo Anna Maria Portinaro, quelle scatole sono delle capsule del temo: «I clienti vengono trasportati verso ricordi, affetti passati, che possono essere vissuti nuovamente aprendo le nostre confezioni».
Cioccolata Scorza
Nel 1796 Teresa Menarini, vedova Majani, si risposò in seconde nozze con il signor Tommaso Barbieri, che gestiva un negozio di dolciumi nel cuore di Bologna. A inizio Ottocento, i figli di Teresa - Romualdo e Francesco Majani - subentrarono nell’attività del patrigno. Furono loro a capire che il negozio doveva orientarsi verso il cioccolato. La loro famosa cioccolata calda, chiamata “infranta”, veniva apprezzata anche da personalità del calibro di Marconi, Carducci, D’Annunzio. Nel 1832 l’invenzione della Cioccolata Scorza, la prima cioccolata solida d’Italia, sancì il successo del marchio: insieme al prodotto nacque anche la scatola di carta rigida, con sfondo giallo ocra e dettagli in rosso vermiglio.
Nutella
È la crema alle nocciole più famosa al mondo: antenata della Nutella è la Supercrema, creata da Pietro Ferrero – inventore del Gianduijot in panetto – e messa a punto dal figlio Michele. La Nutella così come la conosciamo oggi nasce nel 1964, ma «l’iconico barattolo è stato lanciato in Germania nel 1965» raccontano dall’azienda. Un vasetto di vetro con tappo bianco che è stato amato e imitato in tutto il mondo: «La Nutella prodotta in un anno pesa quanto l’Empire State Building».
Pastiglie Leone
Non potevano mancare all’appello le bellissime Pastiglie Leone, nate nel 1857 ad Alba grazie a Luigi Leone, che produceva pastiglie digestive alla menta, cannella, rabarbaro e genziana. Tra gli estimatori del prodotto, Camillo Benso Conte di Cavour, che andava pazzo per le pastiglie gommose alla violetta. Pochi anni dopo l’invenzione, Luigi inventò anche la latta, «una confezione tascabile per permettere a tutti – dame e gentiluomini – di portarla sempre con sé comodamente nel taschino o in una piccola borsa» racconta Mario De Luca, global marketing director dell’azienda.
Paneangeli
Quasi un secolo dopo la sua nascita, Paneangeli è ancora il lievito più famoso d’Italia. E il packaging è rimasto pressoché identico all’originale. La storia comincia con Ettore Riccardi, garzone di bottega di Cremona famoso per i suoi dolci. La leggenda narra che una signora un giorno gli disse che la sua torta era talmente buona che sembrava fatta dagli angeli, episodio che diede poi l’ispirazione per creare il logo dell’azienda. La ricetta di Ettore per il lievito cominciò a essere commercializzata nel 1932, «e da allora i due angeli con la torta non hanno più abbandonato le nostre bustine color turchese» dice Riccardo Panichi, executive marketing manager Paneangeli. Lo stesso logo di sempre, che continua a creare «un legame solido con la tradizione, e infonde sicurezza».