Giulia Innocenzi contro il ministro Lollobrigida: «Le torture negli allevamenti non sono eccezioni»

9 Mag 2024, 16:22 | a cura di
Il documentario-denuncia andato in onda su Report, per il ministro dell'Agricoltura mette in luce le "eccezioni" del nostro paese, a discapito dei tanti allevatori virtuosi. Ma la violenza negli allevamenti, purtroppo, è la norma

Il documentario Food for Profit di Giulia Innocenzi e Paolo d'Ambrosi ha fatto il record d'ascolti la scorsa domenica, quando è andato in onda su Report, e tra i tanti spettatori c'è stato anche il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, che non ha tardato a condividere la sua opinione sui social. «Anche stasera assistiamo alla criminalizzazione generalizzata dei nostri allevatori» ha scritto sulla sua pagina Facebook, «certamente chiunque maltratti un essere vivente deve esser punito secondo la legge, ma in Italia grazie alle nostre Forze dell'ordine i controlli ci sono». La risposta di Giulia Innocenzi non si è fatta attendere: altro che casi isolati, questa è la norma.

Giulia Innocenzi: la violenza negli allevamenti è la norma

«Anziché puntare il dito contro giornalisti che "criminalizzano" il settore» dice Innocenzi in un video su Instagram, «sarebbe bene adottare uno spirito critico contro questi allevamenti che lui rappresenta in prima persona, uno sguardo che non consideri solo profitto e produttività, ma anche gli animali e l'ambiente». Anche perché denunciare, come dice il ministro - probabilmente inorridito dalle immagini mostrate dal documentario sugli allevamenti intensivi - non è poi così semplice, considerando che «la violenza è insita in questi luoghi, alcune pratiche crudeli sono ammesse per legge».

Neanche troppo tra le righe, il ministro insinua anche che le associazioni animaliste abbiano «preferito permettere che quelle povere creature venissero maltrattate brutalmente in attesa che qualche trasmissione programmasse un servizio». C'è bisogno di immagini simili in TV? A quanto pare sì, considerando che per molti atrocità simili sono ancora delle eccezioni, a cominciare dal ministro.

Il ministro dell'Agricoltura che ignora l'esistenza del documentario

Lollobrigida ha sottolineato il suo rispetto per la libera informazione, aggiungendo però che forse è controproducente «far passare le produzioni agricole come frutto di pratiche nocive». Conclude con un post scriptum, spiegando che non sapeva nulla della messa in onda di Food for Profit. Strano, considerando, come ha spiegato Innocenzi, che le proiezioni sono state fatte al Parlamento Europeo, Italiano, in vari consigli regionali, «su un tema che riguarda ciò di cui si occupa lui». Possibile che non ne sapesse niente? Intanto, Lollobrigida ha segnalato ai Carabinieri dell’Agroalimentare la necessità di intervenire immediatamente (segue disegno della bandiera tricolore). E tre giorni dopo ha pensato bene di dedicare un post al Gruppo Cremonini, gigante internazionale della carne italiana. Chissà, magari le immagine degli allevamenti sono già state dimenticate.

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