L'ascesa del Vermouth di Torino, il Consorzio ottiene la certificazione negli Stati Uniti

30 Ott 2023, 13:29 | a cura di
Il Consorzio ottiene la tutela dell’United States Patent and Trademark Office e potrà difendersi da contraffazioni e imitazioni. Un successo per il più importante vino aromatizzato italiano, riscoperto in tutto il mondo negli ultimi anni

Il vermouth vuo’ fa’ l’americano. Quello di Torino, almeno. Il Consorzio che rappresenta il più famoso vino aromatizzato italiano ha ottenuto il marchio di certificazione dell’United States Patent and Trademark Office e sarà quindi tutelato in uno dei mercati mondiali che hanno consacrato la rinascita di questo prodotto che negli ultimi anni si è soffiato di dosso la polvere accumulata in decenni di trascuratezza. In questo modo il marchio potrà essere tutelato (e con esso i suoi consumatori) dalle possibili imitazioni e contraffazioni.

Due bicchierini di vermouth

Tre anni di lavoro

“Il marchio di certificazione statunitense non è sempre così facile o scontato da ottenere", dice con orgoglio il presidente del Consorzio Roberto Bava. "Ci sono voluti tre anni di lavoro durante i quali il consorzio ha operato in stretta collaborazione con le storiche Case produttrici del Vermouth di Torino, che hanno messo a disposizione i loro archivi allo scopo di raccogliere i documenti necessari per la preparazione del dossier. Queste autentiche testimonianze hanno permesso di dimostrare che il Vermouth di Torino è stato venduto negli Stati Uniti dai soci del consorzio in modo continuativo a partire dal 1866 fino a oggi e di ottenerne i diritti di antecedenza”.

Trentacinque aziende rappresentate

Un successo particolarmente significativo perché il Consorzio del Vermouth di Torino, malgrado la storicità del prodotto, è nato appena nel 2019 (qui un po' di storia) e attualmente il consorzio raccoglie 35 aziende, alcune delle quali storiche come Carpano (a cui si deve l’invenzione del Vermouth nell’anno di grazia 1796), Campari, Cocchi, Gancia, Martini&Rossi, Bosca e Tosti1820. Appena più antico il disciplinare del prodotto, che è stato approvato dal ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali il 22 marzo 2017.

La ricetta prevede di macerare in grandi vasche un misto di erbe, spezie, scorze e fiori tra le quali prima di tutto l’assenzio che dà il nome al prodotto (la parola tedesca è infatti Wermut) e deve essere esclusivamente piemontese e poi genziana, sambuco, vaniglia, arancio amaro, cannella, noce moscata, coriandolo, ginepro, angelica, maggiorana, menta, zafferano, china. Poi si aggiunge vino Moscato (ma è consentito anche l’uso di altre tipologie purché italiane), quindi alcol e zucchero. Il vino deve essere almeno il 75 per cento, la gradazione alcolica può andare dai 14,5 ai 22 gradi e le tipologie, in funzione del grado zuccherino, sono dolce, semidolce, semisecco, secco ed extrasecco.

Un mercato rilevante

Quello di Torino è il primo e unico Vermouth al mondo a poter vantare questa protezione negli Stati Uniti. Un riconoscimento che si assomma alla protezione dell’IGP e del nome del Vermouth di Torino in tutti i Paesi dell’Unione Europea e in molti di atre regioni geografiche. “Il consorzio del Vermouth di Torino - dice il direttore Pierstefano Berta - è costantemente attivo per salvaguardare i consumatori dalle pratiche di etichettatura ingannevoli. Lavorando costantemente con le istituzioni italiane e con gli uffici marchi di altri Paesi per ottenere la massima protezione del Vermouth di Torino, è diventato chiaro che avevamo bisogno di un’ampia protezione negli Stati Uniti, che rappresentano un mercato molto rilevante per i soci del consorzio”.

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