È di 2 morti e di oltre 500 sfollati il bilancio per ora provvisorio dell'ondata di maltempo che ha colpito martedì 3 maggio l'Emilia Romagna dove, in 48 ore, è caduta la quantità di pioggia pari a un quarto di quella che si riversa su quella zona in un anno, secondo il servizio idrometeoclima dell'Arpae Emilia Romagna (l’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia). “Una sequenza così nefasta purtroppo non è più eccezionale” dice Stefano Francia, presidente di Cia Agricoltori italiani dell’Emilia Romagna “e ora non ci resta che fare la conta dei danni che si sommano alle gelate di alcune settimane fa che, da sole, hanno causato perdite ingenti alla frutticoltura”. “In Italia l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma” conferma Coldiretti, dando un quadro della situazione: "la tendenza alla tropicalizzazione con manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e il rapido passaggio dal sole al maltempo", e quantificando danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne sopra i 6 miliardi di euro solo nell’ultimo anno.
Maltempo in Emilia Romagna: le zone colpite
Zone ad alta vocazione agricola, oggi devono fare i conti con gli esiti di precipitazioni violente: torrenti esondati, frane e smottamenti in collina e montagna, con l'esondazione dei torrenti della zona, Lamone, Montone, Senio e Sillaro (ma anche l’Idice nel Bolognese) che hanno allagato centri abitati e terreni agricoli, soprattutto nella zone più basse. In alcune aree ancora non si riesce a fare la conta dei danni per l'impraticabilità delle strade, e altre precipitazioni sono attese per la prossima settimana.
Sono soprattutto le province di Bologna e Ravenna a essere colpite; l'area di Faenza è in primo piano, con le impressionanti immagini dell'acqua per le strade, “in realtà il 95% di Faenza è asciutta” spiega Giorgio Melandri, giornalista enogastronomico di stanza a Faenza, da qualche anno produttore di vino a Modigliana con l'azienda Mutiliana. “Il problema è stato in collina. Faenza raccoglie un bacino con diverse valli che sono quelle in cui ha piovuto di più” come Modigliana, dove sono scesi 242 mm di pioggia negli ultimi 3 giorni, “Probabilmente il comune più colpito: in 6 chilometri ci saranno 10 frane” aggiunge.
“A Brisighella è venuto giù per 400 metri un ulivo secolare” fa Gianluca Tumidei, produttore di olio di Tenuta Pennita, olivi tra Castrocaro (dove le precipitazioni sono state minori) e Brisighella. “noi in particolare non abbiamo avuto danni ma ci sono frane ovunque, le strade sono bloccate”. Una situazione per molti versi critica.”Ci sono stati diversi crolli di vigne e poggi, difficile capire l'entità perché alcune strade sono ancora bloccate” fa Tommaso Bindi, di Ronchi di Castelluccio-Poggio della Dogana. “A Ronchi di Castelluccio abbiamo due vigne in cui il terreno ha ceduto, ci sono profonde fratture e la vigna è andata giù anche di un metro e mezzo”. La stima definitiva è rimandata a quando il crollo si sarà fermato.
Maltempo, frane e alluvioni. Le cause
“Mi sentivo tranquillo” fa Tumidei: “ogni volta che vedevo situazioni così critiche pensavo che fossero causate anche dall'incuria dei terreni, l'abbandono della montagna, la mia preoccupazione erano gli scolini, i fossi”. La siccità peggiora la situazione? “L'acqua scivola su un terreno molto asciutto, ma in questo momento non era così secco, almeno per i primi 80-100 centimetri. La verità”, conclude “è che ha fatto troppa acqua in poco tempo: non c'è fossa che tenga”, neanche in una zona come la sua. “La natura non è mai stata così forte in Appennino” ribadisce Melandri “il bosco è stato tagliato per anni e anni, ora invece sta bene”. La questione è in parte legata allo spopolamento: “L'agricoltura garantiva una tela, la gestione e tutela del territorio, ricordo che da ragazzino i contadini uscivano con la zappa a sistemare i fossi quando pioveva tanto, erano presidio continuo del territorio, se l'appennino si spopola questa è una conseguenza”. Poi aggiunge “non voglio fare polemiche, probabilmente c'è un problema di gestione del territorio: è crollata qualsiasi strada”. L'Appennino diventa un territorio difficilissimo: “la collina è sempre più difficile e sempre più penalizzata, ma è l'unico posto in Romagna che può esprimere valori interessanti secondo me per il vino, ma tutto è molto difficile se si aggiunge anche l'onere della gestione del territorio”.
Il futuro: conta dei danni e provvedimenti a lungo e breve termine
Nei prossimi giorni si verificheranno i danni e si farà un ragionamento su come procedere “Crediamo che le piante danneggiate non saranno tante da noi” fa Tumidei “dobbiamo prendere uno scavatore e rimettere a posto il terreno: recuperare le frane, rifare il drenaggio o i fossi, sarà un lavoro di un mese almeno, lavorando in due persone”. Le olive, quelle degli alberi salvi, non dovrebbero avere ripercussioni: “stan cacciando fuori le mignole, mi sentirei di dirlo con estrema tranquillità”. Anche per le uve, se le vigne non sono ferite, non ci dovrebbero essere problemi. Ma guardando al futuro bisogna prevedere delle soluzioni. “Con le precipitazioni sempre più violente è necessario avere dei bacini di accumulo che trattengano l’acqua a monte, creando le condizioni per evitare situazioni di criticità per le esondazioni dei fiumi come purtroppo è avvenuto in Emilia Romagna” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “l’importanza di utilizzare al meglio le risorse del Pnrr, dei fondi di coesione e del REpowerEU, per investire nei bacini di accumulo che diventano quindi fondamentali per la sicurezza di tutto il nostro Paese, conservando l’acqua in eccesso per ridistribuirla quando serve”. Da rivedere le regole sul deflusso ecologico dei corsi d’acqua, secondo Confagricoltura che pensa a una una strategia per ricaricare artificialmente le falde sotterranee. “Un intervento, questo, fondamentale per contrastare la salita del cuneo salino e per garantire la captazione dai pozzi”. Intanto, però occorre avviare opere di manutenzione di quelle esistenti nel più breve tempo possibile.