ProWein
Basta un dato per capire la natura del ProWein: un visitatore su due non è tedesco. Una proporzione riscontrata anche al nostro evento Tre Bicchieri sabato scorso a Dusseldorf. Nel complesso, sono stati 58mila i partecipanti nei tre giorni di fiera, 6600 gli espositori con oltre 60 Paesi rappresentati. Sì, il ProWein è un’enorme vetrina sul mondo del vino. Poggia su una struttura solida e organizzata, efficiente, con un aeroporto a 15 minuti di taxi, e una città abituata a manifestazioni del genere. Eppure la sensazione, alla sesta edizione da visitatore, è che nelle ultime edizioni la base degli espositori sia aumentata a una velocità diversa rispetto ai visitatori, limandone in qualche modo il margine competitivo.
La qualità degli operatori è sicuramente alta, aspettiamo la risposta del Vinitaly: la festa del vino italiano, lo specchio di un altro modo di vivere, di approcciare il vino. Alla ProWein si ritrovano solo un segmento del mercato, Verona è il punto di ritrovo di tutta la filiera: addetti, blogger, i giornalisti, i produttori, appassionati, con tutte le sfumature di questo settore. A un etnologo bastano 96 ore di ricerca per capire gli italiani: i 4 giorni del Vinitaly. Ma torniamo sulle sponde del Reno, per chi assaggia, il ProWein è un paradiso tra padiglioni e incroci linguistici. Partiamo dalle acidità scintillanti dei padroni di casa.
Riesling Forster Ungeheuer Ziegler2016 Dr.Von Bassermann-Jordan
Gunter Hauck, direttore della storica cantina del Pfalz, ci propone una batteria pimpantissima. Scegliamo un’etichetta intermedia nella gerarchia aziendale: grandissima precisione aromatica, struttura solida, potente e bilanciata, acidità che schiocca e grandissimo affondo di sapore. Sui 18 euro in enoteca.
Riesling Trocken Quarz 2016 Peter Jacob Khun
Ci spostiamo nel Rheingau. Il Quarz 2016 parte in sordina, ma è arioso nel tratto balsamico, dalla bocca affilata e incisiva, dal ritmo sapido travolgente. E che energia nel finale: graffia e avvolge la bocca. La 2016 è stata un’annata insidiosa per via delle piogge primaverili, con rese scese del 30% ma di qualità ottimale, commentano Peter e Angela Khun, che saranno con i loro vini a Summa nei giorni del Vinitaly.
Marienburg Fahrlay GG 2015 Clemens Busch
Sempre più tarati sul secco, facciamo una certa fatica a ritararci sui residui della Mosella. Ci rifacciamo con questa perla, sfaccettata, con un timbro di ortica ed erbe spontanee. Sviluppo danzante, cremoso, ha un equilibrio gustativo magistrale; il finale, poi, è privo di peso ma di sapore infinito, con una leggera punta tannica a dare contrasto.
Reiterpfad GG 2014 Dr. Burklin-Wolf
C’è un giovante italiano di talento dietro la nota cantina del Pfalz: l’enologo Nicola Libelli. Molto interessante la bollicina, elegantissimo il Reiterpfad 2014. Essenziale nel profilo agrumato, nitido, dal passo soffuso, modulato, infiltrante nello sviluppo. Ha meno corpo e struttura del solito, ma un soffio più lungo. Molto buono anche il Riesling base 2016 che si porta via a 10 euro nelle enoteche teutoniche.
Sauvignon Blanc Opoka 2013 Marjan Simcic
Da magnum. Un bianco esagerato, proprio come Marjan. Ha picchi salati, picchi amari, toni di erbe mediterranee pungenti, potenza e struttura importante. Eppure, tutto è in un equilibrio imbarazzante, ritmico e con un finale che si porta via anche parole e descrittori. Tra i primi tre Sauvignon assaggiati negli ultimi anni. Mondiale.
Montepulciano d’Abruzzo Luì 2013 Terraviva
Dalla Slovenia al Teramano. Il Montepulciano Luì ha una trama spigliata: toni di scorza d’arancia, spunti pepati, delicato tratto terroso, per una beva spontanea e deliziosa. Rosso da merenda e da tavola. Spontaneo quanto il Cerasuolo Giusi, dichiarato disperso nella trasferta in Germania.
Pinot Nero Bertone 2013 Conte Vistarino
Un grande Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese. Messa da parte la carta della concentrazione e del muscolo, ecco un rosso fine e carezzevole nell’estrazione, elegante nel fraseggio, dai toni di macchia e dal finale sapido e sussurrato. E di freschissima vena balsamica.
Sabbie di Sopra Il Bosco 2015 Nanni Copé
Lascia il segno il primo assaggio della nuova annata proposta da Giovanni Ascione: “Era difficile sbagliare in un’annata così”. Frutto pieno e carnoso, brillante sul piano della definizione, squisitamente mediterraneo come ampiezza aromatica e finale di classe.
L’Argile 2014 Saint Jean du Barroux
Ritmi provenzali nel bicchiere. Inafferrabile e slanciata la trama di questo rosso proposto da Pilippe Gimel, blend di grenache, syrah, carignan e cinsault. Consistenza rarefatta e sviluppo orizzontale incantevole: echi floreali, frutti di bosco dolci e maturi, e una leggera punta verde da raspo a punzecchiare. Un bicchiere tira l’altro.
Chiudiamo con l’ultimo nato di casa Ar.Pe.Pe, prodotto da vigne di 50 anni a 500 metri di quota. Sfacettatissimo, setoso, puro e irradiante, ha un passo sicuro e freschissimo, con una vena balsamica da capogiro. Il finale dimostra che per dire tanto non c’è bisogno di alzare la voce.
VIDEO
La voce del ProWein2017
Tra i 6660 esibitori della ProWein c’era anche Sting. Si è presentato in conferenza stampa con la chitarra al collo: “Mi ero promesso di non cantare più prima delle 21, oggi farò un’eccezione”, prima di attaccare Message in a Bottle. Poi, l’omaggio a Chuck Berry: “Senza di lui non ci sarebbero stati i Rolling Stones e nemmeno i Police”. Sting sarà in tour per far assaggiare i suoi vini toscani, la cantina Palagio di Figline Valdarno, in parallelo al calendario di 57th & 9th, il suo dodicesimo album da solista.
a cura di Lorenzo Ruggeri