Business Strategies: è tempo di rilanciare. La Cina punta sul digitale. E l'Italia?

6 Mar 2020, 17:29 | a cura di
Il business ai tempi del coronavirus. Ne abbiamo parlato con Silvana Ballotta l'ad della società toscana che si occupa di accompagnare le Pmi del vino all'estero e che ha una sede anche in Cina

Far di necessità virtù. È un po' questo il consiglio di Silvana Ballotta, ad di Business Strategies, la società italiana impegnata in percorsi di sviluppo delle Pmi sui mercati esteri nei settori dell'agroalimentare e del lusso, che ha una sede anche a Shanghai dove nel 2014 è stata lanciata la prima Taste Italy! Wine Accademy.

Partiamo proprio dalla Cina. Come vi state organizzando con i corsi dell'Academy e le altre attività?

In Cina, l'emergenza è partita già da mesi e dopo il primo stop si è cercato di trovare delle soluzioni alternative. La nostra Wine Academy, ad esempio, ha attivato dei corsi online che stanno andando molto bene e, in questi giorni, stiamo mettendo a punto un'app che consente l'invio dei vini a domicilio. C'è bisogno di nuovi strumenti digitali, in Cina così come nel resto del mondo. Non a caso, We Chat si è molto rafforzata in questi mesi. Probabilmente questo è il momento giusto per attivarsi. Anche da situazioni estreme come questa, credo si possano creare occasioni di sviluppo.

Vale anche per l'Italia?

Certo, rilanciare è la parola chiave per tutti. Non dimentichiamo che quando l'emergenza rientrerà, bisognerà recuperare il tempo perduto e per allora dobbiamo farci trovare pronti.

Intanto, però, bisogna fare i conti con la realtà. Una realtà in cui l'Italia è additata come Paese off limits …

Purtroppo è così. In questi giorni, ho ricevuto telefonate da clienti produttori preoccupati perché i loro vini sono fermi alle Dogane Usa, dove viene richiesto una certificazione anticoronavirus, il cosiddetto coronavirus free: queste sono vere aberrazioni. Come se il virus viaggiasse attraverso i pacchi.

Alla luce di tutto ciò, ha fatto bene Vinitaly, così come ProWein, a spostare la fiera?

Credo che Veronafiere abbia preso l'unica decisione possibile. Purtroppo da sabato scorso le cose sono precipitate: quando gli Usa hanno comunicato la stretta sui voli e i monopoli canadesi hanno chiesto ai buyer di non venire in Italia, posticipare le date di Vinitaly è diventata un'esigenza. Una fiera senza operatori stranieri non avrebbe senso. Tra l'altro Vinitaly è stata pure molto corretta, concordando prima una soluzione con le associazioni di categoria, al contrario di quanto è successo con Düsseldorf, dove chi doveva andarci adesso si sta vedendo negati anche i rimborsi degli hotel senza sapere ancora se sarà decisa una data alternativa.

Come la vede la data di giugno per il business?

È chiaro che non sarà un Vinitaly tradizionale, ma d'altronde siamo in una situazione straordinaria, quindi dobbiamo cancellare le modalità di pensiero precostituite e ripartire da giugno. Reputo positivo aver subito rilanciato una data: servirà a uscire dal loop in cui purtroppo siamo finiti tutti nelle ultime settimane.

Intanto quali proposte e richieste per chi ci governa?

Bisognerebbe riconsiderare il finanziamento Ocm. È evidente che sarà difficile rispettare la programmazione attuale e spendere l'80% del budget come previsto dai bandi (pena il blocco per due anni; ndr). Stanno saltando fiere ed eventi, a poco a poco ci resteranno ben pochi mercati dove andare. Rivedere questa percentuale è, quindi, una soluzione, ma da sola non basterebbe. Sarebbe, invece, auspicabile un allungamento dei tempi ad almeno due anni. Col cigno nero che avanza, la visione deve essere davvero a lungo termine.

a cura di Loredana Sottile

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