"L’etichetta sul vino cancerogeno se la mettessero da qualche altra parte", che parafrasando vuol dire: difendere il vino con tutte le proprie forze. È un po' questo il clima latente che si respira durante l'inaugurazione del Vinitaly 2024, tante strette di mano, sorrisi, convenevoli, corridoi pieni zeppi, si fatica ad arrivare al proprio posto ma l'entusiasmo si spegne più volte quando qualcuno ricorda la situazione geopolitica e bellica del Medio Oriente. "Il mondo è impazzito", dice una signora seduta tra il pubblico della Sala Verde mentre sventola in volantino per rinfrescarsi. A Verona ci sono 28 gradi asfissianti, un Vinitaly praticamente estivo. Si suda e si spera che il vino non entri in crisi, anche se qualche segnale evidente c'è già.
Il ministro Francesco Lollobrigida si aggira sotto al palco già microfonato poco prima dell'inizio della presentazione, stringe mani, sorride, non parla con il serpentone di giornalisti. Saluta qualche deputato e senatore, alcuni ambasciatori del vino, molti graduati delle forze dell'ordine. Con lui sul palco salgono altri tre ministri: il responsabile degli Esteri Antonio Tajani, "che nonostante quello che sta succedendo in Israele" ha voluto esserci, del Made in Italy Adolfo Urso e della Cultura Gennaro Sangiuliano. La premier Giorgia Meloni era attesa per oggi ma non ci sarà, tutto sospeso data la situazione internazionale.
Operazione serenità
Il primo a intervenire all'evento di inaugurazione è il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Non ci gira intorno e va dritto sul tema più pesante: "È stata una notte difficile, non possiamo che lanciare un appello alla responsabilità, per la pace". La guerra tra Israele e Gaza, con il nuovo ruolo assunto dall'Iran, è uno degli elementi dell'instabilità internazionale. Prima ancora la guerra in Ucraina, che ha fatto schizzare i prezzi delle materie prime alle stelle, incluso il vetro caro ai tantissimi produttori di vino e buyer presenti in sala (l'aumento è stato del 50% percento in più negli ultimi quattro anni), e in arrivo c'è l'aumento delle accise per gli alcolici deciso dalla Russia.
Insomma, il vino italiano, anche a causa del contesto internazionale, non se la passa benissimo. "Ma ritengo che le cose possano andare bene, ancora meglio", dice Tajani in quanto anche responsabile del commercio estero. I ministri sono lì per un obiettivo comune e che al governo sta a cuore: tranquillizzare la platea tenendo conto del futuro incerto: "Lavoriamo con le nostre ambasciate sparse per il mondo per promuovere il vino", dice il segretario di Forza Italia citando medici e bicchieri di vino a pasto finendo per arroccarsi in una lunga difesa: “Dire che il vino è cancerogeno è una stupidaggine colossale”. Applausi.
Una stupidaggine colossale
Tajani chiama in causa i medici per difendere il comporto vitivinicolo, forse confondendo le specialità ma poco importante, l'obiettivo è criticare ancora una volta la proposta discussa in Europa sulle etichette del vino: "Basta parlare con qualsiasi cardiologo per ricevere una risposta: un bicchiere di vino rosso a pranzo e uno a cena fa bene alla circolazione cardiaca". Ancora applausi.
Lollobrigida parla per ultimo, si sente un po' al primo giorno di scuola, gira sulla seggiola a destra e sinistra. Al taglio del nastro si infila in tasca il pezzo che ha tagliato. Come una reliquia. Reduce dalla ministeriale dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino, chiamata a rapporto per la prima volta in Italia proprio per discutere della crisi del settore, racconta della proposta del governo: per difendere la produzione vinicola dai cambiamenti climatici "ho detto sì alla possibilità di scambio di know how sui vitigni internazionali". Non finisce la frase che viene interrotto dalle rappresentanti dell'associazione Meglio Legale, tra cui la portavoce Antonella Soldo di +Europa, che si presentano con dei cartelli pro cannabis sotto al palco: "Cannabis legale come il vino", recitano. Il ministro si inceppa ma poi riprende subito a parlare.
Dealcolati e musei
Alla domanda sull'avanzata dei vini dealcolati glissa, preferisce non rispondere nonostante poche ore prima, in un'intervista al nostro giornale, ha escluso incentivi a questi vini. È una questione di forma: quel palco serve a rassicurare e non a creare conflitti, meglio riparlarne in altri sedi. E infatti ne riparla nel pomeriggio con una sentenza lapidaria: "Facciamo le bevande dealcolate che derivano dall'uva ma non chiamiamole vino".
La presentazione dura il tempo giusto. E l'operazione in parte riesce, la platea non è più preoccupata di come è entrata, ha ascoltato, applaudito (poco), ma era tantissima. E ha ricordare che le cose vanno bene è stato ministro Sangiuliano, un talento quando c'è da lanciare messaggi simpatia: "I musei sono sempre pieni. Ne costruiremo anche degli altri". E il sipario di Vinitaly è aperto.