Il progetto
Il progetto non è una boutade di qualche privato ma l'ha messo a punto Prisma Lab, squadra di ricercatori dell'Università di Federico II di Napoli, e riflette su uno dei mestieri più rappresentativi della città, il pizzaiolo. La novità però – presentata lo scorso ottobre 2015 presso la Città della Scienza di Napoli – consiste nella natura di questo nuovo professionista. Si tratta infatti di un robot, tipologia di IA (Intelligenza Artificiale) entrato lo scorso maggio 2016 in piena fase di sviluppo e pronto a passare da prototipo a robot finito e funzionante in pochi mesi. Il pizzaiolo 2.0 si chiama RoDyMan e fa parte del più ampio progetto Robotic Dynamic Manipulation condotto dal team della Federico II e guidato da Bruno Siciliano.
L'obiettivo
Sorgono spontanee le critiche e i dubbi circa la sostituzione di un pizzaiolo in carne e ossa con uno meccanizzato, ma Siciliano si è affrettato a rassicurare gli amanti della pizza napoletana e delle tradizioni: “Non si tratta di sostituire i pizzaioli, perché RoDyMan vivrà nell'ambito della ricerca, svelandosi per scopi didattici”. L'obiettivo di Prisma Lab? “Renderlo (il robot, ndr) capace di modellare un pezzo di pasta per creare la classica forma di pizza, farcirla, e seguirla fino alla fase della cottura, incluso il ricorso alla pala”. Quindi non accadrà – almeno per ora – di trovarsi seduti al tavolo di una pizzeria a gustare le specialità di RoDyMan, ma il valore della sua operatività è di vitale importanza all'interno di un progetto più ampio. La sensibilità al tatto, infatti, rappresenta una grande novità per i robot industriali, e “la caratteristica potrebbe essere funzionale come applicazione in molti settori produttivi”, di notevole aiuto in settori come quello tessile o medico-chirurgico.
Il funzionamento
Ma come funziona RoDyMan? Come succede nell’intelligenza artificiale, le fasi di apprendimento di tutti i segreti dell'arte bianca sono avvenute per emulazione di un pizzaiolo in carne e ossa. Il robot ha infatti registrato tutti i movimenti e le tecniche del celebre Enzo Coccia – un'istituzione per la pizza tonda a Napoli – che ha indossato per l'esperimento una “suite biocinetica”, permettendo alla macchina di riprodurre le sue mosse. Ma l'impasto – lo sappiamo – quando è ben fatto come quello del maestro Coccia, risulta molto elastico e quindi impegnativo da gestire. La manipolazione dinamica di questi movimenti rapidi e precisi è stata resa possibile da una telecamera con sensore a raggi infrarossi che, attraverso una serie articolata di specifici algoritmi – ha consentito all'androide di replicare la percezione visiva e motoria di un umano. Dunque, nessuna minaccia per i pizzaioli napoletani, e invece un grande passo per la scienza italiana, perché nel futuro il robot pizzaiolo sia sostegno per altri settori che richiedono un enorme lavoro di manodopera.
a cura di Michela Becchi