Perché uno dei passatempi preferiti dagli onnivori è sminuire la scelta vegana

25 Gen 2024, 16:51 | a cura di
Le motivazione alla base della scelta vegana non hanno nulla a che fare con l'ambiente, la salute o altro. Sul tema c'è molta confusione, soprattutto tra chi mangia carne

Vegani nazisti, vegani estremisti, vegani ambientalisti e moralisti. Qualsiasi cosa finisca in -ismo è considerata radicale, eccessiva, esagerata. Roba da fanatici, da Femen a seno scoperto, da attivisti che si piazzano nudi sporchi di finto sangue in piazza. C’è più confusione sulla scelta vegana che sui conflitti religiosi, specialmente da un decennio a questa parte, da quando i social hanno fatto diventare il veganesimo una moda, oscurando così il vero motivo alla base di questa filosofia di vita: i diritti animali.

I tentativi di screditare la scelta vegana

E così anche Veganuary, la sfida ad astenersi dai prodotti animali per tutto gennaio lanciata dal Regno Unito nel 2014, comincia a perdere di significato. Più puntuale dei falliti tentativi di detox post feste, non appena qualcuno afferma di essere vegano ecco che arriva il commento, poco importa che sia sulla provenienza dei legumi in scatola o sulla presunta carenza di vitamina B12 (la vitamina più ignorata di sempre fino all'incontro con un vegano), la domanda-trabocchetto arriva.

Sei vegano ma usi l’automobile, inquini.

Sei vegano ma il tuo biscotto è pieno di grassi idrogenati, altro che salute!

Sei vegano, ma compri prodotti industriali; incoerente.

Vero, e quindi? Abbandonando la carne non si sigla un contratto di condotta integerrima su tutta la linea. Ha ragione Michael Pollan, autore e docente universitario di giornalismo, quando ne Il dilemma dell’onnivoro scrive che il cibo a basso costo è un’illusione, ma ancor di più lo è l’alimentazione etica. È la sostenibilità la più grande chimera del mondo gastronomico, nonostante gli sforzi, la consapevolezza, la ricerca, nessun essere umano può vivere senza inquinare, senza apportare il proprio contributo, perlopiù in negativo.

Vegani per gli animali

Ma soprattutto, chi l’ha detto che chi rinuncia alla bistecca lo fa per salvare il Pianeta? L’allarme sui danni degli allevamenti intensivi è stato lanciato dagli scienziati, non dai vegani. Quando si parla di veganesimo, si parla di anti-specismo, ovvero di pari diritti per ogni specie. E non c’entra niente l’amore, perché per un vegano tutti gli animali sono uguali, che siano da compagnia o meno: un maiale ha lo stesso diritto alla vita del gatto di casa, a prescindere dal legame affettivo. Si diventa vegani per non prendere parte a un certo sistema alimentare; per tutti gli altri, si parla di alimentazione vegetale.

Prendiamoci, infine, un momento per riflettere sugli alimenti “vegani” considerati poco sostenibili (no, la soia non è tra questi, considerando che la maggior parte viene coltivata intensivamente per sfamare i capi degli allevamenti). Ceci, pomodori, avocado… il caro vecchio avocado che desta sempre grande scalpore. Per coltivarlo e trasportarlo abbiamo distrutto interi ecosistemi, per non parlare delle condizioni dei lavoratori in campo: ma siamo proprio sicuri che si tratti di un ingrediente consumato esclusivamente dai vegani? Sono stati i Millenials a consacrare la fama degli avocado toast, un’intera generazione, non un gruppo ristretto di “vegani moralisti”: e se ancora non siete convinti, basti pensare che uno degli abbinamenti meglio riusciti è quello con il salmone, specialmente nei poké.

Certo, il tema della sostenibilità è fondamentale, ma la ragione profonda della scelta vegana è un’altra. Si può essere vegani mangiando fagioli in scatola o lenticchie di Castelluccio coltivate in biologico da una comunità di monaci buddisti, Oreo o biscotti artigianali con farine molite a pietra. Si può essere vegani anche senza essere attivisti, persino senza viaggiare in bicicletta. Ci sarà sempre qualcuno pronto a fare i conti delle emissioni di CO2 in tasca, ma nessun nuovo studio sul legame tra insalata e buco dell’ozono potrà vanificare il reale motivo di una scelta che continua a essere criticata perché, forse, mette a disagio.

Altrimenti, perché siamo in grado di guardare un video della vendemmia ma non della produzione di carne, pure quella degli allevamenti “etici” tanto decantati dalla gastro-nicchia? Che ci piaccia o meno, la realtà è una sola: finché nel piatto non ci sono animali, la scelta vegana avrà sempre un senso.

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