Vermouth, ecco come un liquore classico e antico trova una nuova pelle. E riparte da Torino dove era nato

26 Mag 2024, 15:32 | a cura di
Il tradizionale liquore, nato a Torino a fine ‘700, trova una nuova vita e si apre al mondo. Amatissimo dai giovani, riscuote un grande successo tra i cultori della mixology

Parlare di un ritorno del vermouth è quasi riduttivo. Stiamo assistendo a un trionfo, una (ri)scoperta, una rinascita. Un salto epocale rispetto al vermuttino che piaceva alla professoressa Baudino dei gialli di Margherita Oggero e a generazioni di piemontesi che lo consideravano quasi un elisir di lunga vita, raccomandato dopo pranzo. Oggi il vermouth (o vermuth/vermut alla tedesca, fate voi) vive una nuova giovinezza ed è il re della mixology creativa, amatissimo dai giovani, insomma “fa tendenza”.

Da Wermut a Vermouth

La storia è nota: una targa in piazza Castello a Torino, all’angolo con via Viotti, celebra Antonio Benedetto Carpano che nel 1786 nella sua bottega vicina al Palazzo Reale avrebbe inventato quello speciale vino bianco con spezie e piante aromatiche, prima fra tutte l’artemisia, in tedesco Wermut. Da allora sono passati più di due secoli, sono nate e scomparse aziende di produzione, e il vermouth ha via via consolidato la sua immagine legata al Piemonte e soprattutto a Torino. Nell’Ottocento i produttori si sono moltiplicati rapidamente e il vermouth è diventato famoso anche all’estero nelle sue due varianti bianco e rosso: Martini con il suo socio Rossi, il farmacista ed enologo Carlo Gancia, gli eredi Cinzano, e poi Anselmo, Bosca, Ballor, Mulassano, Cora, Giovanni Chazalettes con il vermouth dedicato alla Regina Margherita, amato dalle signore (e ora rinato, insieme ad altri, compeso il Carpano Antica Formula del 1786, edizione numerata).

Vermouth: i dati e il Consorzio torinese

Oggi i dati parlano chiaro: cinque milioni di bottiglie prodotte, un export in più di 80 Paesi, consumi in crescita: il vermouth fa sempre più tendenza, in Italia e nel mondo. Protetto da tanto di marchio d’origine come Vermouth di Torino Igp, l’unico vermouth al mondo ad avere tale riconoscimento secondo un preciso disciplinare: deve essere elaborato con vini italiani e aromatizzato con assenzio piemontese, erbe officinali e spezie esotiche. Viene classificato in base al colore (Bianco, Ambrato, Rosato o Rosso) e alla quantità di zucchero impiegata nella sua preparazione. Il disciplinare prevede anche la tipologia Vermouth di Torino Superiore che si riferisce a prodotti con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol., realizzati con almeno il 50% di vini piemontesi e aromatizzati con erbe coltivate o raccolte in Piemonte.

La famiglia Bava titolare dello storico marchio Cocchi

Etichette antiche e produttori moderni

Il Consorzio del Vermouth di Torino, che rappresenta la quasi totalità della Denominazione, è stato costituito nel 2019 per tutelare, promuovere e valorizzare il vermouth di Torino IGP. Attualmente comprende 41 aziende che producono e distribuiscono nel mondo il Vermouth di Torino. Scorrerne l’elenco è un viaggio nel tempo ma anche nella contemporaneità, a conferma del nuovo corso del vermouth. Nomi come Antica Distilleria Quaglia, Berto, Bosca, Bordiga, Giulio Cocchi, Gran Torino 1861, Mancino, Antonio Parigi, Peliti’s, Toso, Tosti1820, Vergnano, Vermouth Strucchi, per citarne solo alcuni.

A presiedere il Consorzio è Roberto Bava di Cocchi, che lo ha fortemente voluto e annuncia un «grande 2024 per il Vermouth di Torino, per rendere sempre più forte il concetto di unicità e di valore che lo distingue». Lo abbiamo sentito di ritorno dal Colorado, appena concluso lo Slow Wine Tour Usa, e da Bruxelles, dove per 8 ore ha sostenuto, insieme al limone di Amalfi e alle olive greche, una rendicontazione-verifica sull’IGP del Vermouth.

«Il tour Americano, che ha toccato Washington, New York, Austin, Denver e San Francisco, è stato un grande successo, soprattutto a New York, ma anche in Colorado, in California… il Vermouth di Torino è conosciuto e apprezzato davvero ovunque ed è anche un successo personale di Cocchi, considerato il numero 1 nel mondo, ne siamo molto orgogliosi – afferma Bava – Come Consorzio, che ha raddoppiato i soci dalla fondazione, continuiamo nella promozione. A fine giugno ci sarà l’ormai classica “Vermouth di Torino Week”, la settimana internazionale del Vermouth di Torino, arrivata alla terza edizione, che avrà come cuore pulsante Torino, ma vedrà eventi organizzati contemporaneamente in Italia, in Europa e nel mondo: incontri tematici, approfondimenti sulla sua storia, il rito dell’aperitivo declinato in tanti locali, con vermouth in purezza, in miscelazione, e gli abbinamenti giusti. Sempre a giugno, alla Banca del Vino di Pollenzo si convocheranno gli "Stati Generali del Vermouth di Torino", per fare il punto sugli aspetti più importanti dello sviluppo del vermouth a livello internazionale e per la nomina dei nuovi “Ambasciatori certificati” che faranno conoscere il nostro vermouth nel mondo».
In una parola è davvero sempre l’ora del Vermouth di Torino – marchio registrato dal Consorzio – che ne sottolinea la valenza conviale. Intanto a febbraio si è svolto a Torino in una cornice aulica, a Palazzo Carignano, sede del Museo del Risorgimento, il primo Salone del Vermouth, ed è stato un altro grande successo di pubblico, molti under30, a conferma del nuovo corso dell’ “invenzione di Carpano”.

Vermouth, storie & Scoperte

Tante le storie di vermouth nuovi o poco conosciuti e rinati. Come Doragrossa, nuova etichetta piemontese che è un omaggio all’antico nome di via Garibaldi, un tempo centro della liquoristica cittadina. Vermouth Gran Torino 1861, creato nell’anno dell’Unità d’Italia dall’imprenditore Riccardo Ferrero e diventato subito fornitore ufficiale di Casa Savoia. Mancino che punta all’innovazione, con vermouth come il Kopi, con estratto di caffè indonesiano, il Sakura, con boccioli di ciliegio di Kyoto e petali di viola toscana, o il Marino, il primo raffinato sott’acqua a 52 metri di profondità nelle acque di Portofino. Don Guglielmo 1918, il nuovo vermouth prodotto a Caluso nella Cantina Gnavi, attiva da fine ‘800, e creato da Giorgio Gnavi per ricordare l’efferato delitto per denaro del suo avo don Gugliemo: un vermouth di Erbaluce, colore giallo paglierino e sentori di agrumi e spezie. E infine il nuovissimo No.Au,vermouth di Torino rosso prodotto a Castiglione Tinella da Simone Cerruti, quarta generazione di una famiglia di viticoltori che ha ripreso l’attività nel 2014.

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