Da Quentin Tarantino a Toni Servillo. Le mille storie di Ambra Lenini e della sua osteria di Imola (che ora lascia per sempre)

5 Gen 2024, 13:12 | a cura di
Lo storico duo di ostesse Ambra Lenini e Rosa Tozzoli ha ceduto l'attività della storica Osteria del Vicolo di Imola

C'è quella volta che in trasferta con le sue ricette d'osteria sul confine fra Emilia e Romagna, al Festival del cinema di Venezia prese Quentin Tarantino sottobraccio e gli fece muovere due passi di valzer sulle note di Romagna mia... “ma non sapeva mica ballare”. C'è anche quella volta in cui invitò in osteria Toni Servillo ospite sui colli di Imola di attori amici comuni, lui provò a declinare più o meno così: “Meglio di no, ho appena vinto l'Oscar, non voglio creare scompiglio” e lei senza pudore gli rispose: “Guarda che in giro per Imola è più facile che fermino me”.

Il passaggio di testimone a Benedetto Linguerri

Benedetto Linguerri davanti all'Osteria del Vicolo foto mauro monti

Il dna di Ambra Lenini è senza dubbio quello dell'ostessa, l'ha fatto per quasi 40 anni, e quella era già la sua seconda vita. Insieme con Rosa Tozzoli, e uno staff storicamente tutto al femminile in cucina da sempre c'è Stefania Baldisarri, hanno creato e guidato l'Osteria del Vicolo Nuovo di Imola che adesso, sulla soglia del quarto decennio di attività, cedono a un gestore giovane.

Lui è Benedetto Linguerri, già imprenditore nel campo della ristorazione, socio di Lorenzo Costa nel “Calmo” di Bologna, ma anche startupper: ideatore del format Local to you che in pandemia ha rifornito centinaia di persone dell'area metropolitana bolognese con una spesa fresca e del territorio attraverso una piattaforma on line di prenotazioni e consegne a domicilio. Oggi si concentrerà soprattutto sull’Osteria del Vicolo, dove ha mantenuto inalterata l’atmosfera, l'ambiente e anche lo staff sia della sala che della cucina.

«Ambra e Rosa hanno creato una squadra affiatata e preziosa che, soprattutto di questi tempi, sarebbe folle non preservare – dice Benedetto Linguerri –. Il lavoro fatto non andrà perso e credo che manterremo anche alcuni piatti famosi dell’osteria (ne citiamo alcuni: il doppio raviolo di anatra e ricotta, la lasagnetta alle verdure dell'orto e fiori di zucca, il carciofo ripieno, la torta sabbiosa allo zabaione, la crespella di farina di castagne alla ricotta di pecora, ndr). Io voglio concentrarmi sulla ricerca dei migliori produttori del territorio e della regione per creare una rete compatta nel nome della qualità che possa piacere ai clienti di sempre a quelli che verranno».

Dal 1984 strepitosi anni di gusto e passione all’Osteria del Vicolo Nuovo

Una storia che continua dunque, un ricambio generazionale che non avviene in famiglia, ma che consente saggiamente a un luogo storico di convivialità di continuare a vivere. Ambra Lenini farà ancora un po' la ragazza immagine del suo ormai ex locale, per usare la sua ironia, ma soprattutto ora sfoglia, come forse mai si era concessa il tempo di fare, l'album dei ricordi. Ed è una miniera di aneddoti attraverso la storia recente della ristorazione. Lei entrò al Vicolo Nuovo nel 1984, anno in cui l'osteria nasce, per aiutare alcuni amici, un rappresentante di vini e sua moglie, che l'avevano avviata trasformando i locali di un ex antico convento. Prima però, dal 1977 al 1982, lasciato il posto fisso e sicuro da ragioniera in una grossa cooperativa industriale del territorio, Ambra aveva gestito l’osteria dei Tre Scalini, all'epoca già storica e a poche decine di metri dal Vicolo stesso.

Fra quelle mura era stata antesignana di un’accoglienza che in provincia non esisteva negli anni Settanta: fatta di vini selezionati, una spina multipla con birre non ordinarie e musica jazz suonata dal vivo. Il tutto in un'atmosfera un po' bohémienne e allo stesso tempo proiettata verso una nuova era del gusto agli albori. Rosa Tozzoli, futura socia di Ambra, sempre in quel quadrante minuscolo di centro storico imolese gestiva negli stessi anni una bottega di alimentari. Si sarebbero poi unite da contitolari al Vicolo nel 1990 e sarebbero diventate Ambra e Rosa, la prima dedita alla sala e alla cantina nonché a ideare i menù, la seconda regina della pasta al mattarello.

Erano quelli gli anni in cui nasceva come inserto gastronomico de Il Manifesto Gambero Rosso, a Imola viveva e lavorava come direttore del teatro comunale una delle sue future firme di punta Alfredo Taracchini Antonaros. Di lì a poco, e dallo stesso ceppo originario targato ArciGola sarebbe nato il movimento di Slow Food e Ambra guardava e partecipava attentamente  a quella scena. Tanto che fin dalla prima edizione della Guida Osteria d’Italia Slow Food l'osteria del Vicolo fu inserita fra i migliori luoghi del “mangiar bene all’italiana”, chiocciolata per decenni. 

Il Vicolo, un palcoscenico

Attori, giornalisti, sportivi, anche le primedonne di una Formula 1 non ancora inavvicinabile come è oggi, sono passati da quei tavoli. Un pannello senza cornice e senza ostentazione, raccoglieva le foto appese degli ospiti di riguardo passati di lì, fissate solo con un po' di scotch sul retro  e in perenne  accumulo. Quella era solo una parte dell'archivio fotografico dell'ostessa imolese che per la prima volta sfoglia e racconta qualcosa di quelle immagini.

«Con Gianni Mura eravamo diventati amici, veniva a trovare spesso un amico che abitava proprio sopra  all'osteria e scendeva a mangiare da noi, era puntiglioso e su ogni piatto diceva la sua, ricordo che una volta non fu d'accordo con una mosse di broccoli che non trovava abbastanza tradizionale» racconta Ambra. Dal Vicolo Nuovo sono passati personaggi del panorama culturale e artistico ancora in erba, come un giovanissimo e conterraneo Carlo Lucarelli, mentre Antonio Albanese la invitò a fare con lui un duetto alla radio. Fra gli attori che a fine replica passavano di lì per cenare, uno assiduo è stato Alessandro Gassmann, come del resto Stefano Accorsi o anche Alessandro Bergonzoni che dopo aver mangiato e pagato, la prima volta tornò con la foto con dedica “all'unica Ambra della mia vita”. Con Luca Zingaretti invece non scoccò la scintilla, e invece “che fascino Umberto Orsini, con quella voce...”, una volta diventati amici, anche lei lo è andata a trovare a Roma ai suoi spettacoli. Colleghi? Nelle foto ricorre Gianfranco Vissani, che si sa pratica la Romagna da commensale, Bruno Barbieri “me lo ricordo ragazzino al Trigabolo”, nella foto con lei è già stella Michelin e di Masterchef.  Poi l'ammirazione assoluta per Carlin Petrini che esce anche dalla foto in cui sono insieme: «Cosa s'è inventato quell'uomo!» sospira l'ostessa che ne conserva gelosamente la dedica: «Vado dove mi porta il cuore». 

Poi ci sono gli sportivi, e Ambra ne ricorda molti. L'elegante portiere campione del mondo Dino Zoff  a Imola aveva parte della famiglia e si vedeva spesso; tra le foto compare a più riprese Alberto Tomba, di casa anche geograficamente. In una ride a crepapelle ma ha un occhio nero “Credo che avesse discusso con qualcuno in un parcheggio poco prima”.  Passò da lì anche il poi inavvicinabile Bernie Ecclestone, ex capo supremo della Formula 1, e pure un giovanissimo Michael Schumacher. «Era il 1994, nei giorni delle prove, venne con la sua fidanzata che poi è diventata sua moglie - racconta Ambra -. Un cliente mi disse, quel ragazzo è forte fatti fare l'autografo».  Il giorno dopo sulla pista imolese Schumi vinse la gara alla guida di una monoposto Benetton, era lo stesso Gran premio in cui invece Ayrton Senna morì cambiando per sempre il circus e un po' anche le sorti della città con l'autodromo in provincia di Bologna, placida all'apparenza, di fatto crocevia di tanti mondi.  

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram