I migliori mieli d'Italia. Apicoltura Muttoni di Taceno

25 Mag 2017, 08:30 | a cura di

Nella natura incontaminata della Valsassina, in provincia di Lecco, la famiglia Muttoni conduce dagli anni '30 un'attività apistica basata sul nomadismo. Insieme al proprietario, abbiamo ripercorso la storia dell'azienda.


Le origini

In principio fu nonno Natale (detto Guerino) Muttoni a cominciare a gestire un piccolo quantitativo di api a Taceno, in provincia di Lecco, nel cuore della Valsassina, valle incastonata fra il gruppo delle Grigne e quello delle Alpi Orobie. Negli anni '30, quando la famiglia Muttoni ha iniziato il lavoro con le api, non c'erano ancora gli strumenti e le conoscenze attuali. Venivano utilizzati i bugni villici, delle arnie rudimentali costruite con materiali diversi, in grado di restituire del miele ma non ottimali per la salute delle api. “Mio nonno aveva cinque figli, aveva perso da poco la moglie e le condizioni economiche non erano delle migliori”, racconta l'attuale proprietario, Sergio, detto Fulvio, che spiega ridendo: “Nella mia famiglia ognuno di noi ha dei soprannomi che poi col tempo sostituiscono i nomi reali”. E continua: “Mio nonno doveva spesso sacrificare le api per ricavare il miele. Lo faceva per tirare avanti, e così si è continuato anche dopo che è subentrato mio papà Melchiorre, detto Marco”. Il papà comincia a produrre sopra il torrente che attraversa la valle, ancora con i bugni villici, fino all'ingresso del giovane Fulvio. “Avevo 25 anni quando mio padre, nel '69, ha lasciato a me le redini dell'attività. Ho venduto metà delle famiglie delle api e ho acquistato delle nuove casse moderne con cui ho cominciato una produzione diversa”. Nel '72 comincia a lavorare anche la moglie Rossana, “che si è dimostrata da subito molto più brava di me”, ed è stato allora che l'attività ha iniziato a ingranare: “Abbiamo capito che poteva nascere un buon prodotto, di qualità, e così abbiamo continuato a sperimentare e ricercare”.

La produzione

Oggi, l'azienda conta più di 100 arnie, “un bel passo in avanti rispetto alle 20 con cui abbiamo iniziato”. A curare gli insetti sono Fulvio e la moglie, mentre per la smielatura e il confezionamento ci sono il figlio e la nuora. L'apicoltura Muttoni si basa sul nomadismo, ovvero lo spostamento di apicoltore e api per diversi territori per raccogliere diverse tipologie di nettare, “e in questo ci aiuta l'altro figlio”. Acacia in pianura, a Montevecchia (Lecco), rododendro in montagna, “a seconda dell'annata, ormai non lo facciamo dal 2015”, castagno e tiglio in montagna, insieme al millefiori e la melata di bosco, “tempo permettendo”. Una produzione varia ma limitata, che si aggira attorno ai 50 chilogrammi di miele l'anno, “se il clima è stato favorevole”, o 20/30 chilogrammi in annate cattive, come quella appena passata e, purtroppo, anche quella in corso.

Il clima

Dagli anni '70 a oggi, non ricordo un'annata peggiore di questa”. Tempi difficili per il miele, prodotto che deve far fronte ad avversità climatiche che sembrano non terminare mai. “Il 2016 non è stato un anno positivo ma credo che questo sia anche peggiore”. Il problema principale? “L'escursione termica fra notte e giorno. In questo periodo” spiega “le temperature notturne non dovrebbero scendere al di sotto dei 10°C. E purtroppo è già accaduto”. Con conseguenze per la produzione perché il cattivo tempo notturno asciuga il fiore e impedisce alla pianta di dare nettare il mattino successivo. “Con l'acacia è andata molto male, abbiamo perso quasi l'80% del prodotto”. Per un totale di circa 4 chilogrammi di miele per arnia, “una resa davvero bassa”. Non ci resta che auspicare una raccolta migliore per le prossime fioriture come il tiglio e il castagno, “che inizieremo fra una decina di giorni, sperando in temperature più calde”. La pianta di castagno, al momento, non è ancora pronta: “purtroppo le foglie erano già uscite fuori quando la temperatura una mattina è scesa al di sotto dei 3 gradi. Ma speriamo che ora si mantengano stabili e consentano una produzione migliore”.

La vendita

Fra i vari prodotti, l'acacia resta il più richiesto dai turisti, “specialmente dai milanesi”, ma è il tiglio a conquistare la clientela locale: “Nella Valle quasi tutti consumano miele di tiglio o millefiori di montagna, perché sono i più caratteristici della nostra zona”. E nelle altre regioni? “La maggior parte dei consumatori preferiscono i mieli fluidi a quelli cristallizzati o cremosi, per cui la tendenza è sempre quella di acquistare l'acacia. Spesso faccio assaggiare anche altre tipologie, cerco di convertirli”, racconta Fulvio sorridendo, “ma è difficile”. I mieli Muttoni possono essere acquistati in azienda oppure presso i punti Bennet, catena di supermercati diffusa nell'Italia settentrionale, ma ancora per poco: “La produzione ora è al minimo, non credo di poter rifornire altri punti vendita”. E per lo stesso motivo niente botteghe specializzate o negozi artigianali, “siamo una realtà piccola e vendiamo soprattutto qui nella valle e in Brianza”.

La comunicazione

Limitata anche la presenza alle fiere e le manifestazioni del settore, anche se è grazie alla partecipazione a L'Artigiano in Fiera di Milano che il miele Muttoni ha iniziato a far parlare di sé: “Si tratta di un evento significativo per il settore agroalimentare e Milano è una città che ha sempre molto da offrire. Essere presenti lì i primi anni di attività ci ha consentito di far conoscere i nostri prodotti, ma dopo quest'esperienza abbiamo deciso di rimanere in zona e partecipare solo a delle fiere locali”. Come la Sagra delle sagre, “che dura 9 giorni e raduna tutti i migliori produttori della Valsassina”, e la Fiera Zootecnica, “manifestazione di fine settembre dedicata al bestiame e gli allevamenti, a cui partecipano anche artigiani, agricoltori, contadini che portano il meglio della produzione del territorio”.

La comunicazione del prodotto avviene però anche e soprattutto attraverso l'assaggio: “Invitiamo sempre i nostri clienti a provare il miele prima di acquistarlo”. E non finisce qui: da anni, Fulvio tiene delle lezioni nelle scuole elementari locali per insegnare ai bambini le basi di apicoltura. “I bambini apprendono in fretta e sono molto curiosi. Porto sempre a far vedere l'arnia, il telaino e tutti gli strumenti del mestiere, ma la parte più importante è quella dell'analisi sensoriale. Quando torno dopo tanto tempo oppure quando leggo i compiti che hanno svolto sull'argomento mi si riempie il cuore di orgoglio perché mi rendo conto di aver seminato bene”.

Apicoltura Muttoni | Taceno (LC) | via Tartavalle, 12 | tel. 349 3608009 | muttoni.miele.so.it/

a cura di Michela Becchi

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