Non ĆØ più un mistero. Dopo settimane di rumors insistenti, smentiti e nuovamente alimentati da fonti attendibili (o meno) sul web nellāambito di una interessante campagna di guerrilla marketing, la notizia ĆØ certa: Kentucky Fried Chicken arriva in Italia. E non parliamo del solito proclama, ma di unāinaugurazione concreta ā nel centro commerciale capitolino di Roma Est ā e della prossima apertura torinese prevista per il 27 novembre sempre in un centro commerciale, al Lingotto.
Lo storico brand americano della ristorazione veloce deve la sua fortuna alla leggendaria ricetta di pollo marinato in un mix di undici erbe e spezie che reca il copyright di Harland SandersĆĆĆ (il vecchino sorridente del logo KFC), il Colonnello del Kentucky che negli anni Quaranta perfezionò quella che ancora oggi ĆØ la ricetta originale servita nei 118mila punti vendita diffusi in più di 115 Paesi del mondo.
Una fama globale alimentata da milioni di fan, che pure fino a oggi aveva lasciato a bocca asciutta i follower italiani. I tempi sembravano giĆ maturi, basti pensare che solo negli ultimi giorni la pagina Facebook lanciata dalla societĆ per promuovere lāavventura italiana ha registrato 30mila like salvo poi essere unita alla pagina corporate mondiale (quella da oltre 35 milioni di fan). E allora perchĆ© Kentucky Fried Chicken ha scelto di scendere in campo solo ora? E quali strategie adotterĆ per lāespansione futura? Lo abbiamo chiesto allāamministratore delegato di KFC Italia Corrado Cagnola, intervistato a poche ore dalla prima apertura romana.
PerchƩ KFC ha aspettato cosƬ tanto per sbarcare sul mercato italiano?
Il mercato italiano era giĆ pronto da tempo, ma noi avevamo necessitĆ di conciliare tre fattori fondamentali per la riuscita dellāoperazione: disporre della giusta location, trovare lāimprenditore (gli imprenditori) giusto per avviare un franchising ā la strada che preferiamo perseguire ā e intercettare il momento più favorevole per proporre unāofferta di food di qualitĆ a prezzo contenuto. Una serie di requisiti che si sommano in questo preciso contesto sociale (per quanto riguarda lāultima prerogativa) e commerciale.
Parlando di location adeguata, perchƩ proprio i centri commerciali (sia a Roma che a Torino)?
In realtĆ la nostra proposta allāinterno degli spazi di un centro commerciale sarĆ abbastanza atipica. Volevamo portare in Italia il format completo, sviluppando un ambiente che parlasse a 360 gradi del brand KFC. CosƬ, innanzitutto, potremo disporre di spazi importanti ā 850 metri quadri a Roma, 500 a Torino ā che abbiamo ideato in totale autonomia rispetto alle strutture che ci ospitano. Quindi i nostri clienti, varcando la soglia del punto vendita, si caleranno nellāuniverso KFC: oltre al bancone per gli ordini e alle cucine, le diverse ambientazioni in cui si articola la sala racconteranno la nostra ereditĆ , i nostri valori e lāimportanza che attribuiamo alla preparazione del pollo. Inoltre lo spazio Bucket Attitude offrirĆ unāimpostazione più moderna rispetto allāidea canonica di fast food, dove potersi rilassare con gli amici o in famiglia.
Il vostro primo partner licenziatario ĆØ lāimprenditore Francesco Fuga, giĆ avvezzo al mondo della ristorazione. Da dove proviene?
Francesco Fuga ĆØ stato uno dei primi licenziatari McDonalds in Italia, legato al nostro principale competitor per quindici anni. Il fatto che abbia nuovamente scelto di legarsi a un brand come il nostro, per cominciare una nuova avventura, ci ha fatto capire che fosse lāuomo giusto. Non ha scelto solo un brand forte, ma anche il prodotto.
Ci tenete a ribadire la qualitĆ del prodotto. Da dove arriva il vostro pollo?
Investiamo tutto sul prodotto. Il nostro pollo arriva crudo nelle cucine, dove viene marinato, infarinato e cotto. Per il momento arriva dalla Francia e da Paesi Europei; ci sarebbe piaciuto partire da subito con polli italiani, ma la nostra procedura di certificazione è molto scrupolosa e richiede almeno un anno di trafile. Da febbraio però riceveremo il pollo da alcuni produttori italiani che già hanno avviato le procedure. Siamo molto orgogliosi del prodotto che prepariamo.
Avete intenzione di personalizzare lāofferta gastronomica in Italia?
Questa societĆ ha sempre sposato una missione di localizzazione. A maggior ragione ci piacerebbe portarla avanti in Italia, dove la possibilitĆ di usufruire di prodotti di qualitĆ ĆØ indubbia. Valorizzeremo il parmigiano, giĆ tra gli ingredienti nel resto del mondo, e poi attingeremo alla filiera dellāagroalimentare italiano. Abbiamo giĆ accordi in essere con realtĆ nazionali, per introdurre nelle preparazioni del pollo una serie di ingredienti accessori legati alla tradizione locale.
Le prossime aperture previste?
Entro il 2015 ancora a Roma e Torino, e poi Milano. Dal 2016 abbiamo in programma di coprire i primi dieci capoluoghi del Centro-Nord. Mentre al Sud non abbiamo ancora trovato un imprenditore di fiducia cui affidare un franchising. Tra lāaltro puntiamo a sviluppare la formula dello stand alone, con servizio di drive through. Il nostro prodotto infatti si presta moltissimo al take away e vorremmo sfruttare questa possibilitĆ anche in Italia. Quindi non ci orienteremo tanto verso i centri cittadini (o non solo), ma verso soluzioni nuove, da raggiungere comodamente in macchina.
Kentucky Fried Chicken | Roma | Centro Commerciale Roma Est | via Collatina, 858 (km. 12,800) | tel. 06.22510464 | http://www.kfc.it/
a cura di Livia Montagnoli