Foodtech: il business del futuro
3 giorni, 21 start up che scommettono sulle potenzialità del foodtech – per molti il business del futuro, ma già presente e parecchio redditizio – 80 mentori qualificati e un gruppo di ragazzi entusiasti in arrivo dai quattro angoli del mondo per raccontarsi, ma soprattutto raccontare un'ambizione professionale, che è anche progetto di vita. Certo, le selezioni sanno essere spietate: qualcuno avrà il posto, altri - 11 contendenti su 21 – torneranno a casa, senza per questo abbandonare i buoni propositi. Anche perché le realtà selezionate tra oltre 3500 candidature per partecipare alle giornate conoscitive di questa prima edizione di Startupbootcamp Foodtech , rappresentano – ognuno nel suo piccolo – esperienze già ben avviate, che nell'opportunità offerta loro dall'acceleratore leader in Europa hanno riposto la speranza di implementare ulteriormente le proprie qualità (e attrarre nuovi investitori), per non farsi trovare impreparate nel confronto con un mercato che, proprio perché in ascesa, sa essere molto competitivo. E allora l'atmosfera che nei giorni scorsi ha caratterizzato la sede romana dell'incubatore (di fronte alla Cattedrale di San Giovanni in Laterano), non può che risultare stimolante per tutti coloro che hanno avuto modo di confrontarsi con le buone idee dei ragazzi coinvolti; e per i ragazzi stessi, che hanno deciso di mettersi in gioco e dallo scambio con altre realtà sono usciti più forti.
Tre mesi per diventare (ancor più) grandi
Il percorso tracciato fin qui da Startupbootcamp Foodtech ve l'abbiamo raccontato a più riprese, cominciando con la cerimonia inaugurale della divisione capitolina – tutta concentrata sull'innovazione tecnologica applicata al settore enogastronomico e agroalimentare – per entrare nel vivo delle giornate di selezione, dal 20 al 22 ottobre scorsi, quando ancora non sapevamo chi l'avrebbe spuntata. Ora invece entriamo nel dettaglio per passare in rassegna le 10 start up preferite dal comitato di investimento, che dal prossimo 21 novembre inizieranno un percorso di tre mesi al fianco di mentori ed esperti del settore per perfezionarsi in vista di un più dirompente impatto sul mercato (alcuni con l'intenzione di trovarne di nuovi, magari in Italia o in Europa). Prima però, è bene ricordare ancora una volta i vantaggi offerti dall'operazione alle singole realtà: 15mila euro per cominciare, oltre ai tre mesi di formazione intensiva, e una rete di contatti che si rivelerà molto utile in futuro, anche grazie al supporto di partner di peso come Gambero Rosso, Barilla, Monini. In cambio le start up si impegnano a cedere all'acceleratore il 6% della società. Intanto conosciamole:
BiteBack Insect Oil – Malang (INDONESIA)
Dall'Indonesia, dove la piaga della speculazione sull'olio di palma è molto sentita, arriva l'idea di questa start up che sfrutta alcune delle molteplici potenzialità degli insetti. In questo caso però non si parla di farine proteiche o specie edibili, piuttosto di incanalare la leggendaria operosità degli insetti per trasformare materiali organici di scarto (cereali o frutta non più commestibili) in risorse utili per l'industria agroalimentare. Il prodotto di risulta più curioso è il cosiddetto Insect Oil, un olio da cucina ricco di antiossidanti, con elevato punto di fumo e ideale per friggere. Il progetto è nato nel 2015, ma i ragazzi di Malang hanno già percorso molta strada. Riusciranno a convincere gli investitori internazionali?
Evja – Napoli (ITALIA)
Napoli è la città dov'è stato sviluppato OPI, un rivoluzionario Sistema di Supporto Decisionale (in gergo tecnico) che sostiene l'agricoltura e il settore vinicolo, già premiato da tanti riconoscimenti internazionali. I ragazzi di Evja ne sono i promotori. Ma come funziona? Una rete di sensori raccoglie dati relativi alla coltivazione e li invia al sistema centrale. Lì vengono incrociati con informazioni meteo e processati usando modelli previsionali per prevenire l’insorgere di agenti patogeni, oltre a rendere più efficienti potatura, irrigazione e gestione delle piantagioni. Poi i produttori ricevono i dati su smartphone o tablet, con evidenti benefici su costi, rendimenti e impatto ambientale. Ovviamente tutto scalabile su enne coltivazioni.
FruitsApp - Valencia (SPAGNA)
Il nome è chiaro, la missione di questa start up made in Valencia evidente: garantire una piattaforma dedicata agli scambi del mercato ortofrutticolo, semplificando le interazioni tra produttori e grossisti. Un mercato virtuale che si alimenta di contatti online e di una vetrina globale aperta h24 per 365 giorni all'anno. Per ridurre al minimo termine le fisiologioche inefficienze della logistica convenzionale.
IQP - Roma (ITALIA)
La sigla di questa start up nata a Roma nasconde l'obiettivo dei suoi creatori: Improve quality production. La produzione in questione è quella ortofrutticola, con particolare interesse per l'olivicoltura, anche per evidente appartenenza geografica. E infatti al motto di “innova, aumenta, migliora”, IQP garantisce ai produttori un servizio di precision farming che raccoglie dati dai terreni e li incrocia sulla piattaforma. Così, grazie a un algoritmo, la start up indica le migliori azioni da intraprendere, e nel momento più opportuno. E gli agricoltori potranno usufruire di un valido aiuto nella routine quotidiana, come nelle situazioni di emergenza. Nella pratica il dispositivo di rilevazione viene impiantato sul campo, per garantire un monitoraggio costante.
www.improvequalityproduction.com
Kiwi Campus - COLOMBIA
L'idea, Sergio Eduardo Pachon, giovane colombiano di 28 anni, l'ha concepita 4 anni fa. E oggi il suo sistema di delivery food per universitari serve i campus di tre diversi Paesi – Cile, Colombia e Stati Uniti – garantendo agli studenti un servizio rapido, efficace, economico, di qualità. Con il supporto degli studenti stessi che aderiscono alla community (We are Kiwi, è lo slogan del gruppo) e prestano l'un l'altro i servizi di cui ognuno necessita quando trascorre tutto il giorno in un'aula, dal panino per la pausa pranzo alle fotocopie. Le attività raggiunte sono quelle più vicine all'università, la consegna è garantita entro 20 minuti, in qualunque area del campus, dalla biblioteca all'aula magna. Il prossimo obiettivo? Conquistare l'Europa, e l'Italia... Partendo da Roma. Pronti per l'arrivo dei Kiwers nelle aree di Sapienza, RomaTre, Luiss o Tor Vergata?
Milis Bio - Cork (IRLANDA)
Dall’Irlanda arriva una proposta che si prefigge di rivoluzionare le nostre abitudini alimentari. La start up di Cork, infatti, propone sul mercato uno zucchero alternativo ricavato dalle proteine, in grado di soddisfare l’organismo senza per questo essere nocivo per la salute. Ma il percorso tracciato è solo all’inizio: in nome della versatilità delle proteine, Milis Bio ha intenzione di sviluppare “sostituti alimentari” che non facciano sentire per esempio la mancanza del sale, donando sapidità senza conseguenze per l’organismo. Tutto questo grazie a una tecnologia avanzata che facilita la produzione di proteine aromatizzate, sane, salutari e gustose. Fantascienza o realtà?
Neofarms - Hannover (GERMANIA)
Soluzioni alternative per chi desidera coltivare l’orto in casa. Da Hannover, Germania, il sistema messo a punto da Neofarms sfrutta il principio dell’aeroponica per garantire a chiunque di seminare in piccoli spazi, in modo semplice ed economico. In vista di un futuro che scommette sull’autosufficienza alimentare e sul controllo assoluto della filiera. Dall’orto in cucina… Alla tavola.
Phytoponics CIC - Cardiff (GRAN BRETAGNA)
Torniamo nel Regno Unito per approdare a Cardiff, dove Phytoponics ha sviluppato un innovativo sistema che sfrutta i benefici della coltura idroponica. Il brevetto è stato ribattezzato Hydrosac, ed è uno strumento estremamente versatile, facile da usare e adattabile allo spazio, provvisto di valvole di aereazione per l’ossigenazione e un sistema di irrigazione perfezionato in laboratorio che coniuga idroponica e acquaponica. Con il merito di favorire la crescita delle colture e limitare (se non eliminare del tutto) l’uso di erbicidi e prodotti di sintesi. Il vantaggio in più? È davvero economico, e alla portata di tutte le tasche.
TrakBar - Delaware (STATI UNITI)
Dagli Stati Uniti, nel Delaware, arriva l’ennesimo ritrovato tecnologico che si ripromette di aiutare ristoratori e attività commerciali impiegate nella somministrazione a implementare il proprio business, razionalizzando sforzi e profitti. Anche in questo caso il trucco consiste nel disporre via app di una base di dati raccolti tramite monitoraggio costante dalla start up, che presenta al cliente soluzioni personalizzate secondo algoritmo. Un perfetto esempio di Business Intelligence applicata al foodtech.
Wallfarm - Roma (ITALIA)
Orti verticali e non solo. Wallfarm è una realtà romana che riunisce ingegneri, designer, sviluppatori e marketing manager per sviluppare sistemi per la coltivazione idroponica e aeroponica, offrendo soluzioni su misura per ogni esigenza. Tra i prodotti di maggior interesse, One è un orto da interni che sfrutta le risorse della coltivazione idroponica tramite la messa a punto di software di gestione precisi quanto intuitivi, che ognuno potrà gestire da sé. Con la soddisfazione di coltivare in casa o in ufficio basilico greco, lattuga o ravanelli.
a cura di Livia Montagnoli