Sitema-Bordeaux, un franchising incrollabile? Non troppo a giudicare dalle notizie che si susseguono e che fanno riferimento sia ai crolli dei prezzi nelle wine auction, sia alle défaillancesdelle vendite en primeur, passando per produzione e consumi. Da ultimo un'analisi della rivista americana Wine Business che paragona il sistema vitivinicolo della regione francese a quello che è stato General Motors per il mondo automobilistico. Un leader, certo, fino a quando i concorrenti non lo hanno sovrastato. Ma vediamo nel dettaglio. In media a Bordeaux si producono 5,5 milioni di ettolitri di vino - numero destinato a scendere nel 2013 a causa del magro raccolto – la metà dell'intera produzione di Cile o Australia, tuttavia la percentuale di esportazioni sul mercato statunitense è minore dell'1%. Un dato che fa riflettere, visto che quello Usa è diventato il più grande mercato per i consumi di vino, con una crescita del 50% dal 2000 al 2012.
Come si spiega questa anomalia? Una delle risposte si può trovare nei numeri del commercio mondiale di vino: a fronte di una crescita esponenziale, sembrerebbe che il Bordeaux (e la Francia in genere) non sia riuscito a tenere il passo. Seconda risposta: i concorrenti hanno sviluppato prodotti più facili da capire con denominazioni uniche, al posto delle 60 denominazioni (Aoc) di Bordeaux. Inoltre ad analizzare l'export bordolese ci si renderà conto che i volumi sono notevolmente diminuiti, mentre i valori sono riusciti a reggere. Tradotto: sul mercato si sono imposti i vini di fascia alta, e di conseguenza a reggere l'economia dell'intera Regione sono solo una manciata di denominazioni, quelle più glamour, a danno dei piccolo produttori. Gli stessi che hanno iniziato a vendere le loro proprietà. Poche settimane fa, poi, è stato lanciato anche un nuovo allarme dal Ministero dell'Agricoltura francese: molti vigneron sopra i cinquant'anni non hanno al momento piani per la successione.
Se le cose non dovessero cambiare 30 mila ettari potrebbero essere messi in dubbio. Si aggiunga il crollo dei consumi in Francia e il quadro è quasi completo. Tuttavia c'è da fare un'ultima osservazione: le difficoltà che il sistema Bordeaux sta vivendo sarebbero di certo più gravi se, nel frattempo, non fosse esploso il mercato cinese, a caccia di nomi famosi con cui riempirsi - letteralmente - la bocca. Ma quanto a lungo ci si potrà fidare della Cina? Non si dimentichi che l'ultimo atto del Dragone è stata l'indagine antidumping sul vino europeo (francese in primis). Intanto a beneficiare di quello che sembrerebbe l'inevitabile declino del Bordeaux sono gli altri Paesi, dall'Australia all'Argentina, senza dimenticare Spagna e Italia. I produttori nostrani sono avvisati.
a cura di Loredana Sottile
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