L’obbligo di compostaggio nel Vermont
È trapelata da qualche settimana la notizia che il Vermont sia stato il primo stato a bandire lo spreco di cibo, un’informazione ripresa più volte dalla stampa italiana e straniera, ma non del tutto corretta. Lo stato, infatti, ha semplicemente reso obbligatoria la raccolta dei rifiuti organici, incentivando il compostaggio domestico o di quartiere. Vietato, quindi, gettare gli alimenti nel bidone dell’indifferenziata: tutti i cittadini e le aziende dovranno separare gli scarti di cibo, che verranno in parte donati a enti che si occupano di aiutare i più bisognosi. In questo modo si recupera una buona percentuale degli avanzi e si riducono gli sprechi, ma la nuova legge va ben oltre questo aspetto.
Il compostaggio come sistema per ridurre i rifiuti e risparmiare
Un’iniziativa nata per motivi ambientali, per supportare il corretto smaltimento dei rifiuti e per contribuire anche a ridurli, oltre che a far risparmiare soldi ai cittadini e all’amministrazione pubblica. Diminuisce l’impatto ambientale e si sottolinea ancora una volta l’importanza di adottare uno stile di vita più sostenibile e meno consumistico, e si aiuta anche chi ne ha più bisogno (verranno donati solo gli avanzi ritenuti ancora in buono stato). A illustrare nei dettagli il nuovo sistema del Vermont sono stati i ricercatori del Gund Institute for Environment, istituto di ricerca per borse di studio interdisciplinari che si occupa di studiare le correlazioni tra i sistemi ecologi, sociali ed economici. Il lavoro è partito da un dato preoccupante: ogni americano getta circa 450 grammi di cibo a giorno, pari a un terzo delle calorie che consuma. Uno spreco insostenibile che va fermato o quanto meno limitato al più presto.
Le comunità rurali del Vermont e il compostaggio
Con le sue distese verdi, fatte di boschi, arbusti e terreni montuosi, il Vermont è uno stato composto principalmente da comunità rurali che, in quanto tali, possono riutilizzare il compost ottenuto dai rifiuti per concimare i campi. Dal sondaggio effettuato dai ricercatori, infatti, è emerso che già il 72% dei cittadini attuava una forma di compostaggio domestico, per motivi legati alla sostenibilità ma anche al risparmio economico. Gli studiosi, comunque, hanno affermato che l’intenzione è anche quella di investire nella formazione degli abitanti e nell’acquisto di strumenti in grado di facilitare il compostaggio per tutti, a cominciare dai recipienti. Un sistema ancora in fase di sviluppo, quindi, e che si propone di rendere il compostaggio una pratica comune, diffusa e soprattutto alla portata di tutti.
a cura di Michela Becchi