50 anni di Fondazione Agnelli. La nuova (vecchia) sede
Uno spazio aperto verso la città quasi a sancire quanto i primi 50 anni di storia della Fondazione Agnelli siano evoluzione inscindibile dal contesto sociale e urbano che l'ha tenuta a battesimo. Cinquant'anni dopo, la fondazione costituita nel 1966 (e operativa dal '67) dalla famiglia simbolo della Torino industriale torna nella sede dove aveva esordito, già casa del senatore Giovanni Agnelli, che per l'occasione si veste di nuovo, con la supervisione della Carlo Ratti Associati. Un progetto ambizioso per segnare un traguardo che si trasforma in un nuovo inizio, nell'avanguardistico centro di via Giacosa 38, inaugurato ieri alla presenza delle istituzioni, presidente Mattarella compreso. Nell'edificio che era – progettato dall'architetto Albertini per Umberto Agnelli, in aggiunta alla villa storica – la Fondazione era rimasta dal 1970 al 2011, prima di trasferirsi temporaneamente. Tempo di lavorare al completo rinnovamento della struttura, 6500 metri quadri tra uffici e spazi di co-working, ripensati secondo il modello esemplare del MIT, per agevolare una fruizione moderna degli spazi, aggregante e regolata da tecnologie all'avanguardia, “dove tutto è controllabile via app, compresa la termoregolazione degli ambienti” spiega Carlo Ratti “utilizzando l'internet delle cose per creare un edificio che risponda alle esigenze di chi lo vive”. Per dirla con le parole di John Elkann, che della Fondazione è vicepresidente, “uno degli edifici più innovativi al mondo”, costato 6 milioni di euro di investimento.
Gastronomia Torino. Con Alfredo Russo
E dalla duplice necessità di garantire uno scambio costante con la città e agevolare il lavoro di chi frequenta la Fondazione nasce anche il ristorante caffetteria Gastronomia Torino, che sarà operativo entro la fine di giugno. Nel progetto - anche questo debitore a un sistema tecnologico che gestirà ordinazioni e consegna del cibo come nei più moderni prototipi di fast food perfezionati negli States – è stato coinvolto un nome di punta della ristorazione torinese, Alfredo Russo, da 27 anni chef del Dolce Stil Novo, prima a Ciriè, ora saldo alla Reggia di Venaria (88 punti per Due Forchette sulla guida del Gambero Rosso e una stella Michelin). Allo chef, già impegnato in molteplici progetti di consulenza e supervisione a distanza - tra cui due recenti incursioni londinesi al The Franklin e al The Pelham (ne abbiamo parlato con lui un paio di mesi fa) – il compito di sviluppare una proposta incentrata sulla cucina italiana ripensata in chiave moderna, a prezzi accessibili. Gusti puliti e ben assemblati, dunque, secondo una formula perfezionata in anni di ristorazione concentrata sui temi della cucina italiana semplice, da attualizzare. Proprio a Londra, dove la Trattoria dell'hotel Pelham ha inaugurato appena tre mesi fa, Russo ha dato prova di sapersi cimentare anche con una proposta informale, in parallelo ai più disparati progetti che lo vedono coinvolto in opening e start up di alta ristorazione. E il banco di prova della Fondazione segnerà l'ennesimo campo di sperimentazione.e ricerca gastronomica.
Il ristorante self service e il frutteto
Quando la Gastronomia Torino entrerà in attività, un totem interattivo elaborerà le richieste dei clienti, consentendogli di ordinare, pagare e ritirare il piatto autonomamente dopo pochi minuti, da una parete di “armadietti” all'avanguardia (su ogni anta foto d'archivio di Torino o della Fiat), gestiti dalla cucina. Il ristorante sarà in funzione per i dipendenti della Fondazione, ma accessibile dall'esterno: ognuno potrà scegliere se usufruire della modalità take away o accomodarsi nella sala allestita al pian terreno, che si presenta come un cubo di vetro affacciato su via Giacosa, con piccolo dehors all'aperto. Già operativa, invece, la caffetteria (servita) sviluppata in partnership con Lavazza. Ma tra i nuovi spazi della Fondazione – che ospiterà anche la Scuola di alta formazione al management e il Centro sull’imprenditorialità e innovazione del Politecnico, oltre a workshop gratuiti per gli studenti di tutti gli ordini scolastici– c'è anche il giardino progettato da Louis Benech, celebre architetto del paesaggio già all'opera nei giardini delle Tuileries, che ripensando il giardino di casa Agnelli ha deciso di lavorare sul concetto di frutteto, recuperando la sistemazione storica degli alberi da frutto piantati all'inizio del Novecento per regalare un insolito spazio di lavoro e relax, tra alberi di melo e ciliegi. Nel cuore di San Salvario, a pochi passi dal Parco del Valentino.
Gastronomia Torino | Torino | Fondazione Agnelli, via Giacosa, 38 | dalla fine di giugno
a cura di Livia Montagnoli