Grappa Ig, regole più severe per la tutela del distillato made in Italy

10 Feb 2016, 13:00 | a cura di

Pubblicato il decreto Mipaaf che consente di spedire all'estero solo il prodotto finito. Chiarito anche il concetto di invecchiamento in barrique. Assodistil: “Una vittoria dei produttori e un deciso freno alle contraffazioni”. 


Tutelare la Grappa Ig. Il compromesso con l'Ue

Nuove regole per la Grappa italiana Ig, che vanno nella direzione di una maggiore tutela e protezione di una delle eccellenze del made in Italy. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (8 febbraio) del decreto Mipaaf 747 del 28 gennaio chiude un quinquennio di discussioni con l'Unione europea sulle modalità di contrasto alle contraffazioni. Dal primo agosto prossimo, infatti, la Grappa potrà uscire dai confini italiani soltanto come prodotto finito, senza che fuori confine siano eseguite operazioni come edulcorazione, diluizione, refrigerazione o il taglio tra partite diverse. Si tratta di un compromesso con le autorità Bruxelles, e condiviso col Mipaaf, visto che la richiesta iniziale italiana era quella dell'obbligo di imbottigliamento nella zona di produzione.

Una soluzione che “finalmente garantisce l'indicazione geografica e tutela l'autenticità del prodotto contro possibili fenomeni fraudolenti”, commenta Cesare Mazzetti, presidente del Comitato nazionale acquaviti di Assodistil, l'associazione aderente a Confindustria che riunisce 50 distillerie industriali, pari a circa il 95% della produzione nazionale di acquaviti e di alcol etilico da materie prime agricole. Mazzetti parla di battaglia di principio, visto che “un prodotto a Ig è tale” spiega “se assume le caratteristiche finali nella zona di produzione”.

Cosa cambierà

Ad oggi, gli importatori di altri Paesi acquistano grandi quantitativi di Grappa sfusa, non finita, ad alta gradazione alcolica, con la possibilità di rielaborare il distillato nei propri stabilimenti e di immetterlo poi sul mercato, senza garanzie sul fatto che il prodotto rispetti le caratteristiche chieste dal disciplinare Ig. Dal prossimo 1 agosto, invece, chi vorrà acquistare Grappa dall'Italia dovrà rifornirsi di un prodotto che ha completato tutte le fasi. “A una partita di grappa sfusa dovrà corrispondere un prodotto imbottigliato con precise caratteristiche”, rileva il direttore di Assodistil, Daniele Nicolini.

La Grappa e l'export

Veniamo ai numeri: ogni anno l'Italia produce 85 mila ettanidri di grappa (un ettanidro equivale a 100 litri di distillato a 100 gradi). Di questi, circa 14 mila sono destinati alle esportazioni (viaggiano soprattutto su gomma), pari a un 16% della produzione: il 9% è imbottigliato mentre il 7% viene venduto sfuso in cisterna. I mercati di riferimento sono quello tedesco (che rappresenta oltre metà dei volumi) seguito da Svizzera, Austria e Stati Uniti. “Era nostro dovere fare chiarezza e colmare alcuni vuoti normativi. Ora i produttori potranno contare su norme chiare e precise”, aggiunge Nicolini. Ovviamente, sia chiaro, la nuova norma non mette al riparo totalmente da eventuali episodi di frode, che restano comunque possibili. “Confidiamo nella cooperazione degli altri Stati membri” dice Nicolini “e sappiamo che la Commissione Ue sta lavorando per favorire la collaborazione tra le varie autorità di controllo in casi di violazioni”.

Grappa in barrique

C'è anche un'altra novità. Il decreto del Mipaaf chiarisce che i produttori potranno usare la denominazione “Grappa barrique” o “Grappa barricata”, a condizione che la Grappa sia invecchiata in botti o tini di legno per un minimo di 12 mesi, almeno 6 dei quali nelle classiche “barriques” (9 mesi minimi per le grappe 'riserva' invecchiate 18 mesi). Infine, la norma stabilisce che il distillato di vinacce debba invecchiare esclusivamente negli appositi magazzini sotto controllo doganale, per dare una “maggiore garanzia ai consumatori”.

 

a cura di Gianluca Atzeni

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