Questione di millimetri: il regolamento UE
Quando i cavilli legislativi diventano questione di millimetri, ovvero come mettere a rischio la pesca (e il consumo!) di un caposaldo della tradizione marinara all'italiana: le vongole.
Sono giorni in cui si rincorrono allarmismi (spesso colpevolmente superficiali) sul fronte latte in polvere, frutto dell'ennesima richiesta comunitaria a garantire il principio della libera circolazione delle merci vigente sul territorio europeo, eppure non vincolante nei confronti di chi ancora è intenzionato a lavorare con latte fresco di qualità (semmai dannoso per l'immissione sul mercato nazionale di prodotti concorrenti di scarsa qualità, ma ricordiamoci di leggere l'etichetta!). Sono gli stessi giorni in cui sul web scoppia la querelle sul gelato artigianale, trainata dalla vittoria del Codacons su Grom (ne abbiamo parlato qui).
Intanto però il braccio di ferro con Bruxelles si consuma su un versante che desta meno scalpore, ma rischia di mettere in ginocchio un'intera filiera e minaccia da vicino le abitudini estive di tanti italiani per cui non c'è niente di meglio di un piatto di spaghetti con le vongole da gustare in riva al mare. La bestia nera delle turbo soffianti Adriatiche – che caratterizzano il panorama del litorale da Chioggia fino a Brindisi – si chiama Regolamento Europeo 1967 del 2006, allegato 3 e impone il divieto di raccogliere e commerciare vongole inferiori al diametro di 25 mm.
Le vongole italiane non crescono più. La crisi della filiera
Peccato che chi tutti i giorni lavora nel porto di Cattolica confermi (dalle pagine di Repubblica, che dedica un interessante approfondimento al tema) una realtà dei fatti che condanna inesorabilmente l'attività se la normativa non cambierà: i molluschi bivalva dell'Adriatico oggi maturano fino a raggiungere i 22 millimetri, poi si bloccano e spesso muoiono. E così sono una minoranza le vongolare che escono ancora in mare per cercare di salvare una filiera altrimenti paralizzata. A penalizzarle rispetto alle colleghe europee è l'improvviso rimpicciolimento della Chamelea Gallina, la vongola che abita i nostri mari, tenera e saporita come poche altre nel mondo, ma recentemente colpita da un blocco della crescita forse imputabile al cambiamento climatico e all'eccessiva affluenza di acque dolci che hanno ridotto la salinità del mare. E così, se negli anni Ottanta la pesca di vongole nell'Adriatico – da Chioggia a Brindisi – faceva registrare un dato di 120mila tonnellate, l'anno scorso il bottino ha sfiorato appena le 20mila unità e questo 2015 per ora fa segnare la paralisi completa.
Sanzioni e boom delle importazioni. Ma l'Italia è ancora secondo produttore
Ecco perché più di qualcuno chiede di mettere mano al regolamento, in tempi brevi. Ma dal canto suo la legislazione italiana ha recepito la normativa già nel 2012 introducendo sanzioni fino a 4mila euro in caso di accertamenti che trovino vongole fuori misura sul totale del pescato (e c'è pure la denuncia penale per danneggiamento ambientale). E questo vale per le pescherie come per i ristoranti. E allora da dove vengono le vongole veraci di cui abbondano i menu del litorale? Dalle Filippine, dopo un viaggio di più di 10mila chilometri raggiungono le nostre tavole! In poche parole meglio non rischiare problemi con la legge e importare dall'estero, nonostante l'Italia ancora oggi detenga il secondo posto per produzione di vongole al mondo (dopo la Cina che spadroneggia immettendone sul mercato il 98% del totale).