Cosa c'entra il cibo con la serie tv Mare Fuori? Assolutamente nulla: qui si raccontano le storie di ragazzi e ragazze minori detenuti nell’IPM di Napoli e la cucina non è al centro della vita quotidianità di ciascuno di loro. Viene distribuito del cibo, come ogni mensa comanda. Ma nulla di più, la serie tv non gli ha mai dedicato grande spazio. Eppure, nella quarta stagione – in onda proprio nel mese di febbraio 2024 su RaiDue e disponibile in streaming sul RaiPlay – c’è una citazione a un grande gastronomo italiano, Luigi Veronelli. Il protagonista di questa storia è un semplice uovo al tegamino.
La scena dell’uovo in Mare Fuori
Nell’episodio 8, “Morire insieme”, Edoardo Conte, un detenuto dell’IPM, ottiene un permesso di lavoro e inizia la sua esperienza nell’azienda Polidori, il cui proprietario è il padre di Teresa, sua amante da cui aspetta un bambino. Il signor Polidori non accetta l'unione fra il ragazzo e sua figlia, ma prova a dargli una possibilità aiutandolo a inserirsi, in particolare nella fascia alta della società napoletana.
Primo giorno di lavoro, Edoardo Conte viene invitato da Polidori a pranzo. La tavola è riccamente imbandita e i due sono seduti distanti, entrambi a capotavola. La cameriera serve il primo piatto coperto con una cloche. Quando Edoardo la solleva rimane sbalordito: «E questo è? Solo un uovo?», dice in dialetto napoletano. Polidori risponde dandogli un grande insegnamento: «Quello è soltanto un uovo fino a quando non ha la fortuna di incontrare un altro ingrediente: questo tartufo, che ha il potere di trasformare il cibo ordinario in un piatto importante, nobile». Parole che hanno molti significati, se calate nel contesto diventano metafora del rapporto tra Edoardo, che sta scontando una pena, e la figlia di Polidori.
Luigi Veronelli e le uova al tegamino
Ma la storia dell’uovo è anche una citazione al grande Luigi Veronelli. Lo stesso episodio della cloche, della sorpresa davanti a un uovo al tegamino, capitò anche al gastronomo italiano. Da giovane si fece regalare dal padre un soggiorno di una settimana all’Hotel Savoy di Londra, e la prima sera a cena non guardò nemmeno il menu e al momento dell’ordinazione richiese il piatto più caro della casa. La sala rimase spiazzata tant’è che i camerieri, non sapendo come muoversi, chiamarono il direttore – il noto Luigi Carnacina poi diventato grande amico e collega di Veronelli – per risolvere la questione. Capita la richiesta, dopo venti minuti circa, il direttore si presentò con una parata di camerieri per servirgli un piatto coperto da una cloche. Quando Veronelli la sollevò, scoprì solo due uova al tegamino restando di stucco. Carnacina gli rispose che in quel piatto c’era tutta la sapienza e la conoscenza dello chef, per questo lo consideravano il piatto più caro della casa.
Luigi Veronelli come Edoardo Conte dimostrano che i piatti semplici, come le uova al tegamino relegate a mero simbolo degli sfigati in cucina, possono rappresentare qualcosa di nobile se è il contesto a nobilitarli.