I 14 migliori Grechetto tra Lazio e Umbria scelti dal Gambero Rosso

16 Apr 2024, 19:15 | a cura di
Diffuso soprattutto in Umbria e nel Lazio settentrionale, il grechetto è un vitigno a bacca bianca che comprende due cloni: il grechetto di Todi e il grechetto di Orvieto. Ecco le migliori etichette che abbiamo premiato con i Tre Bicchieri o Due Bicchieri Rossi.

Con il vitigno grechetto si fa riferimento a due diversi cloni: il G5 o Grechetto di Todi e il G109, comunemente conosciuto come Grechetto di Orvieto. Il Grechetto di Todi ha un profilo aromatico più delicato ed elegante, mentre il clone G 109 è leggermente più rustico e ha una buccia più ricca di tannini. La presenza di una buccia resistente, rende il Grechetto adatto all’appassimento. Le particolari condizioni climatiche della zona favoriscono lo sviluppo della Botrytis Cinerea, che permette di realizzare vini da dessert di particolare pregio e complessità.

Nell’area di Todi si utilizza quasi esclusivamente il clone G5, mentre nella zona di Orvieto è più diffuso il 109. Alcune cantine propongono due etichette di Grechetto realizzate con i due diversi cloni in purezza, ma in moltissimi casi le due varietà sono vinificate insieme o assemblate successivamente sotto il nome generico di Grechetto. Le indagini sul DNA hanno messo in luce una stretta parentela tra il Grechetto di Todi e Pignoletto dei Colli Bolognesi, confermando la presenza della famiglia delle uve grechetto in una vasta area del centro Italia, anche se sono ancora incerte le sue origini precise. Il nome Grechetto, infatti, non è indicativo di una sicura provenienza ellenica. Il termine “uve greche” anticamente veniva spesso utilizzato come sinonimo di qualità, per dare maggior valore ai vitigni autoctoni.

I migliori Grechetto

Ecco i migliori Grechetto secondo il Gambero Rosso, in purezza o comunque presente in alta percentuale nei vini indicati, che quest'anno hanno ottenuto i Tre Bicchieri o i Due Bicchieri Rossi, essendo arrivati in finale durante le degustazioni per la guida Vini d'Italia di Gambero Rosso 2024.

Umbria

L'Orvieto Luigi e Giovanna di Barberani (grechetto 95%, procanico 5%), Tre Bicchieri 2024 del Gambero Rosso, è il vino più importante dell'azienda, dedicato ai genitori dei due appassionati fratelli. L'annata 2020 centra per la settima volta l'obiettivo grazie a una complessità da manuale che riesce a unire i profumi della botrite, i sentori delle varietà utilizzate e quel tocco territoriale che solo questo angolo di Umbria riesce a dare. La bocca è voluttuosa ma anche fresca e sapida, e ciò garantisce beva e profondità. Molto buono anche il Calcaia 2020 (grechetto 70%, procanico 30%), la Muffa Nobile in versione dolce.L'obiettivo dell'azienda è ben delineato: esaltare la qualità e la potenzialità del territorio orvietano dentro e fuori la bottiglia. Nella gamma aziendale, infatti, si trovano ottimi bianchi, rossi e dolci tipici della tradizione, in grado di avere un'identità moderna.

L'Orvieto Cl. Sup. Campo del Guardiano 2020 di Palazzone (procanico 50%, grechetto 30%, verdello, canaiolo bianco), Tre Bicchieri 2024 del Gambero Rosso, è davvero ben fatto, si mostra ricco e corposo con un pizzico di tannino a ravvivare la beva. Stupisce anche la Muffa Nobile (grechetto 50%, sauvignon 40%, procanico 10%), dalla dolcezza sempre misurata. Autentica e identitaria, Palazzone è una realtà enoica dell'Orvietano che continua a dare lustro a tutta la zona. L'uomo dietro questa azienda di successo è Giovanni Dubini, vignaiolo intelligente, competente e sensibile che ha saputo fare scelte lungimiranti. Qui c'è grande attenzione per le uve tradizionali, ritenute quelle ideali a esaltare il terroir e la sua lunga storia. Di vocazione bianchista, la cantina ha dimostrato le enormi potenzialità di Orvieto: molte vecchie bottiglie non temono confronti e si siedono al tavolo dei grandi vini bianchi italiani.

Le viti coltivate dalla famiglia Barbi poggiano su suoli ricchi di sabbia e argilla di chiara origine marina. Un terroir unico che dona carattere minerale e salmastro ai vini, in alcuni casi affinati in antiche grotte tufacee. Fantastica la versione 2021 del Mare Antico, un bell'esempio di Orvieto Classico di grande carattere (grechetto 55%, vermentino 20%, chardonnay 20%). Finezza e complessità olfattiva anticipano un sorso sapido, lungo, pulito, vibrante. Decugnano dei Barbi è ormai annoverata tra i punti di riferimento della produzione vinicola orvietana. La famiglia Barbi ha iniziato la sua attività nel 1983, mentre il nome è mutuato da una zona antica, con terreni vocati di cui si ha traccia già nel 1212. Le viti poggiano su suoli ricchi di sabbia e argilla di chiara origine marina. Un terroir unico che dona carattere minerale e salmastro ai vini, in alcuni casi affinati in antiche grotte tufacee, tutti dotati di una grande espressività e ricchezza.

Il Primo d'Anfora 2020 di Argillae, Tre Bicchieri 2024 del Gambero Rosso, offre complessità al naso tra fiori bianchi, frutta a pasta gialla, erbe aromatiche e sensazioni ammandorlate e una bocca fine, elegante, di grande scorrevolezza, ma allo stesso tempo con carattere da vendere, dove la freschezza acida si fonde benissimo alla sapidità e garantisce un finale pulito e di grande profondità. Primo d’Anfora è frutto di una rigida selezione di uve grechetto (60%) più drupeggio (20 %) e malvasia (20%). Le uve raccolte provengono da quella che viene considerata la “Vigna Vecchia” aziendale, piantata dal nonno di Giulia, attuale titolare. Hanno quasi cinquant’anni e sono loro che danno vita al particolarissimo bianco aziendale. Ai vertici anche il Panata 2021, un Orvieto Superiore.

Il Bianco del Cavaliere 2022 di Todini è un assemblaggio di grechetto di Todi (85%) e chardonnay (15%), profuma di fiori bianchi, anice e agrumi, mentre in bocca si distingue per un finale persistente e una progressione sapida. Todini è un'azienda sfaccettata e dalle molteplici anime, impegnata su più fronti che vanno dalla produzione vinicola all'ospitalità. La gamma aziendale si concentra su vitigni autoctoni come il grechetto, ma anche varietà internazionali.

Il Campo delle Api 2021 di Cantina Monte Vibiano è un bianco dai profumi floreali e sfumature agrumate con sorso ben disteso e fresco. Nel Fiommarino ‘21 le sensazioni di frutto rosso si uniscono una piacevole sfumatura speziata data dall'affinamento in legno.

Il FiorFiore 2021 di Roccafiore rimane uno dei grandi bianchi del comprensorio da uve grechetto, fine, sfaccettato e pulitissimo. Sono diversi i punti forti di Roccafiore che gli sono valsi una rilevanza che travalica i confini dell'area umbra del vino. Una cantina dalla produzione di qualità, l'approccio sostenibile che salvaguarda il territorio e una viticoltura che vuole evidenziare le potenzialità delle varietà classiche della zona di Todi, partendo dal grechetto. Il contesto naturale su cui sorge l'azienda è un motivo in più per una visita: troverete anche un resort con annesso ristorante e spa.

Castello di Magione è una realtà aziendale del Trasimeno di proprietà della Sagravit. I 50 ettari vitati si trovano nell'omonima denominazione e qui sono messi a dimora varietà alloctone che tradizionali. Tra questi il grechetto dà vita al Monterone 2021. Un bianco saporito e fresco con un sorso dal buon allungo dove tornano sensazioni sgrumate e minerali percepite al naso. Chiude su note ammandorlate tipiche del vitigno.

Il Colle Nobile 2021 di Tudernum è un grechetto di grande piacevolezza e pulizia. Tudernum è l'esempio di come una cooperativa possa produrre vini di pregio, grazie alle scelte lungimiranti che hanno portato a investire sulla struttura, a creare un'ottima gestione dell'organizzazione e a puntare sulla qualità. Grazie a un team di tecnici e consulenti di prim'ordine, l'azienda è diventata un punto di riferimento della zona di Todi, con una produzione in cui il grande protagonista è il grechetto; non manca però di sfoggiare rossi a base di sagrantino e sangiovese.

Lazio

Erbe di campo e frutti gialli per il La Torre a Civitella (da quest'anno questo è il nome del noto Latour); espressione delle migliori uve dei cinque vigneti di grechetto dell'azienda, è dorato ed elegante, forse un po' meno espressivo e immediato del solito, ma comunque gustoso e avvolgente. Sergio Mottura può essere considerato a tutti gli effetti il "maestro" del grechetto, vitigno autoctono dell'Alta Tuscia, coltivato tra i calanchi argillosi di Civitella d'Agliano e la valle del Tevere, che lui prima di chiunque altro ha saputo capire ed esaltare negli anni, cogliendone ogni sfumatura. Una conoscenza iniziata negli anni '60, portata avanti nel rispetto dell'agricoltura biologica e all'insegna della sostenibilità ambientale, cui si è poi affiancata anche una efficace sperimentazione su varietà internazionali.

Una base iodata accompagna il Fiorano Bianco 2021 (grechetto 50%, viognier 50%) di Tenuta di Fiorano, equilibrato nelle sue note floreali e di frutta bianca. Una tenuta nel cuore dell'Appia Antica, una storia ricca di aneddoti e un'eredità fatta di passione per la terra e per il vino. Alessandrojacopo si è infatti preso in carico le vigne dello zio, il Principe Alberico Boncompagni Ludovisi, che negli anni '40 impiantò, con grande coraggio, alle porte di Ciampino, cabernet sauvignon e merlot, malvasia di Candia e sémillon. L'improvviso espianto nel 1998 e poi la nuova vita negli anni 2000, con le stesse uve rosse e grechetto e viognier come uve bianche, per vini di grande carattere e personalità.

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