Prosecco, “la peggiore raccolta degli ultimi quarant’anni”. La vendemmia 2023 non sarà da brindisi

30 Ago 2023, 17:59 | a cura di
Il territorio protagonista del maggiore fenomeno enologico degli ultimi anni frenato da clima e mancanza di lavoratori. La soluzione? Alzare la qualità.

Il Prosecco non brinda alla vendemmia 2023. Tanti i problemi che rischiano di frenare l’espansione di quello che è il più clamoroso fenomeno enologico italiano (e forse mondiale) degli ultimi anni. Un clima pazzo e la mancanza di personale rischiano di trasformare quella appena iniziata (per le varietà precoci, per il Glera se ne riparlerà a metà settembre) nella “peggiore raccolta degli ultimi quarant’anni”, come dice Sandro Bottega, che guida l’omonima azienda di Prosecco.

La soluzione della vendemmia a mano

L’analisi di Bottega preoccupante: “Credo di poter affermare che si tratti della vendemmia più difficile che io ricordi, quindi degli ultimi 40 anni, dovuta al maltempo, alle difficoltà a trovare personale, a fattori come poco zucchero a disposizione e bassa acidità e a una limitata produzione”. Bottega non si scoraggia, gli uomini che hanno mani e piedi nella terra raramente lo fanno, e già studia le contromosse: “Cercheremo di fare del nostro meglio e speriamo che tutti facciano come noi. Una delle soluzioni è la vendemmia a mano per raccogliere il meglio della pianta, poi non si dovranno stressare ulteriormente i tralci e dovranno essere raccolti solo i grappoli migliori”.

Soluzioni in cantina

Ma il grosso del lavoro dovrà essere fatto in cantina; vale a dire la selezione delle uve e le tecniche enologiche che permettano di arrivare ai livelli qualitativi di sempre. Tra queste tecniche c’è anche “l'uso di legno per l'invecchiamento unito a lieviti capaci di dare il meglio da uve che hanno subito gli eventi e le escursioni climatiche. Infatti bisogna sempre considerare che lo scorso anno le piante sono state vittime dello stress idrico e non si sono ancora completamente riprese”.

Meno penalizzato il Prosecco Rosé

Non tutto però è nero, nell’orizzonte del Prosecco. “Le uve precoci come Pinot Nero e Chardonnay – spiega Bottega - saranno probabilmente quelle che permetteranno i risultati migliori e di questo beneficerà il Prosecco Rosé, per esempio. Per quanto riguarda il Glera i test saranno sulla longevità dei vini che intendiamo dare grazie a produzioni ridotte che permetteranno della poca produzione almeno di elevarne la qualità”.

Meno e meglio piacerà al mercato?

Ma il mercato che ha premiato negli ultimi anni il Prosecco proprio per il piacere a prezzo contenuto che garantisce, sarà pronto a premiare il meno-e-meglio? “Il mercato guarda all'Italia come l'esempio da seguire e noi dovremo essere all'altezza anche dal punto di vista dell'adeguamento della proposta che per permetterci di sopravvivere dovrà elevare l'immagine di un prodotto che ha subito forti aumenti di costo e che dovrà essere in grado di ribaltare (almeno in parte) il mercato”.

La vendemmia originaria di Bisol

Insomma l’annata 2023 potrebbe essere quella del salto di qualità obbligato. Lo pensa anche un’altra azienda storica del territorio, punto di riferimento del Valdobbiadene docg, Bisol 1542, da qualche anno entrata a far parte del portafogli dei Lunelli, quelli del Trento doc Ferrari. Come riferisce Winenews la famiglia regina delle bolle ha deciso di affrontare la sfidante annata 2023 ricorrendo alla cosiddetta “vendemmia originaria”, cercando il massimo della qualità per le etichette di Prosecco Superiore. “Non si cercherà – spiegano dall’azienda – un grado di maturazione delle uve che punti all’acidità ma si raccoglierà uva selezionata e gustativamente matura, per esprimere al meglio il corredo aromatico, territoriale e varietale della Glera, come si fa nei vini bianchi”.

La fuga della manodopera

Lavori di fino che necessitano più personale e più qualificato, proprio nel momento in cui è più difficile trovare gente disposta a lavorare nei campi. Colpa delle paghe troppo basse, al massimo 7 euro all’ora, che spingono i braccianti a scegliere altri settori, come l’edilizia o i trasporti. E delle difficoltà a orientare i flussi migratori in modo di avere una riserva di manodopera. Così nel Prosecco mancano almeno 3-4mila braccianti che diano una mano a produrre il vino italiano più di successo nel mondo.

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