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Parliamo di Mirco Gabbin, trevigiano classe 1964, un'esperienza più che decennale nel settore food & beverage (da Heineken a Danone, da Parmalat a Sangemini), dal 2009 in Settesoli dove si è occupato, con l'incarico di sales manager, di costruire la rete vendite nel canale GDO, riuscendo a portare dal 20% al 50% la quota di mercato del brand principale. Ora, Gabbin, pur mantenendo questo incarico, è stato chiamato ad occuparsi anche della riorganizzazione delle vendite sul territorio nazionale di Mandrarossa, la punta di diamante della cooperativa presieduta da Vito Varvaro.
Lo incontriamo per capire in che modo orienterà la crescita dell'azienda. Obiettivi, riflessioni e filosofia, dalla parte del mercato.
Direttore Gabbin, innanzitutto qualche numero di Mandrarossa...
Ogni anno produciamo circa 1,5 milioni di bottiglie, di queste 800mila sono vendute sul territorio nazionale, soprattutto in Sicilia, Lombardia, Lazio ed Emilia, con un prezzo medio che oscilla in enoteca tra 5 e 10 euro.
Perché le è stato affidato questo ruolo?
Questo marchio, venduto esclusivamente sul canale ho.re.ca. (alberghi, ristorazione e catering), è nato nei primi anni duemila come punto più sperimentale della Settesoli, che oggi ha ritenuto opportuno operare una profonda ristrutturazione in funzione della crescita. Sono stato scelto perché nella mia esperienza professionale ho affrontato spesso situazioni di questo tipo, in cui c'è bisogno di ricostruire e rafforzare.
Quali sono i suoi obiettivi a breve termine?
Nel giro di tre anni vogliamo aumentare i volumi e vendere in Italia almeno 1,5 milioni di bottiglie di Mandrarossa, arrivando a coprire in maniera uniforme tutto il territorio e diventare un punto di riferimento nel mercato anche in regioni tradizionalmente difficili come Triveneto e Piemonte. Per questo, sto lavorando a una mappatura degli agenti per poter ridisegnare l'intera rete al dettaglio.
Non sarà un compito facile, visto che il mercato italiano non dà ancora segni di vitalità...
Questo è vero, ma sono anche convinto che, al di là del momento generale che definirei complesso, chi fa le scelte giuste in un periodo come questo sarà premiato quando il mercato ripartirà.
A maggior ragione, ha un compito molto delicato.
Devo costruire, guidare e motivare. La mia filosofia di lavoro è basata sui concetti di motivazione e condivisione molto forti. È questo che cercherò di trasmettere, assieme ai valori del territorio. Se dovessi usare due termini direi: unità e territorio.
Il futuro di Mandrarossa?
Abbiamo diversi progetti allo studio. Uno di questi riguarda l'implementazione della gamma di prodotti. Nuovi vini, ma sempre legati alla tradizione. Magari sfruttando le possibilità offerte dalla nuova Doc Sicilia.
a cura di Gianluca Atzeni
07/02/2013