Viaggio tra i vitigni autoctoni: la petite arvine

27 Ago 2015, 10:00 | a cura di

Ha acini piccoli e di colore verde-giallognolo, ama le temperature rigide e si è adattata perfettamente alle altitudini elevate della Valle d'Aosta che regalano alla petite arvine il suo bel corredo aromatico.


Storia e territorio

La chiamano anche vite dei ghiacciai, per la sua capacità di resistere e acclimatarsi senza problemi nei climi più freddi e inospitali. È la petite arvine, vitigno a bacca bianca diffuso in Val d’Aosta e nel Vallese. E proprio queste due aree se ne contendono l’origine. Come in molti casi simili, difficile dire una parola definitiva sulla questione. Recenti ricerche accostano addirittura la petite arvine a un altro vitigno autoctono valdostano, il prié blanc. Comunque sia, è coltivata da secoli in Valle d’Aosta, dove ha trovato un terroir perfetto per esprimere al meglio le sue caratteristiche, con i vigneti che si arrampicano sui versanti delle montagne, tra i 600 e i 900 metri d’altitudine. Stiamo parlando di una viticoltura eroica, con forti pendenze, che richiedono un lavoro di grande impegno e fatica. Inoltre, la petite arvine è un vitigno piuttosto delicato, soffre i venti troppo forti, e poiché matura tardivamente, richiede le migliori esposizioni soleggiate, con suoli poveri e non troppo aridi. Il duro lavoro in vigna è però ripagato da un vino di grande eleganza e raffinatezza. L’elevata altitudine a cui sono coltivate le vigne, genera delle forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, che contribuiscono a sviluppare e rendere più intenso il profilo aromatico dell’uva. La petite arvine è un vitigno piuttosto duttile, che può dar vita a vini fermi, affinati in acciaio o in legno e a interessanti vendemmie tardive. È un bianco dal buon potenziale di invecchiamento, con interessanti evoluzioni dei profumi e degli aromi.

 

Caratteristiche

La petite arvine è un vitigno a maturazione tardiva, solitamente si vendemmia verso fine ottobre. Il vino ha un colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Il profilo olfattivo è delicato, molto elegante, con note floreali di glicine e fiori bianchi, a cui fanno seguito aromi fruttati di pompelmo, agrumi e frutto della passione. Al palato è seducente e armonioso, prevale la frutta matura, soprattutto esotica, a cui si lega una piacevole nota minerale e una bella sapidità finale. Il tutto sostenuto da una vivace acidità.

A tavola si abbina molto bene con crostacei, molluschi, coquillage e più in generale con la cucina di mare dai sapori delicati. Le versioni con affinamenti più lunghi, magari in legno, si prestano anche ad abbinamenti interessanti con carni bianche, mentre le vendemmie tardive si sposano molto bene con i formaggi erborinati e con il foie gras.

 

Produttori

Diversi gli stili con cui le principali cantine valdostane producono la loro Petite Arvine. Non resta che scegliere. Château Feuillet, prima della pressatura, procede a una macerazione sulle bucce della durata di 2 giorni per estrarre il massimo degli aromi. Les Crêtes, alla fermentazione in acciaio inox, fa seguire un affinamento di 6 mesi sur lies con batônnages continui. La cantina Frères Grosjean preferisce una fermentazione parte in acciaio (circa 80%) e in parte in legno (circa 20%), a cui segue un affinamento sur lies con batônnages. Maison Anselmet, invece, produce una versione affinata esclusivamente in barrique francesi. Imperdibile quella di Ottin.

 

 

a cura di Alessio Turazza
foto: Château Feuillet 

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