Il dopo Vinitaly si chiama Eni Station. Uscita Cangrande, trecento metri sulla destra, la stazione su viale del Lavoro si rifà il look nei giorni di fiera: al posto della benzina, fiumi di vino. Dopo la giornata più calda mai registrata al Vinitaly, abbiamo incrociato i dati di due paninari di lungo corso con quelli di Meteo3b, ci rechiamo alla stazione di servizio più chiacchierata. Rispetto agli anni passati, si respira un clima più morigerato, festoso ma insolitamente contenuto. Tantissimi ragazzi, sudati e determinati, fanno la fila per portare via magnum di Altemasi e Ferrari, sotto gli ombrelloni si consuma rigorosamente Champagne, quasi sempre Henriot.
L'altro Vinitaly dal benzinaio
"Per noi è un rito, veniamo sempre qui per alleggerire il clima serioso della fiera, è come una valvola di sfogo, va benissimo un posto così per staccare un attimo”, ci dice un ragazzo toscano che distribuisce vino. Un tempo si vendevano anche ostriche freschissime ed era tutto un po' più movimentato, parecchio”, sorride. “È il nostro primo Vinitaly, siamo venuti a trovare un amico che lavora in una cantina della Valpolicella che ci ha fatto inciuccare. Stiamo facendo un capodanno stile Nainggolann”, ci dicono quattro amici romani. Eppure, sono tutt’altro che molesti, perfino un po’ timidi quando ci introduciamo come giornalisti.
Non è più l'Eni Station di una volta
No, non c’è più nemmeno l’Eni Station di una volta. Ci sono i cori da stadio e un nutrito gruppo della security che allontana qualche sbadato che si accende una sigaretta non lontano dalla pompa di rifornimento. In un attimo potrebbe venire giù qualche padiglione della fiera, i controlli per fortuna sono severi e parecchio attenti. Un ruolo, piuttosto ingrato, svolto a dovere.
“Qua sotto un tempo si riempiva tutta la stazione di tavoli, c’era un altro tipo di offerta, i fratelli Ledri hanno dettato scuola per quasi 25 anni. Io vivo in parte di rendita, ma voglio mantenere la licenza e devo contenere questo flusso”, ci confessa Stefano, il proprietario della pompa. “Prima qui si andava avanti fino a mezzanotte, e anche oltre. Ora chiudo alle 9, ne risento a livello economico, ma le priorità sono altre”. Saltano cravatte e giacche, intravediamo un noto produttore etneo, i referenti del Vinoforum, un produttore con titoli nobiliari e qualche capo utras, un melting pot bello da vedere. Si ride, si scherza, si canta, con moderazione. Non ci sono gli eccessi, ma serve per ricordare che il vino non è solo business: è anche festa. E sano cazzeggio.