L'export? Non è un'opportunità, ma un obbligo. Intervista a Paolo De Castro

4 Dic 2015, 09:06 | a cura di

Dalla protezione dei vini identitari, all'esigenza di chiudere la partita Ttip, fino ai nuovi equilibri post attentati di Parigi. L'eurodeputato De Castro fa il punto su problemi e prospettive del made in Italy. E presenta la guida Top Italian Experience del Gambero Rosso

Se le stime di fine anno parlano di 5,5 miliardi di euro solo per il comparto vino all'estero, allora la parola chiave per l'anno che verrà non può che essere “presidiare”. Presidiare i mercati con più eventi, più guide, più promozione, più presenze, ma anche attraverso la protezione dei nostri marchi. Il messaggio suona forte e chiaro anche dalle parole di Paolo De Castro, coordinatore S&D della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo che oggi, alla Città del gusto di Roma ha incontrato il presidente del Gambero Rosso Spa, Paolo Cuccia nella conferenza di approfondimento sulle politiche europee nel comparto agricolo e agroalimentare e sulle prospettive del made in Italy, nel corso della quale è stata presentata la prima edizione della guida Top Italian Food&Beverage Experience del Gambero Rosso, 850 eccellenze del food and beverage made in Italy proiettate verso l'estero.

 

 

La guida

L'attenzione ai mercati esteri è ormai diventata una priorità per il Gambero Rosso, come dimostra il percorso ormai consolidato del World Tour, le guide Vini d'Italia già tradotte in cinese e giapponese e le Wine academy di Tokyo, Miami, Bangkok, Hong Kong, Seoul e Istanbul. A questa mappa, adesso va ad aggiungersi anche la prima edizione di Top Italian Food & Beverage Experience, una selezione in inglese di 850 eccellenze del food and beverage made in Italy presenti sui mercati esteri o pronte per l’export.

La parte del leone la fa l'esercito delle piccole e medie aziende, più di 700 sulle 850 pubblicate divise per categorie merceologiche: dall'aceto ai salumi, passando per formaggi, olio, dolci, conserve, pasta, riso, miele, cioccolato, farine, legumi e cereali, caffè, liquori, distillati ecc. A seguire, la sezione dedicata ai Grandi Marchi, quasi 150 grandi aziende storiche e conosciute a livello internazionale, che sono sinonimo di food made in Italy nel mondo. Tra le indicazioni riportate, anche il riferimento a chi fa e-commerce, altro strumento indispensabile per essere più competitivi sul mercato.

Sono particolarmente lieto del lancio di Top Italian Experience” ha detto il presidente del Gambero Rosso Paolo Cuccia “la guida che mancava. Un passaporto per l'estero che il Gambero offre agli importatori internazionali per orientarsi nelle loro scelte, facilitando i produttori di qualità e combattendo così il fenomeno dell’italian sounding. Con questa guida la nostra azienda conferma la determinazione a perseguire lo sviluppo internazionale che ha costituito uno degli elementi di massimo interesse da parte degli investitori, che sono diventati nostri azionisti nella quotazione, consapevoli delle straordinarie opportunità che la piattaforma multimediale e multicanale Gambero Rosso è in grado di offrire. Dal 2016, a seguito della grande richiesta degli eventi internazionali aumenterà a 50 tappe rispetto alle 30 del 2015”.

Questo lavoro”  ha commentato Mara Nocilla, editor della Guida“è la quintessenza dei nostri prodotti editoriali in formato export. Ci sono dentro aziende piccole e medie, con le spalle abbastanza forti per proporre i loro prodotti all'estero. Non è un catalogo, ma uno strumento che si rivolge in particolare a buyer, distributori e ristoratori per aiutarli a trovare il meglio della produzione italiana”.

 

Lotta all'italian sounding. Dossier etichettatura Ue 1 e 2.

Audizione in Commissione agricoltura del Senato, nei primi giorni di dicembre, per il Consorzio del Lambrusco. Tra le soluzione possibili per risolvere la vertenza europea che mette a rischio la stessa denominazione, vi è l'inserimento del nome “Lambrusco Emilia” nella tabella XV allegato b, in modo che venga riconosciuto il patrimonio locale di questo vino e che il suo nome non possa essere utilizzato in etichetta da altri Paesi produttori. In ogni caso, fanno sapere dal Consorzio, già senza modifiche, il Lambrusco è legato al proprio territorio nelle sue diverse declinazioni Dop e Igp: Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di S.Croce, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Reggiano Lambrusco, Colli di Scandiano e di Canossa Lambrusco, Lambrusco di Modena, Lambrusco Emilia.

Il vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e deputato Pd Massimo Fiorio ha presentato nei giorni scorsi una risoluzione al Governo contro la liberalizzazione dei vitigni nelle etichette.“L’Europa non legalizzi l’italian sounding” è il suo grido d'allarme “è necessario che il governo assuma tutte le misure necessarie per tutelare il nostro settore vitivinicolo da falsificazioni legalizzate”.

 

Paolo De Castro: l'intervista

 

Una guida come Top Italian Food&Beverage può essere considerato uno strumento efficace di promozione per il made in Italy?

Certamente è un lavoro di cui c'era bisogno, perché rappresenta un prezioso strumento di promozione delle piccole e grandi realtà agroalimentari italiane. Teniamo presente che il made in Italy all'estero piace molto, ma proprio per questo viene sempre più copiato e imitato. Un fenomeno che va ostacolato, lavorando sul piano dell'organizzazione e della promozione, e soprattutto facendo arrivare sui mercati i veri prodotti italiani, anche grazie all'ausilio di guide come questa. Oggi l'export non è un'opportunità, ma un obbligo. Una priorità ben chiara anche al Parlamento Europeo, da sempre impegnato nella definizione di politiche rivolte al consolidamento e alla crescita delle imprese agroalimentari all’estero e alla tutela dei loro prodotti.

 

Parlare di tutela oggi, significa sollevare un tema caldo, visto che all'ordine del giorno c'è la salvaguardia dei cosiddetti vini identitari sui quali, qualche settimana fa, proprio lei aveva lanciato l'allarme. Al momento, quanto è concreto il rischio di ritrovarci con uno di questi vini - Verdicchio, Lambrusco, Vermentino, solo per citarne alcuni - prodotti all'estero?

Di concreto c'è che la Commissione ci sta lavorando. Certo, oggi l’impegno preso dal commissario Hogan, dopo il nostro ultimo incontro, ha ridotto in parte il rischio, ma noi manteniamo comunque la massima allerta. Lanciare l'allarme è doveroso. Ricordo bene quando nel 2007 (De Castro ricopriva, allora, il ruolo di Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali; ndr) stilammo la lista delle denominazioni da proteggere (tabella XV allegato b, ndr). Lista che, per inciso, oggi andrebbe ampliata. Ma intanto, una deregulation dei vini identitari, significherebbe rimettere tutto in discussione.

 

Una sorta italian sounding legalizzato... Ma quali Paesi produttori sono favorevoli a questa prospettiva e quali, invece, sono a fianco dell'Italia in questa battaglia?

Nella stessa posizione italiana, c'è ad esempio la Francia che si ritroverebbe a rinunciare all'esclusività di alcuni vini-denominazioni. A spingere questa liberalizzazione ci sono, invece, Paesi come Portogallo e Spagna. Il motivo è facile da intuire: quanti introiti porterebbe ai cugini portoghesi la possibilità di produrre un Lambrusco sul loro territorio?

 

E intanto, proprio il Consorzio del Lambrusco è reduce da un'audizione in Commissione agricoltura del Senato per trovare una soluzione che dimostri il legame della denominazione al territorio...

Il mio allarme è stato proprio un modo per raccogliere le preoccupazioni dei consorzi, Lambrusco in primis, visto che da solo raggiunge un valore di 500 milioni di euro l'anno ed è tra le denominazioni italiane più esportate. Per il Lambrusco, come per le altre denominazioni, è una battaglia che va preparata.

 

Spostandoci fuori dall'Europa, le cose cambiano notevolmente, visto che non esiste, né viene riconosciuto, il sistema delle denominazioni. A che punto sono le negoziazioni sul Ttip, il Transatlantic Trade and Investment Partnership?

Siamo in una fase di stasi, soprattutto perché, rispetto a qualche mese fa, è venuto a mancare lo sprint americano. Gli Usa dopo aver siglato il Partenariato Trans-Pacifico (Tpp), sembrano avere meno interesse a concludere quest'altro negoziato con l'Europa. Ma noi dobbiamo puntare a chiuderlo entro l'estate del 2016, quando in America la tensione si sposterà totalmente sulla campagna elettorale per le presidenziali. Altrimenti il rischio è che non si vada più avanti fino al 2017. Per farlo, però, bisogna cambiare passo, essere più aggressivi.

 

Chiudere, anche a costo di rinunciare a qualcosa?

In realtà c'è poco a cui rinunciare. Diciamo che peggio di così - dal non riconoscimento delle denominazioni, ai dazi, fino all'italian sounding - non si potrebbe andare. Insomma c'è solo da migliorare. E oltre all'ambito delle denominazioni e alle barriere non tariffarie, bisogna intervenire anche in quello delle barriere tariffarie, tenendo presente che l'import di vini Usa in Ue è in gran parte esente da dazi, viceversa ci sono tasse che variano a seconda del contenuto di alcol.

 

E in questo, quanto l'accordo Tpp, raggiunto tra Usa e area Pacifica, può rappresentare un ostacolo?

In generale il Tpp rappresenta un esempio concreto della mancanza di protagonismo europeo. Usa e area Pacifica hanno raggiunto prima di noi alcuni accordi che difficilmente rientreranno nel Ttip. Ma al di là di tutto, il vero problema è restare fermi, non agire. E non agire significa subire passivamente le decisioni e gli accordi degli altri.

 

Ampliando gli orizzonti, oggi, cosa significa agire in un contesto mondiale scosso dagli attentati terroristici dello scorso 13 novembre a Parigi? Se la ristorazione, almeno nelle prime due settimane, ha subìto i primi contraccolpi dell'effetto-paura (in Italia -40% di prenotazioni nel week-end post; dati Fipe), anche il vino dovrà pagare la sua parte?

Non credo che ci saranno ripercussioni particolari per il vino, o almeno me lo auguro. L'effetto immediato è stato rinunciare a uscire e ad andare al ristorante, ma appunto credo sia un effetto legato al momento e che presto finirà. È una situazione incerta, non si sa da dove venga il pericolo, quindi privarsi delle normali abitudini sarebbe impensabile. Piuttosto potrebbero - e in parte lo stanno già facendo - cambiare gli equilibri mondiali.

 

Equilibri che rimandano anche alla voce Russia?

Esatto.Il riavvicinamento tra l'Europa e la Russia in chiave anti-terrorismo potrebbe modificare - in questo caso in positivo - la situazione per l'export di vino, considerato che la Russia è un Paese chiave per l'Italia. Personalmente non sono mai stato favorevole ai dazi e al conseguente embargo. Lo considero un atto di masochismo da parte nostra, come dimostrano i numeri.

 

Al di là del capitolo Russia, a quali altri mercati bisogna puntare sia per il comparto vino, sia per quello food?

Tra i mercati più recettivi ci sono Asia, Nord America e Sud America. In particolare, in questo momento, qualcosa si muove in Argentina dove il nuovo presidente Mauricio Macri, di origini italiane, ha detto chiaramente che guarda molto al nostro Paese. Adesso sta a noi dargli una mano, cercando di essere più aggressivi e di piangerci meno addosso. Proprio in questi giorni a Bruxelles abbiamo presentato ufficialmente il nuovo pacchetto promozione per i prodotti alimentari: 220 milioni di euro, con i bandi in uscita a partire dalla primavera 2016. Ma la vera novità è che non ci sarà più il passaggio tra impresa, Stato membro ed Europa, ma l'impresa potrà accedere direttamente ai bandi, in un rapporto diretto con l'Ue. Tutto ciò presuppone un maggiore spazio d'azione, ma anche il bisogno di una maggiore aggressività italiana, tenendo presente che il nostro Paese, con tutto il suo made in Italy, raggiunge 36 miliardi di euro di export agroalimentare, mentre la Germania che il 'made in' non lo ha, ne fattura il doppio. Ma il caso più emblematico, credo sia l'Olanda, primo esportatore di agrumi in Europa. E pensare che la sua produzione agrumicola è pari a zero!

 

Top Italian Food & Beverage Experience | Prezzo12,50 | disponibile in edicola e libreria | acquista la guida online

 

a cura di Loredana Sottile

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 3 dicembre

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