Orizzonte Fari. Il bando per trasformare i fari della Sardegna in bar e ristoranti

25 Set 2017, 15:45 | a cura di

Sarà firmato fra pochi giorni l'accordo fra la Regione Sardegna e l'Assessorato dell'Urbanistica per dare il via al bando per giovani imprenditori. Presto, ben 10 fari sparsi per l'isola potranno essere trasformati in bar, ristoranti e punti di informazione turistica di qualità ed eco-sostenibili. 


Il progetto

La Regione possiede beni di grande valore: vogliamo metterli in grado di creare reddito e occupazione”. Ha commentato così il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru il nuovo progetto Orizzonte Fari presentato lo scorso giugno 2017 in collaborazione con l'Agenzia del Demanio, che punta al recupero di 10 strutture costiere, tra fari e torri, distribuite nelle località più note dell'isola attraverso un bando rivolto a tutti i cittadini. “Siamo ben consapevoli che giocare questa partita significa dover affrontare complessità burocratiche e contenziosi, ma non si può continuare a tenerli bloccati come è stato fatto per troppo tempo, con il risultato di vederli trasformati spesso in ruderi abbandonati”. Il faro di Punta Filetto nell’isola di Santa Maria, l’ex stazione di vedetta di Marginetto nell’arcipelago di La Maddalena, l’ex faro di Capo d’Orso a Palau, l’ex stazione segnali di Capo Sperone a Sant’Antioco, l’ex stazione semaforica di Arzachena, l’ex stazione di vedetta di Capo Figari a Golfo Aranci, l’ex stazione di Punta Falcone a Santa Teresa di Gallura, l’ex stazione semaforica di Punta Scorno e il faro di Capo Comino a Siniscola: questi i luoghi di interesse coinvolti nell'iniziativa, che saranno presto trasformati in ristoranti e alberghi, ma anche bar, musei, osservatori naturalistici e punti di informazione turistica. “Con il coinvolgimento degli imprenditori privati e delle amministrazioni locali su cui questi beni ricadono”, ha sottolineato l’assessore dell’Urbanistica Cristiano Erriu, “valuteremo i progetti più ambiziosi che contribuiscano al rilancio economico e turistico dei territori, nel rispetto dell’ambiente e del paesaggio. Abbiamo voluto impostare un approccio unitario di questa materia, per costruire un circuito di fruizione dei paesaggi costieri in maniera integrata”.

 

Il bando

La firma definitiva dell'accordo fra Pagliaru e Erriu avverrà il prossimo mercoledì 27 settembre a Villa Devoto, giorno che segnerà l'inizio di un'operazione di recupero e promozione di un patrimonio costiero dal valore inestimabile. “Questa iniziativa è perfettamente in linea con le nostre politiche ambientali”, ha commentato l'assessora della Difesa dell'Ambiente Donatella Spano. E aggiunge: “Naturalmente i bandi selezioneranno progetti vincenti, cioè rispettosi di tutti i principi della sostenibilità sia nel restauro che nella fruizione delle aree”. Negli atti di concessione dovranno, infatti, essere contemplati “impatti ambientali minimizzati, compresa la gestione dei rifiuti, e dovranno essere definiti alti standard di qualità ambientale per la fruizione dei beni resi accessibili, specialmente in quelli situati nei parchi nazionali e nelle aree marine protette”. Chi si aggiudicherà la gara avrà in concessione l'edificio per un massimo di 50 anni; una volta scaduto il termine, il faro rientrerà nella disponibilità completa della Regione. Tutto all'insegna della

"sostenibilità ambientale”, pensata “per attrarre il turismo sostenibile".

 

Gli altri bandi

Ma non è la prima volta che l'Agenzia del Demanio s’impegna in progetti simili. Già nell'estate 2016, in sinergia con i ministeri di turno, aveva intrapreso con convinzione la strada della valorizzazione di un patrimonio abbandonato per lungo tempo a se stesso, chiedendo aiuto ai privati e stimolandone la voglia di fare impresa. E così, 20 “gioielli del mare” del litorale italiano erano stati affidati in concessione ancora una volta fino a un massimo di 50 anni. Solo qualche tempo prima, poi, prendeva vita la prima tranche di Valore Paese, progetto di rinascita dei fari (bandita a ottobre 2015), che aveva portato all'assegnazione di nove edifici, con incassi stimati oltre 6 milioni per gli affitti e altrettanti investiti dai privati per la riqualificazione delle strutture, molte destinate a confluire nel paniere del settore turistico-ricettivo, con evidenti risvolti occupazionali. Un sistema di recupero e tutela del patrimonio paesaggistico delle coste italiane che continua a raccogliere il favore del pubblico e che, ci auguriamo, possa prendere piede in un numero sempre maggiore di zone.

 

a cura di Michela Becchi

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