"In cucina c'è più libertà che nella musica. Disobbedire non basta". Manuel Agnelli e la chef Chiara Pavan a confronto

10 Mar 2024, 15:14 | a cura di
Agnelli, oltre che musicista e produttore, leader carismatico degli Afterhours, è un grande appassionato di cucina. Il suo intervento al congresso Identità Golose 2024 insieme alla chef del ristorante Venissa

Li hanno fatti dialogare seduti su un palco Chiara Pavan e Manuel Agnelli, anche se si erano già incontrati un paio di volte. In quelle circostanze era seduto solo lui, mentre lei era in piedi dietro al pass di Venissa, sull'isola di Marzobbo dove con Francesco Brutto sta scrivendo un nuovo concetto di cucina ambientale. Agnelli infatti, oltre che musicista e produttore, leader carismatico degli Afterhours, è un grande appassionato di cucina. Lo dice ammiccando a un bottone che non vuole saperne di stare chiuso - «Prima non sarebbe successo» - in un talk in cui si parla del rapporto tra creatività e disobbedienza. È il tema del congresso Identità Golose 2024: Non esiste innovazione senza disobbedienza: la rivoluzione oggi che vuole indagare il luogo in cui nasce il nuovo, a partire dal rapporto con le regole e la loro trasgressione. Perché se la tradizione è una innovazione ben riuscita, «L’innovazione è una disobbedienza andata a buon fine». Ma è davvero così?

La disobbedienza è necessaria alla creatività

Il punto non è se disobbedire, ma a cosa disobbedire, quali sono i vincoli da spezzare. Per Manuel Agnelli sono quelli dei numeri, avendo come obiettivo primario la fedeltà a sé stessi e alla propria vocazione: mantenere la propria identità è il gesto rivoluzionario. Con il rischio di scontentare il pubblico non compiacendolo, perché fare qualcosa per le persone non vuol dire compiacerle, aprire un dialogo sincero anche divisivo significa invece stimolare e rispettare. Per il cantante è importante conservare la propria identità anche a costo di fermarsi e non inseguire una progettualità non sentita:

«Non mi interessa più fare innovazione» dice lapidario. Anche questa è trasgressione rispetto a un obbligo scritto da qualcun altro. Disobbedire è resistere a un mercato che spinge all'omologazione, a un'industria - quella  discografica - diventata «una catena di montaggio in cui gli stessi produttori, gli stessi autori, gli stessi interpreti sfornano prodotti uno uguale all’altro» un mondo che - dice - è molto meno libero di quello della cucina.

Ma in un mondo libero si può trasgredire dandosi delle regole che circoscrivono il campo di azione, come avviene a Venissa, per esempio nella scelta delle materie prime: «Ho definito un mio alfabeto di prodotti con cui riscrivere la mia creatività - spiega Chiara Pavan – in questo la disobbedienza è una possibilità». E va oltre: si può creare qualcosa di innovativo e geniale anche all'interno delle regole, senza disobbedire.

Per quello serve talento. La disobbedienza da sola non basta, altrimenti - aggiunge il cantante - è furia incontrollata, distruzione senza elaborazione, caos. La potenza è nulla senza controllo, recitava una pubblicità di pneumatici qualche anno fa, ma – continua Agnelli - anche senza il talento che trasforma la potenza in movimento: «Non mi commuovono le idee in quanto tali, mi commuove la loro applicazione».

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